[21/11/2011] News

Rapporto Ipcc: sempre pił alluvioni, ondate di calore e fenomeni estremi

I politici lo leggeranno e se lo ricorderanno?

Troppo presa dalla crisi e dal nuovo governo la stampa italiana ha praticamente ignorato, o relegato in un trafiletto, il nuovo "Summary for policymakers of the  special report on managing the risks of extreme events and disasters  to advance climate change adaptation" (Srex) che l'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) ha presentato a Kampala, il 18. Eppure quel sommario di un rapporto che nella sua versione integrale verrà presentata nel febbraio 2012, dovrebbe essere attentamente letto proprio dai decisori politici ai quali è destinato, a cominciare da quelli delle 5 Terre, di Genova, della Lunigiana e dell'Isola d'Elba che si sono visti travolti, solo pochi giorni, fa, da eventi meteorologici  "eccezionali ed inaspettati" (ma sempre più frequenti e violenti) in territori sempre più fragili e cementificati. 

Presentando il documento, il presidente dell'Ipcc e Premio Nobel, Rajendra Pachauri,  ha spiegato che «Questo riassunto destinato ai decisori politici fornisce un esempio di come la gestione dei rischi di catastrofi e l'adattamento ai cambiamenti climatici possono aiutare le popolazioni vulnerabili a far fronte meglio ad un clima in evoluzione in un mondo caratterizzato dalle ineguaglianze. Sottolinea anche la complessità e la diversità dei fattori che determinano la vulnerabilità degli esseri umani di fronte agli estremi: mentre per certe comunità e certi Paesi questi fattori possano trasformarsi in catastrofi, per altri la situazione può essere meno grave. Ci tengo a ringraziare gli scienziati e gli esperti che hanno assunto le funzioni di autori e di editori-revisori, così come i numerosi esaminatori di averci fornito un rapporto ed un riassunto così dettagliati e di un così grande rigore scientifico».

Il rapporto è frutto di 3 anni di lavoro di 220 autori provenienti da 62 Paesi ed è stato sottoposto a 18.784 osservazioni di revisione. Durante la sessione dell'Ipcc  tenutasi a Ginevra nel settembre 2008, la Norvegia presentò una proposta elaborata con il segretariato dell'International strategy for disaster reduction (Isdr) dell'Onu per realizzare un rapporto speciale; il Bureau dell'Ipcc nel novembre 2008, decise di convocare ad Oslo, nel marzo  2009, uno "scoping meeting"  per definire le grandi linee del rapporto; nella sessione dell'Ipcc  tenutasi  nell'aprile 2009 ad Antalya, in Turchia, l'Ipcc ha affidato ai Working Group I (The Physical Science Basis) ed al  Working Group II (Impacts, Adaptation and Vulnerability)  la stesura di un rapporto speciale sulla  gestione dei rischi di catastrofi e dei fenomeni estremi.

Proprio il principale degli autori, Qin Dahe, dell'Amministrazione meteorologica della Cina, copresidente del Working Group I,  ha detto: «Possiamo affermare con un grado di fiducia elevato che la  massima e la minima quotidiane delle temperature sono aumentate su scala mondiale a causa della crescita delle concentrazioni  di gas serra. In alcune regioni si constata un'evoluzione dei fenomeni estremi, per esempio delle siccità più lunghe ed intense  ma, secondo il rapporto, a queste valutazioni viene assegnato un grado di fiducia media, a causa della mancanza di osservazioni dirette e perché le analisi scientifiche disponibili in  questo settore non concordano. Quanto alle previsioni  riguardanti l'evoluzione dell'intensità, della frequenza e della durata dei cicloni tropicali in una prospettiva a lungo termine, il grado di fiducia che viene dato loro e sicuramente basso».

Insomma, i decisori politici ignorano o minimizzano gli avvertimenti e le analisi degli scienziati o pensano di saperne più di loro, come abbiamo sfortunatamente visto in Italia e come leggiamo e sentiamo dai media anche dopo le alluvioni e le frane, con gli amministratori locali che troppo spesso sminuiscono e dopo ignorano le analisi dei tecnici e dei geologi.

