[07/12/2011] News toscana

La legge finanziaria regionale e la difesa del territorio dal rischio idraulico: riflessioni e osservazioni

Dopo i recenti eventi alluvionali, il presidente Rossi (Nella foto) ha chiesto di introdurre norme più severe per evitare che si vadano ad interessare aree ove il rischio di esondazione è concreto.

Premesso che molto va fatto nel settore della manutenzione e pulizia dei corsi d'acqua, altrettanto deve essere rafforzato in termini di legittimità il contributo per il rischio idraulico  perché quel contributo è una assicurazione, magari minima, per tutti, non una  "tassa odiosa", ma uno strumento da implementare per consentire anche una attività a tappeto di ripristino di legalità lungo i corsi d'acqua , è indubbio che vadano assolutamente e senza cedimento tutelate le fasce di territorio ricomprese nella distanza di almeno 10 metri dai corsi d'acqua.

Qualche perplessità invece desta l'articolo 138 della proposta di legge che sembra mostrare  qualche contraddizione in se.

Si dice che nella aree a pericolosità idraulica molto elevata è consentita solo la realizzazione di infrastrutture di tipo lineare non diversamente localizzabili a condizione che sia garantita la preventiva o contestuale realizzazione di messa in sicurezza per tempo di ritorno duecentennale;  che sono ammessi interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione, restauro e risanamento conservativo,  addizioni volumetriche, ristrutturazioni edilizie ma questi due ultimi interventi a condizione di un asseveramento di assenza o eliminazione di pericolo con sistemi di autosicurezza che non creino incremento del rischio a monte o a valle.

Orbene a prima vista:

Forse abbiamo letto o compreso male le norme fino ad oggi note, ma credo che una riflessione possa essere utile e che il Consiglio Regionale dovrebbe farsene carico. Sia ben chiaro, non si sostiene che si debba continuare a cementificare, si sostiene che c'è buona urbanistica e cattiva urbanistica. Quest'ultima anche avvallata da silenzi o omissioni almeno nel passato, ma non poche volte figlia di conoscenze o immaturità culturale, scientifica e politica.

Cioè, va bene introdurre norme restrittive, si può anche pensare che si debbano tutelare non già fasce di 10 metri ma di 25, o 30, o anche più, rispetto ai corsi d'acqua, per sicurezza idraulica e per creare corridoi ecologici destinati al ciclo naturale o alla sola agricoltura; ma oltre si regge solo facendo buona urbanistica, cioè buona politica; favorendo il recupero e la riqualificazione dell'esistente in modo strutturale e non a tempo come con gli articoli 74 bis e seguenti della legge 1/2005; bloccando l'espansione urbana, ovvero ammettendola solo per progetti di pubblica utilità ed interesse, cioè per opere pubbliche, infrastrutture ed attività produttive,  non per creare generiche aree per insediamenti produttive, ma per insediare attività in funzione di piani e programmi di investimento e sviluppo economico ed occupazionale.

Si può anche essere più restrittivi ovviamente, ma non vorremmo che una giusta posizione di rigore politico si risolva poi, nel tempo, nella prassi di deroghe o ripensamenti, di diverse soluzioni caso per caso.

Torna all'archivio