[11/11/2011] News

Le lezioni di ecologia di Monti all'Ue che speriamo non dimentichi per l'Italia

Si possono e si potranno dire molte cose di Mario Monti. Se sarà o meno il salvatore della patria lo vedremo nei prossimi giorni e mesi. Diceva tuttavia Bertold Brecht che è "Sventurata la terra che ha bisogno di eroi". Lo è anche quella "terra" che ha bisogno di un tecnico perché la maggioranza politica che esprime non è in grado di affrontare le sfide per le quali è stata democraticamente eletta.

Ma con il nostro solito sforzo, vogliamo credere che ci sia almeno la possibilità di uscire nel miglior modo possibile da questa crisi dopo la quale - è una frase fatta ma non per questo è meno vera - nulla sarà come prima.

E per questo segnaliamo, visto che nessuno lo ha fatto, che Mario Monti - lungo applauso stamani al suo ingresso in Senato- pur essendo un estremo difensore del mercato, le questioni ecologiche le ha ben presenti. Tanto che nel Rapporto "Una nuova strategia per il mercato unico al servizio dell'economia e della società europea" da lui redatto e firmato e consegnato al presidente della Commissione europea José Manuel Barroso a maggio del 2010, scriveva nero su bianco:

«la recente crisi ci ha dimostrato quanto sia ancora forte la tentazione, specie nei momenti di maggior difficoltà, di voler ridimensionare il mercato unico cercando rifugio in forme di nazionalismo economico. La Commissione ha agito, e continuerà ad agire, con determinazione in difesa del mercato unico avvalendosi pienamente dei poteri esecutivi di cui gode, in particolare in materia di mercato interno e concorrenza, e tramite il controllo degli aiuti di Stato. Occorre tuttavia una rinnovata consapevolezza, tanto da parte dell'opinione pubblica che degli ambiti politici, che l'indebolimento del mercato unico avrebbe conseguenze drammatiche. In una tale circostanza, si assisterebbe allo sgretolamento dell'integrazione economica, della crescita e dell'occupazione in tutta l'UE, in un momento in cui nuove potenze si affacciano sulla scena internazionale e gravi rischi ambientali gettano ombre sul nostro futuro, rendendo quanto mai necessaria la coesione dell'Unione, nell'interesse dei cittadini europei e di un governo mondiale efficiente».

Non solo, nella strategia di Monti per la costruzione di un mercato unico più forte, volta «a eliminare le strozzature che rimangono, a colmare le lacune e a inserire gli anelli mancanti che frenano l'innovazione e ostacolano il potenziale di crescita del mercato unico», indica una serie di raccomandazioni finalizzate tra le altre anche a «sostenere la crescita verde e la transizione dell'Europa verso un'economia caratterizzata da basse emissioni di carbonio e da un uso efficiente delle risorse».

La questione viene riproposta quando si parla dei timori del mercato: Una categoria a parte di timori sociali è rappresentata dai servizi di interesse economico generale e le minacce reali - o percepite come tali - che il mercato unico può rappresentare per questi.

Per «I timori ambientali» viene spiegato che «rientrano nella questione più ampia relativa al fatto che il mercato unico, per come è giuridicamente concepito e applicato oggi, possa effettivamente fornire risposte adeguate agli obiettivi politici dell'UE a livello di ambiente, lotta contro i cambiamenti climatici ed uso efficiente delle risorse (...)». E la conclusione è che « Da un punto di vista sia intellettuale che politico, si tratta di un territorio relativamente nuovo, che giustifica investimenti cospicui».

Monti parla poi di «mercato unico e crescita verde: energia, cambiamento climatico e ambiente». Dove spiega che «Il mercato unico è il punto di incontro di tutti gli obiettivi dell'Europa in materia di politica energetica: competitività, sicurezza dell'approvvigionamento e sostenibilità. L'Europa ha bisogno di un mercato unico dell'energia che funzioni e garantisca a consumatori e imprese un approvvigionamento sicuro e economicamente accessibile. L'Europa deve sfruttare il potenziale di cui dispone per trasformare la propria leadership politica sul cambiamento climatico in un'opportunità concreta per le sue industrie innovative».

