[21/11/2011] News

L’Himalaya, il global warming, i ministri e il leopardo delle nevi

La capital del Bhutan, Thimphu, ha ospitato il Climate Summit for Living Himalayas - Bhutan 2011" che è stato preceduto da un meeting dei ministri dell'ambiente di Bangladesh, Bhutan, India e Nepal che ha deciso di adottare un "Framework of Cooperation" per affrontare le questioni legate al cambiamento climatico nell'area dell'Himalaya.

Secondo quanto scrive il giornale nepalese The Himalayan Times, il Thimphu ministerial meeting on climate change  «Ha anche sottolineato  la necessità di ricercare fondi per affrontare il problema all'interno della regione. Il quadro di cooperazione si concentra sulla conservazione della biodiversità, le energie alternative, il trasferimento tecnologico e la ricerca delle risorse genetiche per incrementare la produzione alimentare e adottare pratiche di gestione degli ecosistemi per minimizzare disastri indotti dagli impatti dei cambiamenti climatici». Il documento  approvato in Bhutan non cita quali siano le fonti di finanziamento ma dice che «La priorità dovrebbe essere data al sostegno regionale. Risorse e competenze per l'attuazione del "framework of cooperation" dovrebbero essere preferibilmente trovati all'interno della sub-regione».

A Timphu si sono però registrate anche divergenze tra i 4 Paesi sulle  questioni del cambiamento climatico e sulla necessità di fare ogni anno negoziati globali sul cambiamenti climatico. Il gigante egemonico dell'area, l'India, ha inviato al vertice di Thimpu il suo ministro e il Bhutan ha detto dio aver ricevuto  lettere dei premier di tutti e 4 i Paesi che dicono che «La dichiarazione non sarà sottovalutata e il livello di delega non dovrebbe essere frainteso. Il risultato non è stato inferiore a livello di capi di stato per l'impegno ad attuare la dichiarazione».

Nawang Norbu, direttore del summit di Thimphu, ha spiegato: «I Capi di Stato i hanno informato che non intendono   sottovalutare il vertice». Il primo ministro del Bhutan, Jigmi Y Thinley ha accusato I Paesi sviluppati di occuparsi solo di material economica ed ha spiegato come il Bhutan abbia adottato politice "nature-friendly" ed introdotto il "Gross happiness index" invece del Prodotto interno lordo per misurare il benessere: «La Banca mondiale e l'Fmi hanno sottovalutato il ruolo della natura nel mantenere la gente felice e prospera, ma il Bhutan ha introdotto il concetto che bisogna conservare la natura per garantire lo sviluppo».

La pericolosità dei cambiamenti climatici nell'Himalaya è stata confermasta dalla presentazione al Climate Summit for Living Himalayas di Thimphu del rapporto del Wwf "Snow leopard conservation and climate change" che mette in evidenza l'inequivocabile impatto dei cambiamenti climatici sulla diminuzione dell'habitat di questi rari felini. Lo studio rivela che «i leopardi delle nevi (Uncia uncia o Panthera uncia) sono scarsamente distribuiti nell'Himalaya orientale e il cambiamento climatico sta mettendo una maggiore pressione su questo felino già in via di estinzione».I leopardi delle nevi sono ancora cacciati per la loro pelle e uccisi perché predano il bestiame, ma sono anche minacciati dal calo delle loro prede abituali. Attualmente allo stato selvatico sopravviverebbero tra i  4.000 ed i 7.500 leopardi delle nevi. 

Un rapporto di Wwf e Wangchuck Centennial Park (Wcp) del Bhutan, "Climate Change Vulnerability Assessment of  WCP" spiega che «In quanto predatore al culmine della catena alimentare, con la necessità di un habitat di grandi dimensioni, il leopardo delle nevi è una specie ombrello per la biodiversità alpina. Secondo studi climatici e  progetti sulle "core areas", la frammentazione degli habitat e la perdita di connettività dovute ai cambiamenti climatici portano a cambiamenti degli habitat forestali nella regione alpina. Gli habitat del  Toorsa, Wangchuck Centennial Park e del Bumdeling sono particolarmente vulnerabili».

