[06/12/2011] News

Il flop di Climategate 2

È stato già battezzato Climategate 2. È il nuovo attacco che un gruppo di hacker russi muova a Phil Jones, climatologo inglese della University of East Anglia, dopo quello famoso del 2009. Lo scorso 22 novembre sono state "postate" su un server russo - il medesimo di due anni fa - 5.000 nuove e-mail rubate dagli archivi elettronici dell'università inglese.

Molti passaggi delle nuove e-mail sono sottolineati, nel tentativo di dimostrare che Jones, nell'elaborare i suoi rapporti sul clima per conto dell'Ipcc e pubblicati nel 2007, abbia volutamente esagerato e forse inventato alcuni dati scientifici per corroborare la tesi dei cambiamenti climatici.
Diciamo subito che il nuovo set di e-mail non aggiunge nulla di rilevante a quelle del 2009. E che numerose indagini indipendenti tra loro - da parte dell'Ipcc, della University of East Anglia, di un paio di università americane, dell'Agenzia ambientale (Epa) e della National Science Foundation degli Stati Uniti - hanno dimostrato che lo scambio di lettere di Phil Jones e dei suoi colleghi sarà stato anche superficiale, ma che nessun dato è stato alterato e, soprattutto, che in alcun modo la questione può mettere in discussione la realtà dei cambiamenti climatici accelerati dall'uomo.

Il nuovo attacco a Phil Jones si è svolto con le medesime modalità di due anni fa. A opera, presumibilmente, degli stessi hacker. Che hanno pubblicato le e-mail rubate sul medesimo sito in Russia. E che il sito è stato immediatamente linkato da quello degli "scettici del clima" in occidente. 

Anche la tempistica è analoga. Nel 2009 lo scandalo fu sollevato (ma occorrerebbe ormai dire montato) alla vigilia di COP 15 a Copenaghen. Ora è stato sollevato (o montato che dir si voglia) alla vigilia di COP 17 a Durban. Lo scopo appare evidente: screditare la tesi dei cambiamenti climatici appena prima della riunione delle Nazioni Unite che deve assumere decisioni importanti in tema di mitigation and adaptation (prevenzione e adattamento).

Tuttavia le analogia tra l'attacco di due anni fa a Phil Jones e quello attuale cessano qui. Perché gli effetti sono stati, a tutt'oggi, affatto diversi. Se nel 2009, infatti, tutti i media del mondo ne parlarono - e alcuni ne parlarono come esempio di "scienza malata" -, oggi la notizia è passata quasi del tutto inosservata. In pratica è stata ripresa solo in Gran Bretagna e solo in pochi articoli su The Guardian e su Nature.

Climategate 2 insomma si sta rivelando un flop.

I motivi del diverso impatto sono diversi. Primo: la mancanza di una reale novità: le accuse sono le stesse di allora. Secondo: la consapevolezza, da parte dei media, che si tratta di accuse nella sostanza infondate e comunque prive di rilevanza scientifica. Terzo: la reazione dello stesso Phil Jones, reticente fino all'autolesionismo nel 2009, pronto a rispondere alle domande dei giornalisti questa volta.

Ma c'è anche un quarto motivo. E questo non può essere salutato in alcun modo come esempio di maturità e consapevolezza. Nel 2009 le attese intorno a COP 15 e alla riunione di Copenaghen erano fortissime. Gli occhi dei media erano tutti aperti. Ci si aspettava uno scatto nella lotta ai cambiamenti climatici.

Oggi, le attese introno a COP 17 e alla riunione di Durban sono minime. Non ci si aspetta grandi novità nella lotta, piuttosto fiacca, ai cambiamenti climatici. E gli occhi dei media, purtroppo, sono chiusi.

E se gli occhi dei media non sono aperti, commenta Nature con un filo di amarezza, non possono vedere neanche Climategate 2 e gli scandali che, in maniera più o meno fondata, vengono sollevati.

 

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