A Monti non sfugge poi l'importanza di "Progredire nella definizione di una nuova politica industriale" e qui ci sono cose positive e altre quantomeno discutibili..

Per il neo senatore a vita «I mercati di punta (dell'energia, ndr) devono essere mercati unici fin dall'inizio. Si rischia che la decisione di condividere gli sforzi nel campo dell'energia rinnovabile, che lascia agli Stati membri la scelta degli strumenti strategici, dia luogo a una "rinazionalizzazione" della politica energetica. Le politiche di supporto nel campo delle energie rinnovabili dovranno diventare parte integrante del mercato interno dell'energia onde evitare distorsioni del mercato che potrebbero inviare agli investitori segnali sbagliati in termini di prezzi. I requisiti inerenti ad altre tecnologie e prodotti a bassa emissione di carbonio dovranno sempre essere definiti a livello di Ue, evitando la moltiplicazione di approcci nazionali. Nello stesso ordine di idee, si deve evitare di introdurre un'etichettatura "verde" dei prodotti a livello nazionale, che rischierebbe di frammentare il mercato».

Uno scenario che cozza con l'idea di vere e proprie filiere verdi nazionali che invece a parer nostro possono rilanciare l'economia italiana per fare un esempio.

E' poi giusto come dice Monti che l'Ue continui «a essere convinta che il suo mercato unico costituisce la sua prima e migliore politica industriale». E è sempre condivisibile la sottolineatura che «Tuttavia, come ricordano tutti i documenti strategici a partire dalla comunicazione del 2002 sulla politica industriale, il dinamismo di un mercato su scala europea produce i massimi benefici quando è accompagnato da una politica industriale a lungo termine».

In questo contesto Monti fa riferimento a "Europa 2020", dentro la quale è stato scritto anche il documento della Commissione da noi più volte citato relativamente alla gestione sostenibile delle risorse, a cui però l'ex bocconiano non fa riferimento. Peccato perché quando sostiene che «La comunicazione "Europa 2020" descrive a grandi linee questa moderna politica industriale, che combina elementi orizzontali con il sostegno alla competitività dei singoli settori, da quelli messi in crisi dalla globalizzazione a quelli che devono confrontarsi con la transizione verso l'economia verde e digitale» avrebbe potuto citarlo visto che in tutto il documento la focalizzazione rispetto alla sostenibilità è sull'energia, mentre sulla materia (che pure è l'altra gamba della sostenibilità) non se ne fa menzione.

Peccato due volte perché parlando sempre di politica industriale Monti dice che è «generalmente riconosciuto che un'azione a livello dell'UE dovrebbe comprendere alcuni elementi verticali, per aiutare le politiche nazionali a concentrarsi su determinati settori molto promettenti quali l'energia, le industrie innovative e i veicoli puliti, senza dimenticare le esigenze del settore manifatturiero».

Aggiungendo che «L'Ue dovrebbe progredire nella formulazione del suo nuovo concetto di politica industriale attiva per completare il rilancio del mercato unico» e quale miglior occasione sarebbe stata questa per dire che una rilancio del manifatturiero non può prescindere da un uso efficiente delle risorse e quindi dalla necessità di rilanciare fortemente l'intera filiera del riciclo della materia dando fiato a un mercato fino ad oggi troppo debole.

Insomma, pur con le osservazioni che abbiamo fatto, Monti ribadiamo che ha ben presente quantomeno il nesso tra economia ed ecologia, e siamo certi pure che abbia ben chiaro il problema molto più italiano che europeo del dissesto idrogeologico. Non resta quindi che sperare che non se ne dimentichi qualora davvero sia lui a tentare la via della rinascita del Paese.

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