[04/01/2012] News

Prime concrete conseguenze sostenibili della crisi: le filiere corte di energia e materia

Si potrebbero chiamare "prime concrete conseguenze sostenibili" della crisi. Forzate certo, ma non solo. Stiamo parlando, fonte Sole 24 Ore, dell'aumento del 20% degli acquisti di prodotti alimentari a chilometri zero e del combinato disposto di stili di vita più attenti agli usi energetici e crescita esponenziale delle rinnovabili che hanno portato a una contrazione della domanda termoelettrica del 7,1%.

Tutto questo ha portato a un -6% di consumi di gas, complici anche temperature complessivamente più miti, con riduzioni quindi conseguente anche di emissioni pur attualmente in assenza di un dato "reale".

E' green economy? In parte. Lo è perché come abbiamo cominciato prima a intuire poi ad analizzare, la crisi porta con sé da sempre una carica di protezionismo che molto ha a che condividere con una riconversione ecologica dell'economia. Di una cosa siamo infatti certi: nella migliore delle società possibili non è più pensabile che - come accede ancora oggi - un pasto debba percorrere 2mila chilometri prima di arrivare sulle tavole, stima della Coldiretti. Tra le cose che non possono più crescere c'è infatti quell'86% di trasporti commerciali che avviene su gomma. Filiera corta, quindi, e trasporto merci su rotaia o su nave restano scelte obbligate in un'ottica di sostenibilità.

Giusta quindi la scelta ad esempio di Regioni, come la Toscana, che puntano a valorizzare la filiera locale con incentivi. Certo, in tempi di globalizzazione queste iniziative sembrano (e in parte lo sono) gocce che si perdono nel mare, ma siamo sicuri che ci sia spazio qui per una crescita consistente e un'economia duratura e di qualità. Ovviamente è un processo che bisogna saper governare evitando di far gonfiare bolle di cui non c'è alcuna necessità.

Sempre nell'ottica della filiera corta vanno guardate anche le dinamiche dell'energia e della materia. Come sostiene il Wuppertal Institute nell'ultima fatica di Wolfang Sachs e Marco Morosini "Futuro sostenibile", la strategia sostenibile da seguire è per l'energia quella "solare, decentrata e interconnessa". E' l'alternativa alla via fossile e centralistica: passaggio graduale a energie e materie prime rinnovabili; collegamento in rete di una moltitudine di sistemi di approvvigionamento su piccola scala, distribuiti attraverso città e compagne; marcata riduzione del fabbisogno di energia grazie a strategie di efficienza e di prevenzione.

E questa dinamica - siamo ai primi vagiti certo - sembra proprio materializzarsi in Italia per il gas, i cui consumi sono stati ridotti proprio dal mix elettrico nazionale che ha visto la grande crescita delle rinnovabili e dalla maggiore attenzione degli utenti domestici. Attenzione: il mercato fa da sé, infatti in quel -6% c'è anche la centrale a carbone di Torrevaldaliga a pieno regime da un anno e mezzo, ma come si vede la breccia nelle fonti fossili è stata aperta.

Sulla materia il ragionamento è quasi analogo. Non è più pensabile che si possano consumare le risorse "finite" sottoforma di commodities nelle mani della speculazione finanziaria. La parte di mondo che quelle risorse non ce le hanno devono riconvertirsi al riciclo delle stesse e l'operazione di Revet in Toscana di rimettere nel mercato i prodotti derivati dalla raccolta differenziata regionale sono il chilometro zero della materia. Su tutto è ovvio che aleggia la spada di Damocle rappresentata dal petrolio, colui che tutto può.

Picco o non picco la sua era volgerà al declino, ma ancora detta legge alla grande per la quantità di prodotti che da esso derivano. Troppo spesso ci dimentichiamo che non serve solo per far andare le macchine. Il suo costo elevato, dovuto anche in parte alla sua scarsità almeno di quello a buon mercato, fa salire tutti i prezzi e questo in tempo di crisi resta la spinta migliore a trovare vie alternative. Ai governi il compito che queste scelte siano fondate sulla sostenibilità, che come si vede è conseguenza indotta anche quando non voluta.

Quando dunque si metteranno nero su bianco le idee per "Cresci Italia" bisognerà che le forze politiche che hanno capito e condiviso (o che capiranno e condivideranno) questa analisi, si spendano in questo senso. Anche e soprattutto se l'Italia vuole avere un ruolo poi da far valere dentro quel che resta dell'Europa. Viene da pensare - troppe volte lo abbiamo fatto - che al tempo di un'altra crisi economica e petrolifera, un certo Enrico Berlinguer aveva già in testa la "finitezza" delle risorse e l'insostenibilità degli stili di vita e di consumo (allora molto meno devastanti di oggi), richiamando gli italiani e la politica a quella che chiamò, forse infelicemente, "austerità". La stessa che dopo più di 30 anni invocano tutti, ma applicata per prima alla parte sbagliata, la classe operaia, i pensionati ed i giovani che Berlinguer voleva protagonisti e governanti di quella svolta visionaria che nessuno, nemmeno la sinistra, comprese.

Come dice Martin Wolf sul Sole di oggi non basta il rigore dei conti, perché questa "uccide la ripresa". Tutti indicano il 2012 - lasciando fare i Maya - come l'anno del "gelo" per l'economia. Serve un riscaldamento globale dell'economia, che non può non essere ecologica.

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