[17/11/2011] News

La transizione verso la green economy accelera sulla strada di Rio+20

Le buone pratiche nel rapporto Unep

Il rapporto "Towards a Green Economy: Pathways to Sustainable Development and Poverty Eradication" dell'Unep fa alcuni esempi virtuosi: «Questa settimana, durante la riunione annuale del Consiglio cinese di cooperazione internazionale sull'ambiente e lo sviluppo, il governo cinese ha incaricato un gruppo consultivo internazionale di mandare avanti il suo studio sulla transizione verso un'economia verde. Attualmente la Cina è il primo investiture mondiale nel settore delle energie rinnovabili. Ha superato la Spagna nel 2009  ed ha speso 49 miliardi di dollari nel settore nel 2010. Globalmente, la Cina si impegna a spendere 468 miliardi di dollari per lo sviluppo sostenibile nel corso dei prossimi 5 anni, cioè più del doppio in rapporto agli ultimi 5 anni. Questi investimenti massicci si concentreranno sulle industrie chiave, in particolare le energie rinnovabili, le tecnologie pulite e la gestione dei rifiuti»

He Bingguang, direttore generale della Commissione nazionale dello sviluppo e della riforma della Cina, ha spiegato che «La Cina considera che la green economy sia una scelta strategica in un mondo in cui le risorse naturali sono sempre più limitate. Abbiamo quindi fatto questa scelta importante nei nostri piani di sviluppo. Apprezziamo particolarmente il contributo dell'Unep nella promozione di una transizione rapida dell'economia mondiale verso una green economy, dalla quale tutti i Paesi potranno potenzialmente trarre profitto».

Un recente studio dell'International labour organization (Ilo) e dell'Accademia cinese delle scienze sociali (Low Carbon Development and Green Employment in China), fornisce una lista di vincenti e perdenti nella transizione verso la green economy ed analizza anche l'ampiezza degli impatti diretti ed indiretti, per individuare i  benefici  netti, concludendo che «Se 800.000 lavoratori impiegati nei piccolo impianti di carbone cinesi rischiano di perdere il loro lavoro a causa delle misure ecologiche, circa 2,5 milioni di posti di lavoro saranno creati entro il 2020 solo nell'industria dell'energia eolica».

Ma non è solo il gigante cinese a puntare, per scelta e soprattutto per necessità, sulla green economy, scorrendo la lista del rapporto Unep si hanno molte inaspettate sorprese. Alcuni Paesi, come Barbados, la Cambogia, l'Indonesia, la Corea del sud ed il Sudafrica si sono già dotati di piani nazionali, che riflettono le raccomandazioni del rapporto, per rendere più ecologica la loro economia. Altri, come Armenia, Azerbaigian, Egitto, Giordania, Kenya, Messico, Malaysia, Nepal, Senegal ed Ucraina si concentrano sull'ecologizzazione di settori prioritari come l'agricoltura,  l'energia, il turismo sostenibile e le tecnologie pulite.

«Oggi - sottolinea l'Unep - i Paesi dell'Africa orientale si riuniscono in Rwanda  per costruire delle leggi e dei quadri regolamentari che favoriscano la green economy a scala nazionale e regionale. I partecipanti (provenienti da Burundi, Kenya, Tanzania, Uganda, così come dal Rwanda) si confronteranno su studi di casi e delle iniziative nel continente, dirette dall'Unione africana».

In Egitto, gli investimenti nelle energie rinnovabili sono aumentati da 800 milioni di dollari a 1,3 miliardi, grazie al progetto di energia solare termica di Kom Ombo ed alla costruzione di un campo eolico da 220 Megawatt sulla costa del golfo di Zayt. In Kenya, gli investimenti sono schizzati da 0 dollari  del  2009  ad  1, 3 miliardi nel 2010 in tecnologie eoliche e geotermiche ed in piccole centrali idroelettriche e nei biocarburanti.

Per questo in Africa, malgrado i recenti progressi economici nei settori  "tradizionali" e l'aumento del Pil in molti Paesi, la creazione di posti di lavoro verdi e decenti suscita un crescente interesse. I rappresentanti di 11 Pesi africani si sono riuniti a luglio con Ilo, Undp ed Unep per discutere di riciclaggio dei rifiuti, edifici sostenibili e gestione delle risorse naturali. I partecipanti al meeting hanno poi adottato piani di azione per creare posti di lavoro verdi nei settori della pesca, dell'agricoltura e della silvicoltura. Secondo l'Unep, «Questi piani permetteranno un aumento del 70% della creazione di posti di lavoro nella regione».

Il Brasile l'Ilo ha recentemente sostenuto la costruzione di 500.000 nuove abitazioni dotate di sistemi di riscaldamento solari, un progetto simile ha prodotto 30.000 nuovi posti di lavorio in Sudafrica, dove progetti di riopristino degli ecosistemi acquatici hanno permesso di dare lavoro a 25.000 disoccupati che hanno così ristabilito servizi ecosistemici importanti come il filtraggio dell'acqua dolce.

Per quanto riguarda le imprese, l'Unep ha fatto squadra con 285 grandi imprenditori di tutto il  mondo, che valgono 20 miliardi di dollari di attivi, per chiedere ai governi di agire contro il cambiamento climatico, soprattutto investendo nelle industrie emergenti come le energie rinnovabili e gli edifici verdi. Richieste simili sono venute anche dall'International Chamber of Commerce che rappresenta centinaia di migliaia di imprese in oltre 130 Paesi».

Achim Steiner, direttore esecutivo dell'Unep, ha evidenziato che «Assistiamo a delle innovazioni e a delle iniziative di avanguardia provenienti da Paesi che si impegnano a guidare la transizione verso la green economy. C'è certamente un fattore di  "imitazione " creato da chi prende la testa, questo influenzerà il ritmo dei cambiamenti nei mesi a venire. La corsa recente negli investimenti ecologici beneficia non solo alle economie emergenti ma anche agli altri Paesi in via di sviluppo. Secondo le ultime statistiche (pubblicate da Bloomberg), gli investimenti mondiali nelle energie rinnovabili hanno oltrepassato il 32% nel 2010, raggiungendo un ammontare record di 211 miliardi di dollari. Seguendo l'esempio delle economie emergenti brasiliana, cinese ed indiana, i Paesi africani sono attualmente quelli che mostrano l'aumento più importante di tutti quelli in via di sviluppo».

Secondo Steiner, «Perché i Paesi raggiungano un'efficacia economica reale, i beni ed i servizi che producono devono essere valutati in maniera da riflettere i loro costi reali, includendo anche i costi esterni all'impresa. Non possiamo più permetterci di continuare a fare affari come se niente fosse. Il rapporto sulla  green economy ci prova che ci sono guadagni enormi da realizzare prendendo delle misure immediatamente».

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