[20/12/2011] News toscana

Parchi: chi se ne cura e come?

In una intervista di pochi giorni fa il presidente del parco nazionale dell'Arcipelago Tozzi (Nella foto) in scadenza ha detto che se ne andrà in ogni caso perché da un anno neppure riscuote. Insomma in Italia ci sono 23 parchi nazionali con presidenti a gratis.

Che sia questa la famigerata casta? Sembrerebbe di sì visto che anche nei parchi regionali sta avanzando questa brillantissima idea di non dare alcuna ricompensa ai presidenti.  Si pagano però i commissari. Ci sarebbe da ridere considerate le cifre in questione ma non fa assolutamente ridere che un soggetto istituzionale come il parco con i tempi che corrono sotto il profilo ambientale siano mortificati in questo modo. Ho fatto per diversi anni il vicepresidente del parco di San Rossore e so cosa significa amministrare un parco e che  impegno richieda.

Qualcuno a Roma e nelle regioni  si chiesto se cose del genere sono possibili in altri paesi anche a noi vicini?

L'occasione del ventennale della legge quadro riguardava perciò innanzitutto l'urgenza -tanto più dopo il cambio del ministro- di mettere fine a questa situazione scandalosa e rimettere i parchi -e non solo quelli nazionali ed in particolare le aree protette marine- nelle condizioni di poter fare dignitosamente quel che gli compete.

Sulla stampa ma soprattutto da parte delle maggiori associazioni ambientaliste  Legambiente, WWF, LIPU e altre,abbiamo registrato importanti prese di posizione, proposte e denunce che hanno contribuito a far uscire dalla clandestinità una realtà che da più parti si era fatto di tutto per  addebitarla unicamente oltre che alle ristrettezze di bilancio ad una legge ormai invecchiata.  L'operazione però e per fortuna non è andata a buon fine perché il tarlo sta nella politica e non nelle norme come ormai sta emergendo sempre più chiaramente. Ma sono proprio le proposte politiche che ancora stentano a prendere concretezza specialmente sul fronte istituzionale e non ci riferiamo soltanto allo stato, parlamento e governo.

Ma ancora più sconcertante è il silenzio degli stessi parchi e delle loro rappresentanze nazionali e regionali. Che vi sia disagio e persino imbarazzo è palpabile. Dallo Stelvio all'Abruzzo, dalle 5 Terre alla Sardegna al Lazio, dalla Lombardia all'Emilia  si sono accumulati problemi anche gravissimi che non possono certo essere elusi o rimandati. Che non sia facile è fuori discussione e immagino che anche Federparchi e i coordinamenti regionali lo avvertano. Quel che resta per molti versi inspiegabile e sicuramente non positivo è che non ne scaturiscano però proposte, documenti sulla base dei quali e pubblicamente si chieda conto al ministero, alle regioni e agli enti locali. Cosa impedisce ai parchi di fare quello che stanno facendo molto responsabilmente e bene le associazioni ambientaliste e altri gruppi impegnati su questi temi?

So che è stato pubblicato per il ventennale della legge quadro uno speciale di Parchi la rivista di Federparchi in cui sono ripercorse le vicende più varie ed anche scabrose del ventennio e credo che non sarà difficile cogliere come la rappresentanza dei parchi si sia sempre fatta valere con senso di responsabilità e capacità di critica certo ma anche e non di meno di proposta. Ecco, oggi urge che Federparchi ritrovi questa capacità di uscire dalle proprie stanze per dire cosa vogliono e presto i nostri parchi.

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