[30/12/2011] News toscana

Piano strutturale di Livorno, un'occasione da non perdere

Il procedimento per la redazione del nuovo piano strutturale di Livorno ha preso il via.
15 soggetti sono stati selezionati per partecipare alla gara vera e propria; dovranno presentare una offerta tecnica ed economica, dare anche la tempistica, quindi l'amministrazione comunale deciderà a chi affidare il compito.

Intanto si inseguono dichiarazioni politiche. L'ultima è significativa perché dell'assessore all'urbanistica sul quotidiano La Nazione del 27 dicembre.

L'assessore risponde ad un intervento del vescovo-architetto della città e dice di concordare sul fatto che il piano se non fa la felicità delle persone può stimolare quei beni di comunicazione che fanno la felicità. Dopo di che afferma che gli obiettivi in ordine di importanza sono: contrastare l'insicurezza economica e lavorativa del 35% di giovani che non studia e non lavora, garantire l'abitazione, lotta all'abusivismo, relazioni creando luoghi dove aggregare le persone.

Ora sappiamo che le interviste spesso finiscono per riportare sunti di ragionamenti più ampi ed articolati, ma appare lecito domandarsi se si è temerari, oppure se si sta semplicemente cercando di stimolare chi sta fuori dall'amministrazione ad avanzare proposte, cioè insomma si provoca.

Non credo che si possa asserire che "l'urbanistica disegna le relazioni e dunque la felicità delle persone" perché i rapporti di forza che si condensano su di un territorio ne determinano condizioni e caratteri e questo confronto - scontro non può essere certamente ridotto al lessico di santa romana chiesa.

Insomma, forse Livorno, negli anni ottanta del secolo scorso primo porto container del mediterraneo, città industriale e secondo polo urbano della toscana, ora porto in discesa in quasi tutte le graduatorie, con un apparato industriale ampiamente dismesso e terza città delle regione, città dove si asserisce che i giovani vivono con le pensioni dei nonni, ha bisogno di un qualcosa di più.

Per esempio, di discutere da subito quali debbono essere le invarianti, i capisaldi del suo futuro in termini sociali ed economici; deve insomma scegliere se riproporre modelli di pianificazione funzionali ad esaltare la rendita (e di case se non sono state fatte tante - anzi sarebbe bene avere un chiaro report dello stato di attuazione del piano vigente paramentrando quei dati a quelli demografici - mentre sembrano mancare ancora alloggi) e di farlo senza tabù perché la difesa della tradizione, anche politica, è andata scolorando in qualcosa di impalpabile, ma sicuramente di non funzionale ad una rinascita urbana, anzi ha accellerato la formazione di gruppi di interessi contrapposti, il proliferare di comitati e dei ricorsi.

Eppure, se le affermazioni dell'assessore possono a prima vista apparire temerarie, è altrettanto vero che se coniugate ad una chiaro percorso partecipativo, aperto a tutti, non limitato alle forme oggi in voga di consultazione di campioni di cittadini, ma imperniato sui quartieri e su documenti da discutere a partire da quelli dell'analisi dello stato del territorio e dell'ambiente, della città intesa come corpo sociale ed economico, potrebbero anche essere una chiave di volta.
Non resta che aspettare augurando buon lavoro.

 

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