[22/11/2011] News

Le specie migratorie a rischio per perdita di habitat, bracconaggio e infrastrutture

Il rapporto "Living Planet: Connected Planet. Preventing the End of the World's Wildlife Migrations through Ecological Network", presentato alla Cop 10 della Convention on the conservation of migratory species of wild animals (Unep/Cms) in corso a Bergen, rivela quali sono gli hubs e le specie della fauna selvatica più minacciati in tutto il pianeta.

Nell'estremo Artico canadese, i beluga che migrano negli stretti passaggi che si aprono nel ghiaccio potrebbero vedere la loro migrazione bloccata dal traffico marittimo di una potenziale vasta miniera di ferro. Balene e delfini sono sempre più esposti all'inquinamento sonoro dei sonar delle imbarcazioni, che potrebbero provocare delle modifiche ed una diminuzione fino al 58% della comunicazione dei mammiferi marini.

Nel Mar Giallo, in Asia orientale, la valorizzazione delle terre sta per distruggere degli "aeroporti" essenziali per gli uccelli acquatici, mentre le pianure aperte dell'Asia centrale, dell'Africa e dell'America del sud sono tagliate da strade, ferrovie e nuovi progetti minerari.

Il bracconaggio è nuovamente in aumento, in particolare nelle praterie e nelle savane dell'Africa e dell'Asia centrale. Christian Nellemann, del centro Grid-Arendal dellUnep in Norvegia, spiega che «il bracconaggio organizzato su animali quali rinoceronti, elefanti, ed antilopi, aumenta rapidamente in Africa ed Asia ed abbiamo disperatamente bisogno di sostegno oper trattare questo problema a livello internazionale».

Mancano risorse economiche per l'applicazione delle leggi che dovrebbero difendere questi grandi mammiferi. «Nel corso degli ultimi decenni il numero di gnu, rinoceronti, antilopi Saiga, di gazzelle dalla coda nera persiane, di ed antilopi del Tibet, di guanachi e di vigogne è diminuito in numerose regioni dal 35 al 90%», si legge nel rapporto. Ad esempio, la caccia abusiva per il commercio illegale di corna ha provocato un declino spettacolare del 95% delle popolazioni di antilopi saiga, che sono passate da un milione di animali a solo 50.000. Sotto l'egida della Csm, il Saiga antelope memorandum of understanding monitora, identifica, delle zone protette per i branchi nei periodi del parto o del ciclo riproduttivo, si occupa della sorveglianza transfrontaliera e della partecipazione delle comunità locali, che costituiscono le basi di una strategia di salvaguardia efficace.

L'istituzione di immense aree protette in Cina ed Asia centrale, così come il rafforzamento delle misure anti-bracconaggio, hanno contribuito a salvare dal rischio di estinzione l'antilope del Tibet o chiru, il cui numero in meno di 20 anni era passato da oltre un milione a 75.000. I chiru vengono cacciati per la loro lana, la shahtoosh, che sul mercato nero può fruttare più di 5.000 dollari per uno scialle. Un affare lucroso che i cinesi combattono efficacemente con una forte azione repressiva contro i bracconieri (che sono ancora attivi) e l'istituzione di alcune delle più grandi riserve naturali terrestri del mondo. Ma è sorto un altro problema: le antilopi del Tibet, che attraversano la linea ferroviaria Qing-Zang e l'autostrada Golmud-Lhasa per raggiungere le zone dove partoriscono e per ritornare, spendono tra i 20 ed i 40 giorni a cercare dei passaggi alternativi ed a raggiungerli.

La Cms sottolinea che lo stesso problema esiste in un'altro continente, l'Africa: «La costruzione di strade nel Serengeti, l'ecosistema di pascoli più vario del pianeta, potrebbe comportare grandi perdite tra gli 1,5 milioni di gnu migratori, distribuiti in mandrie da 300.000 fino ad un milione di esemplari, con gravi conseguenze su tutta la rete dell'ecosistema, compresi gli altri animali e le piante. Delle promesse recenti del governo tanzaniano di proteggere contro I progetti di strade il Serengeti, l'ultimo e più grande sistema di pascolo intatto di ungulati selvatici al mondo, esistente da 250.000 anni, viene applaudito dalla comunità internazionale. Nella riserva di Masai Mara, in Kenya, si è osservato un declino dell'81% della popolazione di gnu migratori tra la fine degli anni '70 e gli anni '90, a causa dei recinti che impediscono la migrazione annuale e del bracconaggio».
Il rappoprto fa alcuni esempi dei rischi che corrono gli animali migratori.

Per gli uccelli migratori ed i pipistrelli, le zone umide e le zone di riposo sono diminuite di oltre il 50% nel corso del secolo scorso. Numerose di queste sono essenziali per questi animali che viaggiano su lunghe distanze.


Lo sviluppo costiero aumenta rapidamente e si prevede che entro il 2050 avrà un impatto sul 91% delle coste temperate e tropicali e che contribuirà a più dell'80% dell'inquinamento marino, con gravi conseguenze sugli uccelli migratori.

I guanachi e le vigogne hanno perso dal 40 al 75% dei loro areali in America del sud e le loro popolazioni sono probabilmente calate di almeno il 90% nel corso dell'ultimo secolo, a causa della perdita di habitat dovuta all'espansione degli allevamenti di bestiame ed al bracconaggio.

Le catture accidentali rappresentano la principale menaccia per la maggior parte dei mammiferi marini, con perdite annuali di oltre 600.00o animali. La sub-popolazione di megattere che migra tra l'Oceania e l'Oceano Australe dal 1942 è calata del 70% ed oggi non ne rimangono che 3.000 - 5.000 esemplari.Oltre che dalle catture accidentali, le megattere in Oceania sono minacciate dal degrado degli habitat, dall'inquinamento, dalle malattie, dal rumore subacqueo, dalle collisioni con le navi, dalla diminuzione di prede e dal cambiamento climatico.

Il minuscolo pipistrello di Nathusius, un chirottero che pesa da 6 a 10 grammi, che viaggi circa 2.000 km all'anno, è minacciato dalla perdita di habitat e dalle collisioni con le pale eoliche che non riesce a "vedere" con la sua eco localizzazione, Un progetto dell'Accordo EuroBats della Cms punta a proteggere I suoi habitat e le sue rotte migratorie.

La perdita degli ecosistemi delle praterie e le attività agricole sui territori di riproduzione e lungo le rotte migratorie nel sud dell'America latina, minacciano la beccaccia rossastra ed altri uccelli delle praterie. La Cms lavora con i Paesi della regione per identificare nuove aree protette situate all'esterno per creare una rete di habitat.

Torna all'archivio