[29/11/2011] News

L'esercito americano chiede aiuto per gli... "esplosivi ecologici"

L'esercito degli Stati Uniti chiede aiuto alla giovane comunità scientifica della «biologia sintetica»: aiutateci ad adattare sistemi biologici per produrre esplosivi senza dover far ricorso ai composti chimici tossici e ai metalli pesanti che siamo obbligati ad usare adesso. Insomma, aiutateci a mettere a punto una filiera di «esplosivi verdi».

La richiesta - anzi, un vero e proprio "statement of need", una dichiarazione di necessità - è stata avanzata nelle scorse settimane dallo "Strategic Environmental Research and Develop­ment Program", il programma strategico di ricerca ambientale e sviluppo, varato in partnership dal Dipartimento della Difesa (DOD), dal Dipartimento dell'Energia - due tra i più importanti ministeri dell'Amministrazione federale americana - e dall'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente (EPA).

Destinatario della "call", dotata di un buon budget,  è la comunità scientifica che si occupa di "biologia sintetica" (detta anche «biologia di sintesi»), ovvero di quel settore relativamente nuovo della biologia che cerca sia di riprodurre in laboratorio e, magari modificare, molecole e, al limite, organismi biologici già esistenti in natura, sia di produrre molecole e, al limite, organismi che non esistono in natura che "funzionino".

La richiesta da parte delle Forze Armate di trovare il modo di produrre in maniera più pulita degli esplosivi può essere letta in due maniere. Da un lato come un successo della "cultura ecologica", che percola ormai in ogni settore della vita sociale, anche quelli in apparenza più lontani. Ma, d'altro canto, può essere letta anche come l'ennesimo esempio di una strumentalizzazione della "cultura ecologica", utilizzata per motivi d'immagine anche nei settori che ne sono più distanti. Le due interpretazioni non sono alternative e non si elidono a vicenda.

Ma come è stata accolta la richiesta della U.S. Army di produrre "esplosivi verdi" (o meglio, di mettere a punto "processi verdi" per la produzione di esplosivi)? Secondo la rivista scientifica inglese Nature, che ne dà conto nel suo ultimo numero, molti "biologi sintetici" si rifiuteranno di sottoporre per un grant. «Non potrei guardare negli occhi i miei figli e dire loro che le mie idee sono state affidate ai generali», sostiene per esempio Eric Klavins, della University of Washington di Seattle.

Al contrario altri diranno sì. «Non possiamo avere una visione paranoide del militare, stile anni ‘60», sostiene per esempio Andrew Ellington, della University of Texas di Austin, che lavora da sempre in collaborazione con la Defense Intelligence Agency e con l'Office for Naval Research: l'industria militare produce esplosivi e tanto vale farli nella maniera più pulita possibile.

Queste divergenti prese di posizioni non costituiscono una novità. Fin dall'epoca della bomba atomica la comunità scientifica americana si è pubblicamente divisa tra coloro che rifiutano ogni rapporto col militare e chi, invece, lo accetta tranquillamente. E ancor prima lo hanno fatti gli scienziati della vecchia Europa.

La richiesta ha almeno tre novità rilevanti: primo, oggi la domanda d'aiuto da parte dei militari si rivolge anche alla giovane "biologia sintetica"; secondo, la richiesta dei militari ha, forse per la prima volta, principalmente un carattere "ambientale"; terzo, la risposta che daranno i singoli ricercatori avrà componenti sia di etica scientifica sia di etica ecologica.

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