[22/12/2011] News

Continua la strage di oppositori in Siria. Assad non cede alle sanzioni

L'invasione dell'Iraq avrebbe dovuto, nelle intenzioni di George W. Bush, riscrivere l'equilibri politico e petrolifero mediorientale e portare la democrazia, un lavoro che stanno facendo invece, pagandolo caramente sulla loro pelle e pur con mille contraddizioni,  i popoli arabi che quella guerra voleva lasciare in una posizione di minorità, sotto la sferza di false democrazie o di dittature intoccabili. Mentre in Iraq la partenza degli americani ha portato subito alla recrudescenza degli scontri tra sciiti e sunniti, con nuovi sanguinosi attentati e il mandato d'arresto per terrorismo del vicepresidente, il sunnita Tariq al-Hashimi,  e la probabile fine della fragile coalizione di governo, nella confinante Siria continua il massacro degli oppositori.

I rappresentanti del Consiglio nazionale siriano (Cns), la principale coalizione dell'opposizione al regime di Bashir al Assad, ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell'Onu di proteggere la popolazione siriana dal genocidio. «Il regime utilizza I bambini come scudi umani per permettere ai suoi carri armati e blindati di prendere d'assalto dei quartieri residenziali - dice il Cns - Sono stati registrati casi di morti atroci. Mercoledì sono stati assassinati 250 civili dalle forze dell'ordine».

Fonti occidentali e dell'opposizione siriana parlano di cifre che vanno da 56 a 121 vittime negli scontri fra manifestanti e le forze di Assad solo a Kafroueid, nel nord-ovest della Siria e di almeno 5.000 morti da quando, a marzo, è cominciata la rivolta dei siriani contro la dittatura familiare degli Assad e del partito nazional-socialista del Baath. Il regime, trincerato nelle sue caserme, smentisce queste cifre e accusa dei disordini bande armate finanziate dall'estero.

Oggi a Damasco, proprio mentre giungono le notizia di una nuova strage nella quale sarebbero stati uccisi almeno 10 manifestanti, arriva l'avanguardia della missione degli osservatori della Lega Araba, per assicurarsi che il governo siriano mantenga la promessa di una soluzione pacifica della rivolta e che finisca lo spargimento di sangue. Il gruppo dovrebbe preparare il terreno per la missione vera e propria della Lega Araba che dovrebbe arrivare in Siria entro la fine dell'anno. I rapporti dei Paesi arabi con la Siria sono molto tesi: la Lega Araba ha sospeso la Siria (esattamente come fece con la Libia di Gheddafi) e in più ha imposto sanzioni economiche contro Damasco.

Il regime di Assad, sostenuto dagli iraniani che esaltano le rivoluzioni arabe negli altri Paesi, spera nell'aiuto degli amici russi che il 15 dicembre hanno presentato al Consiglio di sicurezza dell'Onu un progetto di risoluzione per mettere fine alle violenze lasciando in sella Assad ed il suo regime militare, un testo che non prevedeva sanzioni.

Sanzioni che invece sono arrivate dagli occidentali e che oggi la Casa Bianca minaccia di incrementare se Assad non accetterà le richieste della Lega Araba.

Il portavoce della casa Bianca, Jay Carney, ha dichiarato che «Gli Stati Uniti pensano che le dimissioni di Bashir el Assad  costituiscano l'unico modo per ottenere i cambiamenti che si merita il popolo siriano. Le parole di el Assad non meritano alcuna fiducia, dato che sono accompagnate da azioni ignobili e degne di rifiuto». Secondo Carney, «La Siria deve rispettare tutte le esigenze della Lega che prevedono la fine della repressione, la liberazione di tutte le persone imprigionate in occasione delle manifestazioni, il ritorno dell'esercito nelle caserme e l'accesso al territorio siriano dei media internazionali».

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