[13/12/2011] News

Crisi, Olli Rehn avvisa la City: ĞAbbiamo imparato la lezione: alla finanza servono regoleğ

«Se la mossa della Gran Bretagna voleva evitare che la City e i suoi servizi finanziari non venissero regolati, questo non succederà, perché abbiamo imparato la lezione dalla crisi e la applicheremo anche al settore finanziario».

A dirlo è stato oggi il commissario agli affari economici Olli Rehn, aggiungendo che la Gran Bretagna con il suo 'no' non è riuscita nemmeno ad evitare la maggiore sorveglianza sui bilanci, perché Londra è già dentro il six pack, ovvero quella serie di regole che entra in vigore da domani e che rafforzerà la sorveglianza sui conti con sanzioni automatiche per chi sfora i vincoli.

Siamo sempre alle chiacchiere, è bene dirlo, e dopo tre anni la rabbia monta giorno dopo giorno, ma è quantomeno importante che almeno qualcuno nell'Ue tenga ferma la barra su uno (non l'unico) dei veri freni alla ripresa economica quale che si voglia. Ritorno al passato (chimera) o ritorno al futuro, non se ne esce senza un nuovo modello di sviluppo che imponga regole certe alla finanza.

Regole che riducano fortemente la speculazione (eliminarla sarebbe contraria agli stessi principi dell'economia finanziaria) sulle commodity; che ridistribuiscano la ricchezza; che permettano ai governi di controllare davvero che le stesse regole siano rispettate; che siano a servizio dei governi e che non ne determino le sorti; che ristabiliscano i tempi a favore delle capacità elaborative delle democrazie oggi surclassate dalle macchine.

Regole alla finanza, come detto, poi però serve altro. Come ha ricordato oggi pure il presidente della Commissione Ue Jose' Barroso alla plenaria di Strasburgo spiegando che l'accordo del summit dello scorso fine settimana «non è abbastanza», perché il problema della zona Euro «non è solo di conti pubblici ma anche finanziario, quindi serve rilanciare crescita e occupazione».

E qui si apre l'altra grande pagina su cui greenreport si spende da tempo: se non si specifica quale crescita e quale occupazione, questi propositi non servono a niente. La Commissione Ue ha proposto una roadmap per un'economia ecologica all'interno del programma Europa 2020: se è quello l'orizzonte bisogna che ogni volta lo si ribadisca.

Cosa vogliamo che cresca e quale tipo di occupazione - in Euopa e anche in Italia ovviamente e su questo pure Monti al lomento latita - non sono manie degli ambientalisti, sono anche i pilastri del nuovo modello economico che semplicemente dicendo che quello precedente ha fallito, bene o male, tutti invocano e qualcuno cerca.

La crisi, lo ribadiamo, è sistemica, quindi indietro non si torna. Se si pensa ad esempio che la crescita possa essere quella della vendita delle auto, siamo fuori strada. La stragrande maggioranza degli europei dalla crisi ne uscirà più povera. Di conseguenza il settore non vedrà mai più i numeri sul piano occupazionale del passato. Serve anche qui una riconversione. La manifattura tutta dovrà cambiare regime se non vorrà soccombere sotto i colpi delle economie emergenti.

La riconversione ecologica può essere (per noi è) la strada pure per quelli che neppure ci credono. Anche perché davvero e oltretutto non se ne vedono altre.

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