[17/11/2011] News

Francia, l’accordo di “minima” sul nucleare tra socialisti ed Europe Ecologie inciampa sul Mox

Il 25 novembre, dopo un'estenuante trattativa durata 6 mesi, il Parti socialiste (Ps) ed Europe Ecologie-Les Verts  (Eelv) hanno raggiunto un  "accord politique de majorité" che prevede, in caso di vittoria della sinistra alle prossime elezioni presidenziali francesi, une coalizione tra i due partiti in Parlamento ma, per il momento, non la partecipazione degli ecologisti al governo. Il principale ostacolo resta la questione nucleare. L'accordo, che si basa su 60 circoscrizioni,  prevede che ai verdi in caso di vittoria andranno da 25 o 30 deputati e in caso di sconfitta 15. L'eurodeputato di Eelv Daniel Cohn-Bendit, è soddisfatto: «questo testo dice che siamo capaci di fare un accordo di mandato che permetterà un accordo per le legislative ma non di governare insieme e questo stadio. E' chiaro che, in caso di vittoria nel maggio 2012, la questione di un'entrata al governo degli ecologisti resta posta».

Il documento programmatico di una trentina di pagine sottoscritto da verdi e socialisti evidenziava i punti di disaccordo tra le due formazioni, cioè «l'avvenire del cantiere dell'Epr di  Flamanville» e «l'opportunità dell'aeroporto di Notre-Dame-des-Landes» vicino a Nantes. Sul reattore nucleare Epr, il Ps propone di realizzare, dopo le presidenziali, audizioni pubbliche sul proseguimento del costosissimo cantiere, mentre gli ecologisti chiedono un immediato congelamento dei lavori. Sull'aeroporto Eelv vuole l'abbandono del progetto e il Ps risponde no.  Cose superabili in un accordo generale molto vasto, ma in queste ore è emerso un'altra grossa grana nucleare: un passaggio e sul combustibile Mox (Mixed oxide fuel, una miscela di uranio impoverito  e plutonio), che produce il gigante del nucleare francese Areva, è stato cancellato dal testo approvato da Ps ed Eelv.

Secondo quanto scrive Liberation, «Areva ha reso partecipe il Parti socialiste "delle conseguenze gravi" che comporterà la chiusura del ritrattamento e della filiera del combustibile Mox prevista inizialmente e poi ritirata dall'accordo Ps-Eelv». Il portavoce di Areva ha confermato all'agenzia Afp che «La nostra direzione degli affari pubblici ha utilizzato i suoi contatti ordinari per condividere le nostre analisi su quel che abbiamo letto», Il contatto "ordinario" della multinazionale nucleare è Bernard Cazeneuve, sindaco socialista di Cherbourg-Octeville, vicino al sito Areva di la Hague, nella Manche, portavoce del candidato alla presidenza della Repubblica François Hollande. E' a lui che la direzione di Areva ha spiegato le «Conseguenze economiche e sociali, industriali, ambientali molto gravi, che porterebbero anche alla scomparsa della leadership della Francia nel nucleare civile». Un'impressionante dimostrazione di quanto la lobby nucleare (pubblica) pesi sulla politica e l'abbia condizionata.

Interrogato sul telegiornale di TF1 proprio su questi contatti con  le «lobby nucléaire», Hollande ha cercato di minimizzare: «Si parla di lobby ma sono delle imprese pubbliche Areva, Edf, ci sono dei posti di lavoro, dei sindacati, bisogna rassicurarli. Ho detto che sul  ritrattamento ci sarà il proseguimento dell'attività per il tempo necessario» ma il candidato presidente ha schivato la questione dell'accordo "sbanchettato".

A La Hague lavorano circa 5.000 persone e 1.300 nell'impianto di Melox, che produce il pericoloso combustibile Mox a Marcoule (Gard). Secondo Areva almeno 14.000 lavoratori dipendono da questi siti, 10.000 nel Cotentin. Molti sono voti socialisti.

