[25/11/2011] News

Silvestrini a greenreport.it: «il piano energetico italiano dovrà abbracciare non solo l'Europa, ma anche il Mediterraneo»

«Massima attenzione al settore dell'energia. C'è un fior di piano per quello che riguarda le energie rinnovabili, ma è ovvio che dopo il referendum sul nucleare dovremo rivedere il piano energetico nazionale». Corrado Passera, neoministro nel governo Monti per lo sviluppo economico e le infrastrutture, ha rilanciato ieri - nel contesto del consiglio europeo dei ministri dell'Energia - l'esigenza di un piano di cui l'Italia aspetta da anni la stesura, ottenendo finora solo promesse disattese.

Più che rivederlo, un piano energetico nazionale è necessario scriverlo, sebbene si immagini che alcune bozze dello stesso (quelle annunciate e mai presentate dall'ex ministro Romani) siano comunque presenti. I pilastri per l'energia su cui si muoverà il governo, secondo quanto dichiarato da Passera, saranno «da un lato l'efficienza, dall'altro la crescita sostenibile. Il nostro governo farà di tutto per ottenere ambedue».

Senza sbilanciarsi ancora sugli obiettivi raggiungibili tramite la produzione di energia rinnovabile rispetto alle percentuali un tempo delegate alle centrali nucleari («non banalizziamo, ci stiamo lavorando», ha tagliato corto il ministro), Passera ha sottolineato come «non c'è da modificare le previsioni al 2020, perché il nucleare sarebbe arrivato solo successivamente a quella data», per poi sottolineare come «realizzare nuove infrastrutture energetiche è cruciale. La creazione di un mercato interno dell'energia molto concorrenziale ci deve portare a ridurre il costo dell'energia per famiglie e imprese».

Finchè il piano energetico nazionale non verrà ufficialmente presentato, in materia di programmazione energetica l'Italia si troverà ancora in una posizione ambigua, ma anche più facilmente malleabile. Greenreport.it ha contattato Gianni Silvestrini, direttore scientifico Kyoto Club, per illustrare quali dovrebbero essere le principali linee programmatiche per il Paese.

«Siamo in attesa da tempo di una ridefinizione della strategia energetica nazionale, ma ormai lo studio preliminare affidato all'Enea dovrebbe essere praticamente pronto - spiega Silvestrini. Da sottolineare come però, finora, per la definizione di obiettivi energetici di lungo periodo l'Italia si sia affidata soltanto all'Europa, senza produrre niente di proprio per quanto riguarda una strategia di lungo periodo: serve una prospettiva che guardi già al futuro, al 2050››.

Per quanto riguarda la produzione energetica, quale la situazione italiana e le prospettive di sviluppo per le rinnovabili nel Paese?

Storicamente, la prima e scellerata strada percorsa dall'Italia per la produzione energetica parlava di olio combustibile, per poi passare al gas e la tecnologia del ciclo combinato, che ha impatti molto più ridotti. Adesso siamo di fronte ad una terza fase, con il 3% del fabbisogno elettrico soddisfatto dal fotovoltaico nel 2011, ed una prospettiva che sale al 5% per l'anno prossimo. Per uno sviluppo delle rinnovabili nei prossimi anni serviranno grandi investimenti nelle infrastrutture (smart grid) e nelle tecnologie di accumulo: un fenomeno, questo, che è già in corso. Per affrontare la fase di transizione, la rete italiana può basarsi sul ciclo combinato del gas, che presenta caratteristiche ideali per interfacciarsi con le rinnovabili. 

Ancora manca anche un piano per coordinare la presenza di rigassificatori sul territorio. Allo stato delle cose, non si rischia un piano d'azione irrazionale, in quest'ambito?

Il rischio c'è, ed è quello di riprendere il caso delle centrali elettriche che, in Italia, permettono una produzione di energia di gran lunga sovrabbondante rispetto anche alle domande di punta presenti sulla rete. Certo è che, comunque, la presenza dei rigassificatori permette di ridurre la nostra dipendenza dai gasdotti, che attualmente determinano l'afflusso (ed il prezzo) del gas nel nostro Paese. Serve però una riflessione ed una programmazione organica in merito.

E per quanto riguarda il tema dell'efficienza energetica?

Oltre alla crescita e la valorizzazione delle energie rinnovabili, un passo fondamentale da compiere è decisamente quello sull'efficienza energetica. È necessario utilizzare metodi efficaci per indirizzarci concretamente su questa strada, come nel caso dei fogli bianchi, i titoli di efficienza energetica. La Germania ha l'obiettivo di ridurre del 10% la domanda elettrica al 2020, mentre qui parlare di questo rimane un tabù. Abbiamo ancora molto da fare, al riguardo.

Qual è invece, sul territorio nazionale, l'incidenza e lo sviluppo della produzione elettrica di tipo diffuso?

Tra fotovoltaico, mini-idro, impianti a biomassa, etc, in Italia sono ormai circa 300mila i piccoli impianti che producono energia elettrica. Si sta rompendo il paradigma della produzione centralizzata di energia, a favore di un contesto misto, dove produzione diffusa e centralizzata si integreranno. Senza contare che in futuro, anche per la riduzione del rischio di intermittenza legato alla produzione di energia da fonti rinnovabili, all'interno della rete italiana ci saranno iniezioni di energia provenienti dai parchi eolici offshore del nord, come da apporti dal sole e dal vento del Sahara.

A maggior ragione, anche il piano energetico che dev'essere definito per l'Italia dovrà avere un respiro europeo?

Il piano energetico dovrà essere condiviso in una prospettiva non solo europea, ma che abbracci anche il bacino mediterraneo. Le stesse dichiarazioni di Passera penso lascino intravedere il disegno di integrarsi in un respiro europeo. Basti pensare che il costo del fotovoltaico si è dimezzato in tre anni, e presto sarà una tecnologia che potrà camminare sola sulle sue gambe; quel che sembrava fantasia solo qualche anno fa, si sta invece tratteggiando come una realtà concreta per il futuro.

Luca Aterini

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