[14/11/2011] News

Fao: «Proteggere le colture tradizionali dall’impatto del cambiamento climatico»

«La conservazione e l'uso sostenibile delle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura è un elemento chiave per far sì che il mondo riesca a produrre abbastanza cibo per nutrire in futuro la crescente popolazione» Lo ha detto il direttore generale della Fao, Jacques Diouf (Nella foto), facendo appello ai paesi affinché sviluppino politiche ad hoc finalizzate ad un uso più ampio e alla conservazione delle varietà vegetali per le generazioni a venire. L'occasione è stata il decimo anniversario del Trattato internazionale sulle Risorse Fitogenetiche per l'Alimentazione e l'Agricoltura. La Fao ha sottolineato che le colture alimentari tradizionali ed altre varietà vegetali hanno bisogno di essere difese dall'impatto del cambiamento climatico e di altri stress ambientali. Durante l'incontro Diouf ha salutato con soddisfazione lo stanziamento di 6 milioni di dollari reso disponibile nell'ambito del Trattato per aiutare i contadini di colture tradizionali ad adattarsi al cambiamento climatico.
Il direttore della Fao ha poi osservato che la banca genetica mondiale che conserva oltre 1,5 milioni di campioni di materiale fitogenetico, governata collettivamente e in modo multilaterale dai paesi sottoscrittori, «costituisce la base di oltre l'80 per cento dell'alimentazione mondiale di origine vegetale e con tutta probabilità lo strumento più importante in nostro possesso per adattarsi al cambiamento climatico in agricoltura negli anni a venire».
Il "Fondo per la condivisione dei benefici" del Trattato è stato usato per aiutare i contadini e gli allevatori di 21 paesi in via di sviluppo ad adattare coltivazioni chiave alle nuove difficili condizioni create da cambiamento climatico, inondazioni, siccità, infestazioni parassitarie, malattie delle piante ed altre sfide.

«Gli effetti del cambiamento climatico sull'agricoltura non rispettano i confini nazionali, ma coprono intere zone agro-ecologiche», ha osservato Shakeel Batti, Segretario del Trattato. «Per questa ragione, questo pacchetto di progetti ha un approccio pionieristico nel generare una base globale di conoscenza.  Alcuni di questi progetti ci aiuteranno a stabilire chiari piani d'azione e priorità per futuri interventi».

Uno dei progetti che è stato realizzato è quello nel Parco della patata in Perù, una riserva dove i membri della comunità locale uniscono le conoscenze tradizionali con lo sforzo di conservare le specie native, migliorare la produzione agricola e garantire la sicurezza alimentare.
«Quand'ero piccola, le specie native venivano coltivate a minore altitudine.  Oggi queste zone sono molto più calde e non è più possibile coltivarvi patate.  Di conseguenza dobbiamo coltivarle molto più in alto, in zone montagnose», ha detto Francisca Pacco, guardiana della riserva.
Nel corso di una recente sessione di scambio di conoscenze con agricoltori provenienti dall'Etiopia, Francisca ed altri residenti della riserva hanno mostrato come usano la loro conoscenza dei venti in quella zona e delle specie native per riuscire a cambiare l'ubicazione ed i periodi di coltivazioni delle patate.  Grazie al sostegno del Fondo per la condivisione dei benefici i residenti della riserva stanno anche riuscendo ad incrementare le attività generatrici di reddito.

Infine Zoila Fundora, un'esperta che risiede a Cuba, che ha fatto parte del gruppo di valutazione dei progetti approvati ha detto che «Gli agricoltori hanno un ruolo chiave nella conservazione e nell'uso sostenibile delle colture alimentari, ed al momento sono in difficoltà con tutti i cambiamenti in atto.  Se lavoriamo con impegno, con una solida base scientifica e con l'integrazione degli agricoltori, tra due anni quando questi progetti saranno portati a compimento vedremo grossi risultati».

«Il finanziamento aiuta gli agricoltori in modo molto concreto ad adattarsi al cambiamento climatico e contribuisce alla sicurezza alimentare col riconoscere che una parte della soluzione sta nella diversificazione dei raccolti», ha concluso David Cunningham, australiano, anche lui del gruppo di esperti che ha valutato i progetti.

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