Per quanto riguarda il futuro, il rapporto Ipcc conclude che «E' praticamente certo che a livello globale i giorni di canicola diventeranno ancora più caldi e saranno più frequenti». Thomas Stocker, dell'università di Berna, uno degli autori del rapporto e copresidente del Working Group I, sottolinea che «Secondo uno scenario di emissioni elevate, è probabile che i giorni di canicola si moltiplicheranno per 10 nella maggioranza delle regioni del mondo. Nella stessa maniera, le forti precipitazioni saranno più frequenti e la velocità dei venti associati ai cicloni tropicali aumenterà, mentre il numero di cicloni sarà probabilmente costante o in diminuzione».

Il copresidente del Working Group II, Vicente Barros, dell'università di  Buenos Aires,  evidenzia però che «Ci vengono offerte numerose  soluzioni per diminuire i rischi. Alcune sono state messe in opera ma molte non lo sono state. Le migliori sono quelle in grado di procurare vantaggi ad per un largo ventaglio di scenari del cambiamento climatico. E l'atro copresidente del Working Group II,  Christopher Field, della Carnegie Institution for Science di Stanford, Usa, ha aggiunto: «Speriamo che questo rapporto costituirà un solido riferimento scientifico per coloro che saranno portati a prendere delle decisioni in materia di infrastrutture, di urbanizzazione, di salute pubblica e di assicurazioni, così come per la pianificazione della  gestione dei rischi di catastrofi, sia a livello di collettività che a livello internazionale». .

Il rapporto Srex peserà probabilmente molto nel summit dell'United Nations framework convention on climate  change (Unfcc) che inizierà a Durban, in Sudafrica, il 28 novembre, tanto che la segretaria esecutiva dell'Unfccc, Christiana Figueres, lo ha subito commentato con molta preoccupazione: «E' un duro monito  sull'aumento delle concentrazioni di gas serra. La capacità del mondo di diventare più resiliente agli effetti del clima dipenderà largamente dalla velocità con la quale e emissioni potranno essere ridotte e dall'ampiezza dei mezzi finanziari e tecnologici forniti alle popolazioni povere e vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo per adattarsi all'inevitabile.  Ci sarà un aumento delle temperature medie globali, con una maggiore incidenza di inondazioni e ondate di calore. Un'incidenza che diventerà più frequente e grave se l'aumento globale delle emissioni sarà incontrollato. Quando i governi si incontreranno  a Durban, in Sud Africa, per la Conferenza mondiale sul clima,  è importante che capiscano in che misura i finanziamenti per il clima sono stati forniti dai Paesi sviluppati. Questo permetterà la trasparenza e di costruire la fiducia tra i governi rispetto agli impegni finanziari ed ai progetti finanziati da fondi che vadano a beneficio della gente nei Paesi in via di sviluppo. Si deve pertanto completare il quadro approvato lo scorso anno a Cancun, in Messico, per aiutare i Paesi in via sviluppo ad adattarsi agli effetti terribili del cambiamento climatico'. Per frenare le emissioni, tutti i Paesi devono pensare sia al futuro del protocollo di Kyoto che a tracciare un percorso verso un più ampio e vincolante accordo globale». 

Margareta Wahlström, la rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, per  la riduzione dei rischi di catastrofe, ha detto che «Le conclusioni del rapporto sottolineano quanto il benessere delle popolazioni vulnerabili ad impoverite, che vivono nelle parti del mondo più esposte alle catastrofi alimentate dal cambiamento climatico, sarà duramente colpito nel corso del secolo. La scienza del clima afferma molto  chiaramente che investire in misure pratiche che rafforzano la resilienza delle nazioni e delle comunità è il solo modo di prepararsi all'intensificazione della siccità, delle inondazioni, dei cicloni delle ondate di calore, degli incendi boschivi e di altri rischi naturali che avranno un pesante impatto nelle parti del mondo con le emissioni di carbonio più basse e meno responsabili del cambiamento climatico».

Uno degli hotspot del global warming è il Mediterraneo, dove si fronteggiano grandi emettitori industrializzati e Paesi in via di sviluppo e dove i cambiamenti climatici colpiscono e colpiranno più duramente. Riusciranno i nostri governanti, i nostri amministratori ed i nostri politici a leggere il rapporto Srex e, soprattutto, a non dimenticarselo il giorno dopo, per poi ricordarsi i moniti degli scienziati solo al prossimo alluvione o alla prossima siccità devastante? 

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