[28/12/2011] News

Iran: «Facile chiudere lo Stretto di Hormuz, ma non č necessario». Israele: «Le nostre armi nucleari per dissuadere l'Iran»

Le cancellerie del mondo, o meglio i Paesi occidentali e le monarchie petrolifere arabe del Golfo, sembrano molto preoccupate per le grandi manovre navali di 10 giorni, "Velayat 90", che hanno preso il via il 24 dicembre in un'area che va dal Golfo Persico sino al Golfo di Aden, stretto di Hormuz compreso, dove passa il 40% del traffico marittimo petrolifero mondiale.

Oggi l'ammiraglio Habibollah Sayyari, comandante della marina iraniana, irride a questi timori sottolineando dagli schermi della Tv di Stato che «Per l'Iran chiudere lo stretto di Hormuz è molto facile; è come bere un bicchiere d'acqua, ma per ora non è necessario. Tutti sanno quanto lo stretto sia importante e strategico ed è completamente sotto il controllo della Repubblica islamica dell'Iran. Non c'è bisogno di chiuderlo anche perché controlliamo il mare d'Oman e possiamo controllare il transito marittimo e petrolifero».

Molto rassicurante... anche perché Press Tv ha riferito che «Le Forze navali iraniane hanno testato nuove classi dei siluri di ultima generazione fabbricati nel paese nel quarto giorno delle grandi esercitazioni navali "Velayat 90" nello Stretto di Hormuz e del Mare di Oman. Nel quarto giorno della manovra ai comandanti della marina militare è stata assegnata la missione di attaccare obiettivi predeterminati e di distruggere un sottomarino nemico e abbattere un drone spia sopra il mare di Oman, utilizzando sofisticate tecniche di sorveglianza e di simulazione».

Comunque, tanto per mettere una buona parola, ieri il vice-presidente iraniano, Mohammad Reza Rahimi, ha detto all'agenzia ufficiale Irna che «L'Iran chiuderà lo stretto di Hormuz al transito petrolifero se le sue esportazioni di petrolio saranno colpite dalle sanzioni. Noi non vogliamo alcuna ostilità, ma l'Occidente persevera nei suoi intrighi. L'Iran è pronto a rispondere a non importa quale atto ostile contro di lui. Se loro colpiscono con le sanzioni le esportazioni di petrolio iraniano, non una goccia di petrolio passerà per lo streetto di Hormuz».

E, come evocato da tanto bellicoso ardore, è spuntato fuori il presidente israeliano Shimon Peres che, intervenendo all'assemblea di fine anno del personale del ministero degli esteri, ha dichiarato alla radio israeliana: «Gli articoli di martedi sugli stock segreti israeliani di armi nucleari servono da mezzo di dissuasione contro nemici quali l'Iran. L'Iran è la più grande minaccia per il mondo. L'Iran è molto pericoloso, ma non c'è bisogno di diventare isterici. Israele ha delle competenze reali o immaginarie che sono sufficienti per dissuadere, come Dimona», la centrale nucleare israeliana che nasconderebbe l'arsenale nucleare dello Stato ebraico.

Secondo molti esperti militari internazionali, Israele, che accusa Teheran di voler costruire una bomba atomica, sarebbe in possesso di 100 - 200 armi nucleari. Israele non ha mai voluto ispettori dell'International atomic energy agency a Dimona (come invece si pretende giustamente dall'Iran per i suoi impianti nucleari) e non ha mai aderito al Trattato di non proliferazione nucleare (come invece fa la Repubblica islamica).

Anche sul possesso delle armi nucleari gli israeliani sono ambigui: sono pronti a bombardare Teheran ma poi dicono che Israele non sarà né il primo né l'ultimo Paese del Medio Oriente ad introdurre armi nucleari nella regione. Forse si riferiscono ai missili nucleari Nato in Turchia ed alle voci che anche l'Arabia Saudita è pronta a dotarsi di armi nucleari e più probabilmente pensano alle navi ed ai sottomarini della flotta Usa che attraccano nei porti del Mediterraneo e del Golfo Persico.
Peres, parlando agli ambasciatori ed ai consoli israeliani all'estero ha detto che «Israele si è trovato nelle peggiori posizioni», ripercorrendo la guerra di indipendenza del 1948 contro i palestinesi e i Pesi arabi. Secondo quanto scrive il Jerusalem Post, l'ex laburista Peres «Ha contribuito a sviluppare le tecnologie nucleari israeliane, compresa quella che gli analisti nucleari hanno ha volte qualificato come "bomba sotterranea».

In effetti Peres di nucleare se ne intende: nel 1953 l'allora primo ministro israeliano David Ben Gurion lo nominò direttore generale del ministero della difesa e, nel 1956, Peres firmò un accordo con Commission française de l'énergie atomique per costruire un reattore di ricerca a Dimona, nel deserto del Negev, che poi è diventato il bunker del segretissimo nucleare israeliano.

Oggi questo ex socialista finito a fare da garante ad un governo di destra, accusa gli Ayatollah iraniani di fare esattamente quello che ha fatto lui da ministro e premier, ripercorrendo, anche con meno segretezza, le sue orme, che hanno condotto Israele dal nucleare civile a diventare una potenza atomica, che minaccia di sconvolgere il Medio Oriente ed il mondo, in nome di una sicurezza minata dalle atomiche e dalla maledizione del petrolio e dalla irrisolta questione palestinese. 

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