[14/11/2011] News

Consumi idrici nei processi produttivi: nuovo rapporto del Sustainable europe research Institute

L'acqua dolce che usiamo senza vederla si chiama "acqua virtuale" (termine coniato dal geografo Tony Allan) che è quella necessaria per fabbricare un prodotto. Ad esempio per ottenere 1kg di carne di manzo sono necessari circa 15.500 litri di acqua e per produrre una tazza di caffè 140 litri.

Sul pianeta vivono 7 miliardi di persone che non hanno tutte accesso ad acqua di qualità, la popolazione è in continua crescita e i paesi cosiddetti emergenti che si stanno progressivamente arricchendo, cambieranno la loro alimentazione assumendo proteine animali (più idroesigenti di quelle vegetali) in maggior quantità.

E' necessario quindi ridurre i consumi idrici, usare acque di riciclo e cambiare i processi produttivi rendendoli più efficienti. Il tema, con un focus particolare sulla filiera produttiva del cotone, è approfondito nel rapporto "Quant'acqua sfruttiamo", del Sustainable Europe Research Institute elaborato per conto degli Amici della Terra sezione Europa.

Secondo lo studio, per produrre una maglietta di cotone nel suo viaggio dal campo fino al consumatore finale, si utilizzano 2.700 litri di acqua. Prima di arrivare al negozio infatti il cotone deve essere raccolto, elaborata la garza, fatta la cardatura, la filatura, la tessitura, il candeggio. Ottenere quindi 1 kg di tessuto di cotone richiede una media (globale) di 11.000 litri di acqua.

Di questa circa il 45% è acqua di irrigazione consumata dalla pianta del cotone, il 41% è acqua piovana evaporata dal campo di cotone durante il periodo di crescita, e il 14% è l'acqua necessaria per diluire il flusso delle acque reflue legate all'uso di fertilizzanti in campo e di prodotti chimici nel settore tessile.

«Il problema è che ormai il settore è caratterizzato da alti livelli di consumo di energia elettrica, da forte inquinamento ambientale, oltre che da bassi standard sociali» hanno spiegato gli estensori del rapporto. Secondo lo studio, nel 2009 Cina e India sono stati i maggiori produttori di cotone e l'industria tessile ha trasferito le sue fabbriche nelle aree emergenti e in via di sviluppo dell'Asia, principale importatore mondiale di cotone. Dhaka, la capitale del Bangladesh, ha circa di 3.000 fabbriche tessili, nelle quali i lavoratori del settore (manodopera soprattutto femminile) producono circa 250 t-shirt ogni ora e guadagnano in media 42 euro al mese. Un ulteriore esempio, se cene fosse ancora bisogno, che dimostra come questioni ambientali, sociali ed economiche siano strettamente legate.

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