[22/12/2011] News

I Re Magi tra 50 anni non porteranno pił incenso?

Il Journal of Applied Ecology pubblica la ricerca "Limitations to sustainable frankincense production: blocked regeneration, high adult mortality and declining populations" che si occupa di un prodotto che ha molto a che fare con i riti del Natale e con I'Epifania: l'incenso che si narra fu portato da uno dei te Re Magi in dono a Gesù Bambino. L'incenso è una gommoresina oleosa che si estrae da 16 diverse specie di alberi del genere Boswellia  che arrivano al massimo ad un altezza di 5 metri, una sostanza che non viene solo utilizzata nei riti religiosi ebraici, cristiani e musulmani, ma è conosciuta anche per le sue proprietà di anti-infiammatorio. Da un singolo albero possono essere estratti ogni anno 3 kg di resina, ma dopo 5 anni di prelievo l'albero dovrebbe stare a riposo per un periodo altrettanto lungo.  Le Boswellia sono considerate vulnerabili dalla Lista Rossa Iucn, a causa della frammentazione del loro habitat.  

I ricercatori olandesi del Forest ecology and forest management group del Centre for Ecosystem Studies dell'università di Wageningen e dell'Ecology and biodiversity group dell'Institute for environmental biology di Utrecht , insieme al Forestry Research Center dell'Ethiopian institute of agricultural research di Addis Abeba, partono dalla ricerca svolta nei distretti settentrionali etiopi di Metema e Kuara sull'attuale situazione della Boswellia papyrifera, una delle diverse specie di alberi di Burseraceae, che cresce nelle zone aride dell'Africa e che sembra molto sensibile ai cambiamenti ambientali e climatici, e sottolineano che «Le resine sono prodotti forestali non legnosi (non-timber forest products .Ntfp) molto apprezzati. Una delle resine più scambiate è l'incenso, estratto da diverse specie arboree di  Boswellia  (Burseraceae). Le popolazioni di  Boswellia sfruttate  mostrano spesso una  rigenerazione povera, ma le conseguenze demografiche di questi "colli di bottiglia" sono sconosciute».

Quello presentato dai ricercatori olandesi ed etiopi è il primo studio su larga scala sulla riproduzione degli alberi che producono incenso: «Abbiamo studiato 12 popolazioni di Boswellia papyrifera nel nord dell'Etiopia, di varia altezza e produttività. Sei di queste popolazioni era stato sfruttato già prima e anche durante lo studio. La sopravvivenza, la crescita e la fecondità sono state determinati per 4.370 alberi e 2.228 piantine, in 22,8 ettari per un periodo di 2 anni. Abbiamo anche studiato una popolazione remota nella quale  non ci sono stati pascolo e sfruttamento». Per fare proiezioni della crescita della popolazione degli alberi e della produzione di incenso sono stati utilizzati "matrix models" che hanno prodotto quattro scenari di ripristino.

Secondo lo studio «Le strutture delle popolazioni, sia quelle sfruttate che non sfruttate, hanno mostrato evidenti disparità. Piccole plantule erano abbondanti in tutte le popolazioni, ma nessuna si è sviluppata in alberelli persistenti. Gli alberelli erano presenti solo nella popolazione remota. Incendi e  pascolo sono le probabili cause di questo "collo di bottiglia" della  rigenerazione. La mortalità degli adulti è elevata (6-7% all'anno) sia nelle popolazioni sfruttate che non sfruttate, probabilmente a causa degli attacchi degli insetti e del fuoco. Inaspettatamente, le popolazioni sfruttate  presentato un diametro e tassi di crescita e di fecondità maggiori  rispetto alle popolazioni non ancora sfruttate. Queste differenze sono probabilmente causate da una selezione "non-random" delle popolazioni sfruttate».

Uno degli autori dello studio, Frans Bongers, un ecologo dell'Università di Wageningen, ha spiegato a Bbc News che «Le foreste che rimangono sono in declino perché gli individui vecchi muoiono continuamente e non c'è nessun nuovo individuo che entra nel sistema. Questo significa che le foreste sono a corto di alberi. In posti come l'Oman e lo Yemen, si è tagliato in modo sistematico. Ora,  anche in Etiopia si abbattono, dato che la terra viene destinata al'agricoltura. Se  l'albero germoglia, poi c'è una piccola pianta che esce dal terreno, ma nella successiva stagione secca appassisce, perché è troppo secco. Poi, riviene su nella stagione delle piogge, però appassisce ancora una volta nella successiva stagione secca e questo accade da un certo numero di anni, e non sappiamo da quanti anni questo accade.. Sappiamo che si tratta di almeno 6 anni. Ma potrebbe essere da più di 10 anni e non sappiamo che cosa inneschi questa esigenza di emergere sempre dalla terra, forse è una sorta di riserva. Stiamo misurandolo ma non abbiamo dati reali, per cui è complicato gestire le piantine».

L'incenso se la deve vedere anche con la propagazione di specie arboree più opportunistiche che mettono a rischio la sopravvivenza a lungo termine delle foreste di Boswellia  «Sul territorio, questo albero è stato la specie dominante. Questo è il motivo perché possiamo chiamare una foresta di incenso, così come possiamo riferirci a boschi di faggio nel Regno Unito. In questi boschi, l'80% degli individui sono gli alberi d'incenso. Eppure alcuni settori dell'areale di distribuzione della specie, sono arrivate altre specie. Quello che stiamo vedendo negli areali delle popolazioni che stiamo seguendo è che gli alberi di incenso sono sostituite da altre specie. Tutti gli individui giovani nelle foreste provengono da altre specie, come l'acacia. Vediamo solo calare le foreste a corto di incenso. altre specie le stanno occupando».

I ricercatori avvertono che se si continua con l'attuale scenario "business as usual"  entro 50 anni si avrà un calo del 90% nelle dimensioni delle popolazioni sfruttate e non sfruttate ed un calo del 50% rendimento degli alberi di incenso entro 15 anni. Gli scenari di recupero e ripristino evidenziano che le popolazioni di piante potrebbero sopravvivere solo con una gestione sostenibile ma intensa che porti alla produzione di piantine e ad una riduzione della mortalità degli alberi adulti tra il 50 ed il 75%.

Insomma, secondo i ricercatori etiopi ed olandesi «I colli di bottiglia della rigenerazione e l'alta mortalità degli adulti stanno causando un rapido declino della produzione delle popolazioni di alberi di incenso  in Etiopia. Questo declino è improbabile che sia una conseguenza della raccolta ed è probabilmente causato dagli attacchi del  fuoco, del pascolo e degli  insetti. Sono necessarie la prevenzione degli incendi e la creazione di are vietate al pascolo. I nostri risultati mostrano che fattori diversi dallo sfruttamento possono seriamente minacciare le popolazioni che producono Ntfp».

Il recupero di un buono stato di salute delle Boswellia  etiopi è però complicato dal fatto che diversi gruppi di persone sfruttano i boschi di incenso per diverse attività e risorse. Nell'area di studio sono presenti sia pastori che raccoglitori di incenso che rappresentano un a buona parte del reddito locale, ma i boschi vengono sfruttati dalla popolazione anche per raccogliere il legname. «In definitiva, la responsabilità della gestione delle foreste in queste zone spetta allo Stato in quanto detiene la giurisdizione sulle risorse forestali  - concludono i ricercatori - Noi crediamo che siano necessari incentivi per una gestione diffusa e forte, per sostenere e ripristinare le popolazioni di  Boswellia  e salvaguardare il futuro della produzione incenso».

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