[05/12/2011] News

Manovra Monti: ma la politica industriale?

Neanche il governo Monti ha, almeno per ora, una politica industriale. È questa la riflessione che provocano le notizie sulla manovra annunciata domenica sera. La parte dedicata allo "sviluppo" contiene infatti provvedimenti sicuramente utili, ma che rispondono (l'ironia è sin troppo facile...) ad una logica "bancaria" più che industriale. Si cerca di mettere benzina nel serbatoio, di sbloccare i freni, ma per andare dove? E guidati da chi?

La vera partita della politica industriale del Paese, che forse non farà parte delle emergenze, ma certo delle urgenze, si gioca intanto altrove. Innanzi tutto, nel difficile dialogo con Fiat, non solo per l'importanza dell'azienda, ma anche per gli effetti imitativi che l'impresa torinese ha sempre esercitato su vaste fasce dell'imprenditoria italiana.

E poi vi è la delicatissima questione della Finmeccanica post-Guarguaglini. Questa vicenda ha giustamente sollevato lo sdegno di molti, facendo capire come gli intrecci tra politica e affari abbiano una tendenza inesorabile a deteriorarsi in corruttela (e su questo farebbero bene a riflettere anche coloro che - in Toscana - con grande disinvoltura stanno provando a costruire un sistema di partecipazioni regionali, assumendo forse che sarebbe virtuoso solo perché "di sinistra").

Attenzione però a non buttare via con l'acqua sporca anche il ruolo che Finmeccanica ha svolto in questi anni nel presidiare aree produttive ad alta tecnologia, che altrimenti sarebbero andate perse a favore di multinazionali straniere. Di qui l'esigenza di ricostruire rapidamente regole di comportamento, ma anche di confermare strategie la cui importanza eccede di molto l'ambito aziendale. Illusorio sarebbe altrimenti attendersi lo "sviluppo" e la "crescita" dall'esercito frammentato delle piccole e medie imprese, governato dalla poco credibile regia del nostro sistema bancario.

Un ultimo pensiero di bentornato all'Istituto per il commercio estero, che, come previsto, risorge dalle proprie ceneri, un po' araba fenice (la quale, come dice il poeta, "dove sia nessun lo sa") e un po' zombi, se si ricorda lo stato non esaltante in cui si trovava al momento della sua abolizione. L'augurio è che la ricostituzione sia l'occasione per disegnare un'organizzazione non solo più leggera, ma anche radicalmente nuova, senza  riproporre vecchie e inadeguate logiche di promozione commerciale.

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