Invece gli habitat del  leopardo delle nevi nel Jigme Dorji National Park potrebbero essere più resilienti ai cambiamenti climatici, ma nel rapporto si legge che «La popolazione del felino può diventare frammentata a causa del potenziale spostamento verso nord e verso l'alto delle foreste lungo le valli fluviali». A livello regionale si registra una perdita di habitat di circa il 30% e Wwf e Wcp dicono che «Habitat importanti andranno persi soprattutto in Nepal (40%), Bhutan (50%) ed India (20%), isolando le popolazioni in zone di piccole dimensioni».

La tendenza al riscaldamento in Himalaya potrebbe causare l'elevazione del limite del bosco, riducendo così le dimensioni della zona alpina disponibili per i leopardi delle nevi. Il limite di altitudine superiore per la maggior parte dei mammiferi dell'Himalaya è di 5.500 metri ed i  leopardi delle nevi vengono osservati solo occasionalmente a quote più elevate. Il rapporto sottolinea che «Il movimento a monte della foresta a causa della tendenza al riscaldamento potrebbe anche tradursi in uno spostamento competitivo o addirittura nella predazione di leopardi delle nevi da parte di tigri, leopardi comuni e cinghiali. Dato che l'habitat sta diventando frammentato, la connettività tra aree centrali potrebbe andare perduta, isolando le popolazioni, riducendo la biodiversità genetica, e compromettendo la vitalità della popolazione. Inoltre, dato che le mandrie domestiche occuperanno le praterie alpine, le mandrie di yak soppianteranno le specie che sono le prede naturale del leopardo delle nevi. Pertanto, i felini attaccheranno gli in yak, il che li metterà in conflitto con i pastori». I pastori di yak himalayani confermano che le foreste di ginepro subalpine stanno gradualmente invadendo l'alta montagna e i rice4catori segnalano un aumento sensibile della temperatura ed una piovosità più irregolare, mentre le nevicate si verifica all'inizio dell'anno e la neve si scioglie più velocemente di prima. Alcuni rapporti internazionali prevedono che le temperature nell'Himalaya aumenteranno di 3 gradi entro il 2050 e di 5 gradi entro il 2100, mentre le precipitazioni nell'altipiano tibetano aumenteranno dal 10 al 30% entro il 2080. Secondo il Wwf, «L'aumento della temperatura e delle precipitazioni può portare la copertura forestale a trasferirsi nella zona di alta montagna, con la riduzione e frammentazione degli habitat del leopardo delle nevi».

Tariq Aziz,  leader della Living Himalayas Initiative del Wwf, ha detto che «sta all'India, al Nepal ed al  Bhutan prendere l'iniziativa e creare un quadro regionale per la conservazione che aiuti a proteggere il futuro di questa importante specie». Nel "virtuoso" Bhutan, il degrado dell'habitat causato dal pascolo e dalla raccolta di erbe medicinali e aromatiche. «Proteggere i bacini idrografici e fluviali - afferma il rapporto - dovrebbe essere una priorità nazionale, dato che gli spartiacque alpini sono importanti per mantenere e riserve idriche».

Sono state identificate alcune "climate change conservation strategies" come risposte regionali ai cambiamenti climatici, la pianificazione della conservazione del paesaggio per sostenere i processi ed i flussi ecologici e meccanismi per sostenere il "Regional coordination of management". E' considerata particolarmente importante la connettività transfrontaliera con il Tibet, dato che l'intrusione verso nord delle foreste isolerà le popolazioni di leopardi delle nevi nell'Himalaya. Alcuni consigli per l'adattamento e la gestione di Wcp comprendono la riduzione bracconaggio  e delle uccisioni per ritorsione e il degrado dell'habitat da pascolo e la creazione di zoned management areas per i leopardi delle nevi. E' stato anche le popolazioni di leopardi delle nevi siano costantemente monitorate e censite e che i loro dati vengano inclusi fra gli  indicatori di integrità ecologica e di risposta ai cambiamenti climatici, oltre alla ricerca sui felini per determinare lo stato della popolazione, la distribuzione e l'uso dell'habitat in Bhutan.

Torna all'archivio