Mediapart, poi confermata da Afp, ha scoperto che il passaggio riguardante il Mox è stato cancellato dal testo firmato martedì sera dal bureau national del Ps, mentre era presente nel testo firmato da Martine Aubry (Ps) e Cécile Duflot (Eelv), Il facsimile del documento che pubblichiamo ed approvato dal Ps, ripreso da Liberation, non menziona più la frase «Une reconversion à emploi constant de la filière du retraitement et de fabrication du Mox».

Per quanto riguarda il nucleare l'accordo prevede «La riduzione della quota del nucleare nella produzione elettrica dal 75% al 50% nel 2025», la chiusura di  24 reattori entro il 2025, su un totale di 58, compreso l'arresto immediato di Fessenheim, e la chiusura della filiera Mox rimessa in discussione dai socialisti.

Al di fuori dell'Epr di Flamanville,l'accordo non prevede nessuno studio o progetto di nuove centrali nucleari. Ma che nell'estesa area nuclearista l'accordo non fosse gradito era già noto: Bruno Le Roux, che ha fatto parte dei negoziatori del Ps, ha detto«Ognuno esce con la constatazione delle divergenze che non servono a niente, né al dibattito, né al possibile rassemblement». L'ex ministro dell'energia, Eric Besson, ha detto che l'accordo con i verdi è «Un mercanteggiamento irresponsabile. Questi negoziati minacciano delle decine, forse delle centinaia di migliaia di posti di lavoro».

Probabilmente anche per questo, l'accordo  tra le due numero uno socialista e verde era stato subito trasmesso da Eelv all'agenzia stampa Afp ma la versione approvata dal Bureau national socialita poche ore dopo è diversa sul punto del Mox.

Intervistata da France 2, Cécile Duflot ha detto che il documento firmato è valido e che «Non è stato rimesso in causa e quella è la versione che sarà votata sabato prossimo da Eelv, nel consiglio federale, Ho fiducia nella parola data». La leder dei verdi francesi ha raccontato un colloquio con Cohn-Bendit nel quale si sono immaginati Hollande, eletto presidente della Francia, che va a negoziare con la cancelliera tedesca Angela Merkel: «Dopo passerà il bianchetto su una parte del testo?».

Manuel Valls, che si occupa dei rapporti con i media per François Hollande, ha assicurato che il Ps vuole «evidentemente sorvegliare bene la filiera Mox. Fintanto che avremo delle centrali nucleari in attività, bisognerà produrre del combustibile e ritrattarlo». Poi ha sottolineato la posizione di Hollande: «Sapete che se verrà eletto presidente della Repubblica, per quel che lo riguarda, è fuori  questione l'uscita dal nucleare». Per quanto riguarda il Mox, «Se si è favorevoli all'Epr di Flamanville, e questa è la sua posizione, quello funziona a Mox e inoltre una ventina di centrali nucleari funzionano a Mox. La filiera Mox deve essere mantenuta, l'impianto di La Hague anche».

I verdi, che stanno già subendo forti critiche dal movimento antinucleare che li ha votati in massa, sembrano sconcertati. Il portavoce di Eelv, Pascal Durand, ha detto di «Aspettare che Martine Aubry chiami Cécile Duflot» per informarla della situazione «testi modificati dopo un accordo, si sono visti raramente. Abbiamo un accordo molto chiaro tra Martine Aubry e Cécile Duflot su questo testo e soprattutto sul Mox. E' un problema interno al Ps. Per noi non cambierà nulla, il testo sarà votato o respinto sulla base dell'accordo preso con la première secrétaire del Pa, dal Conseil fédéral di Eelv che si riunisce questo ce week-end.

Il portavoce del Ps, Benoît Hamon, ieri ha precisato che la cancellazione del paragrafo sul Mox era «Provvisoria, un ritiro destinato a chiarire una differenza di interpretazione».

Intanto, mentre la destra gioisce per l'affaire nucleare tra Ps ed Eelv, rischiano di passare nel dimenticatoio i numerosi punti di accordo tra le due forze politiche: «la volontà di riprendere in mano il sistema bancario», «Di immaginare un nuovo modello di sviluppo economico, sociale ed ecologico», di «Costruire una nuova Repubblica».

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