[28/12/2011] News

Nucleare giapponese: centrali impreparate a grandi terremoti/tsunami. A Fukushima Daiichi risposte inefficaci

Il gruppo di lavoro del governo giapponese sulla catastrofe nucleare di Fukushima Daiichi ha presentato ieri un rapporto intermedio, nel quale si dice che «E' probabile che in futuro un enorme terremoto di magnitudo 9.0 possa colpire il Giappone centro-occidentale».

Il Panel governativo ha studiato la possibilità di terremoti e di successivi tsunami nella fossa di Nankai, nell'Oceano Pacifico ed il rapporto sottolinea che «Se grandi terremoti si verificassero simultaneamente lungo la fossa, la loro focus zone si estenderà per oltre 750 km. L'area totale sarebbe di circa 110.000 km2, o 1,8 volte più vasta delle precedenti previsioni».

E la magnitudo del sisma arriverebbe a 9.0, invece dell'8.7 stimato in precedenza, con un'energia 3 volte maggiore rispetto alle precedenti previsioni. Secondo il rapporto un gigantesco tsunami potrebbe originarsi dalla fossa di Nankhai. In base a questi dati, il governo centrale, le prefetture e le municipalità giapponesi dovranno rivedere le loro misura anti terremoto e tsunami.

Ma il rapporto è in realtà una vera e propria bomba innescata sotto l'industria nucleare giapponese, una specie di resa dei conti pubblica dalla quale emerge la verità, che aveva già fatto capolino a giugno in un rapporto della stessa Tokyo electric energy company (Tepco) sul terremoto/tsunami dell'11 marzo e nel quale non venivano risparmiate pesanti critiche ai gestori di Fiukushimas Daiichi, mentre lodava i "liquidatori" della centrale.

Il nuovo rapporto intermedio è molto imbarazzante perché arriva a pochi giorni dall'annuncio dell'arresto a freddo e della messa in sicurezza dei reattori di Fukushima Daiichi con il loro combustibile nucleare fuso. Infatti, uno degli argomenti centrali del nuovo documento governativo è che l'industria nucleare giapponese è gravemente impreparati agli tsunami, che non sono un fenomeno raro in un arcipelago simicamente molto attivo.

I 10 esperti nominati dal governo, guidati da Yotaro Hatamura, che insegna ingegneria all'università di Tokyo, presenteranno il rapporto finale nell'estate del 2012, ma intanto indicano due errori fondamentali che hanno provocato la tragedia nucleare: il sistema di raffreddamento di emergenza è stato attivato quando il disastro era già in corso e ci sono stati forti ritardi nella segnalazione delle quantità di radiazione che era stata rilasciata, cioè il 40% di quelle liberate a Chernobyl, il peggior disastro nucleare della storia.

Il rapporto intermedio evidenzia che la Tepco non era abbastanza preparata per affrontare incidenti gravi e che nemmeno le agenzie governative che si occupano di nucleare erano preparate sulla possibilità che uno tsunami potesse innescare una catastrofe nucleare. Quando, dopo il terremoto di magnitudo 9.0 che ha devastato il nord-est del Giappone, le onde di 15 metri dello tsunami hanno colpito la centrale, gli operatori della Tepco hanno valutato male lo stato dell'isolation condenser del reattore n. 1, che si era spento quando era saltato l'impianto elettrico della centrale.

L'isolation condenser è un dispositivo progettato per rimuovere il calore dal reattore in caso di crisi e quando si è spento «Le opportune misure correttive non sono state prese né sono state date istruzioni», dice il rapporto.

Quando gli operatori hanno cominciato a sospettare che l'isolation condenser non funzionava non lo hanno riferito agli addetti alla gestione delle emergenze, che credevano che il sistema funzionasse ancora normalmente. Una catena di errori e fraintendimenti umani che fa dire al rapporto che «I funzionari, sia sul posto che nella sede della Tokyo Electric, non comprendevano appieno il sistema di backup. Tale situazione è abbastanza inadeguata per operatori del nucleare», Il risultato è che «Un'opportunità per raffreddare prima il nucleo è stata persa».

Le esplosioni di idrogeno che hanno poi devastato gli edifici dei reattori, e che hanno dato ufficialmente il via alla crisi nucleare, sono un sintomo della fusione delle barre di combustibile, ma la Tepco non è riuscita a capire nemmeno subito che bisognava iniettare acqua per mantenere "al fresco" i reattori, il pompaggio di acqua nel reattore 3 è avvenuto solo la mattina prima della sua esplosione. Tuttavia, il rapporto è prudente: «È ancora troppo presto per giudicare se tali misure avrebbero potuto evitare le esplosioni».

La Tepco nel suo rapporto di giugno ammetteva questa sfilza di errori, ma diceva anche che il governo aveva perso tropo tempo per autorizzare lo sfogo dell'idrogeno nel reattore 1, che avrebbe potuto evitare l'esplosione. Ma anche da quel rapporto autocritico emergeva un grande caos organizzativo e addirittura la mancanza di manuali di sicurezza. Si è andati avanti a tentativi, indecisioni burocratiche, rimpalli di responsabilità fra Tepco e governo, fino a che il livello di radiazioni non è diventato così elevato che i lavoratori hanno dovuto evacuare gli impianti e le aree contigue.

Nella centrale danneggiata non c'era nemmeno il materiale fondamentale per raffreddare i reattori, che è stati fornito da un imprenditore privato e che è arrivato con molto ritardo a causa dei danni provocati dal terremoto. Quando alla fine è diventato evidente che bisognava fare un ultimo disperato tentativo per raffreddare i reattori con l'acqua, i camion dei pompieri non potevano accedere al sito perché la strada era bloccata da serbatoio enorme abbattuto dallo tsunami, quindi si è dovuta abbattere la recinzione.

Ma i camion dei pompieri hanno presto finito l'acqua ed allora è stata presa la decisione disperata di scaricare acqua di mare con gli elicotteri e con cannoni ad acqua. Alla fine i reattori 1, 2 e 3 hanno subito il meltdown e il reattore 4 ha avuto ingenti danni alle barre di combustibile usato, ma ancora altamente radioattive, stoccate in una piscina di raffreddamento.

Le 500 pagine del rapporto criticano anche il governo «Per non aver seguito i suoi manuali per la gestione di un incidente nucleare e per non essere in grado di prendere decisioni che riguardano la sicurezza delle persone a seguito di un incidente nucleare». Sotto accusa anche la lentezza di risposta del governo e le dichiarazioni vaghe fatte dalla Tepco e dal governo per spiegare il disastro: «Le trasmissione e la comunicazione al pubblico delle informazioni su questioni urgenti è stata ritardata, i comunicati stampa sono state trattenuti e le spiegazioni sono rimaste ambigue. Qualunque sia la ragione, non era certo il caso di tenere un tale atteggiamento, riguardo alla comunicazione in caso di emergenza».

Inoltre, l'impianto di emergenza del comando centrale, a 5 km da Fukuashima Daiichi, «Non è stato progettato per resistere a livelli elevati di radiazione, anche se era destinato ad essere utilizzato in caso di emergenza nucleare». E pensare che un rapporto governativo del 2009 raccomandava miglioramenti al centro di comando, «Ma non sono stati fatti».

Il rapporto conclude che «I piani per la gestione di incidenti nucleari non devono essere solo su base volontaria, hanno ignorato la possibilità di un terremoto o di uno tsunami. In futuro, le misure contro gli incidenti gravi non dovrebbero essere lasciate ad un'attività volontaria dell'operatore».

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