[28/12/2011] News

Un altro colpo alla "piattaforna di Durban": l'India rifiuta qualsiasi accordo vincolante sulle emissioni di gas serra

L'India, che alla Conferenza delle Pparti dell'Unfccc di Durban si era data un gran da fare per far saltare la possibilità di un accordo, ha confermato che rifiuterà qualsiasi accordo globale legalmente vincolante per tagliare le emissioni di gas serra, una prospettiva prevista nel documento approvato nella città sudafricana, perché questo potrebbe bloccare la crescita economica necessaria per sradicare la povertà nel grande Paese asiatico.

Il ministro dell'ambiente indiano, Jayanthi Natarajan (nella foto), è intervenuta ieri alla Camera alta del parlamento di New Delhi e, riferendosi ai risultati del summit di Durban, ha detto che «Non si tratta di firmare un accordo vincolante a questo punto del nostro sviluppo. Dobbiamo fare in modo che il nostro sviluppo non soffra. Le nostre emissioni sono destinate a crescere, dato che dobbiamo garantire il nostro sviluppo sociale ed economico e soddisfare l'imperativo dello sradicamento della povertà».

A dire il vero il tumultuoso sviluppo economico di questi ultimi anni è servito ben poco a rendere più giusta la società indiana ed a diminuire il baratro tra ricchi e poveri, anzi lo ha ampliato lasciando i poverissimi in uno stato di indigenza tale che ci sono più affamati e denutriti in India che in tutta l'Africa. Secondo la Banca Mondiale, circa 445 milioni di indiani, il 42% della popolazione di quella che ama definirsi la più grande democrazia del mondo, vivono con meno di 1,25 dollari al giorno.

Per non parlare degli ultimi fra gli ultimi, gli adivasi dei popoli tribali che, in nome del "progresso" si vedono espropriati senza nessun indennizzo delle loro terre a vantaggio delle grandi imprese agricole ed industriali indiane e delle multinazionali minerarie. Dopo il Canada quindi anche l'India esce dal percorso faticosamente segnato a Durban, che per la oprima volta doveva portare tutti i maggiori emettitori di gas serra ad assumersi le loro responsabilità nella lotta ai cambiamenti climatici.

Un accordo da approvare entro il 2015 e da attuare nel 20020, alla fine accettato di malavoglia dalla Cina in nome della prosecuzione del Protocollo di Kyoto. Ma l'atro gigante asiatico, e ormai grande emettitore di gas serra, l'India, continua a dire che non può assumere impegni vincolanti per non danneggiare la sua capacità di migliorare il livello di vita dei suoi poveri. Una decisione che rischia, a nemmeno un mese da Durban, di terremotare il fragile equilibrio trovato grazie all'Ue, al Brasile al Sudafrica ed alla Cina che ha salvato la stessa Unfccc.

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