[09/11/2011] News

Telefonini e wi-fi, quali insidie per la salute?

Recentemente è stato lanciato un nuovo allarme sui possibili danni alla salute umana indotti dalle onde elettromagnetiche; l'occasione è scaturita dal programma televisivo "Report" che ha trasmesso in Italia l'inchiesta della Bbc di Paul Kenion, "Wi-Fi segnale d'allarme". Un gruppo di utenti della California ha chiesto che il Wi-Fi sia bandito da tutti i luoghi pubblici poiché le onde elettromagnetiche prodotte provocherebbero vari sintomi, tra cui mal di testa, tremori alle gambe, male al petto ecc. Tale notizia, come nel caso dei telefonici cellulari, ha riacceso la polemica e nuovamente diviso la comunità scientifica, tra coloro che ritengono irrilevanti gli effetti sulla salute di tali apparecchi e coloro che ritengono dannoso l'inquinamento elettromagnetico. 

Molti scienziati, tra cui la stessa organizzazione Mondiale della Sanità, sostengono che ci sono ancora pochi casi al mondo per fare un'adeguata casistica e, per ora, non vi sarebbe alcuna base scientifica per collegare i sintomi ai campi elettromagnetici.

Molti spiegano tra l'altro che il Wi-fi ha una potenza simile a quella del bluetooth per cui sarebbe impossibile che un flusso così basso possa provocare tali sintomi e che si tratta semplicemente di disturbi psicosomatici.

Bisogna, tuttavia, evidenziare che la ricerca scientifica ed epidemiologica basa le sue valutazioni solo sugli effetti termici delle onde elettromagnetiche, presupponendo che sotto una soglia di frequenza e di intensità non ci siano interferenze con la fisiologia delle cellule umane. Quest'atteggiamento offre un quadro di lettura confuso e contraddittorio in quanto, da una parte non si ritengono attendibili, né esattamente riproducibili e quantificabili, danni dovuti a debole intensità di campo elettrico (intorno a 3 volt/metro) e a densità di potenza di campo elettromagnetico incidente inferiore a 2-3 microwatt / cm2; dall'altra, si evidenziano comportamenti di animali marini, come risposta a campi dell'ordine del milionesimo di volt / metro.

Come afferma Aldo Sacchetti, medico igienista e scienziato, nel suo libro, "Scienza e coscienza", "Ciò che in definitiva divide gli uomini di scienza sulla valutazione del rischio indotto dalle radiazioni elettromagnetiche, è la diversa percezione del contesto in cui il problema si pone".

In effetti, la ricerca epidemiologica corrente si propone di dimostrare una correlazione statistica tra l'utilizzo di telefonia mobile e l'insorgenza di tumori, partendo dal presupposto che il danno causato da una radiazione non ionizzante si manifesta solo quando la potenza generata dall'onda alza la temperatura, al punto tale da provocare alterazioni nella struttura della cellula. Qualcosa di simile al forno a microonde. Se utilizziamo solo tali criteri, è ovvio che venga considerata con scetticismo la possibilità di un danno prodotto da dosi minime, ritenute incapaci di alzare a sufficienza la temperatura in una determinata massa di tessuto biologico.

Bisogna aggiungere che, per valutare gli effetti a lungo termine dei telefoni cellulari sulla testa dell'utente è utilizzato un indicatore, il SAR (tasso di assorbimento specifico dell'energia elettromagnetica), per la cui quantificazione vengono fatte prove su fantocci di materiale sintetico con caratteristiche elettriche apparentemente simili a quelle del tessuto da simulare.
Ci chiediamo: quale credito dare a una procedura che paragona una testa pensante a quella di un fantoccio?

"Ciò che distingue i sistemi viventi dai non viventi è la comunicazione, la sensibilità percettiva e discriminativa, la memoria storica". Utilizzando tali presupposti, molti altri ricercatori hanno documentato, in centinaia di pubblicazioni scientifiche, che a livello microscopico anche le onde elettromagnetiche a bassa intensità di potenza possono indurre alterazioni nella fisiologia cellulare.

Tali concetti hanno trovato la loro fondatezza nella Elettrodinamica Quantistica e nella Bio-elettrodinamica quantistica, in particolare con Herbert Frolich e a F.A. Rowland. Inoltre è stato dimostrato che per l'effetto Bohm-Aharonov anche la semplice presenza di un semplice campo magnetico scalare, che non diffonde energia, possa determinare a livello microscopico sottili interazioni nei sistemi biologici, che ne modificano la fisiologia cellulare.

Gli esperimenti di altri ricercatori, tra cui C.W. Smith e Monro, in collaborazione con allergologi del Lister Hospital di Londra, hanno evidenziato manifestazioni allergiche in pazienti affetti da ipersensibilità verso molte sostanze, semplicemente avvicinando loro sorgenti di radiazioni elettromagnetiche. Un altro ricercatore (Bullock) nel 1977 ha dimostrato che alcune specie di pesci sono capaci di sentire e di rispondere a campi elettrici d'intensità di 0.000001 V/m che servono loro per localizzare il cibo a grandi distanze. Tali intensità di campo corrispondono alle più marcate sensibilità trovate nei soggetti allergici.

Altri ricercatori, tra cui K. Mann, AA. Borbely AH. Frey, B. Hocking, K.H Mild, CM. Krause, A. W. Preece, hanno documentato che i campi elettromagnetici generati dalle comunicazioni radiotelefoniche riducono il sonno, provocano cefalee, malessere, nausea, difficoltà di concentrazione, indebolimento della memoria; E Sobel ha anche ipotizzato una relazione tra le radiazioni elettromagnetiche e l'origine di malattie ben più gravi tra cu il Morbo di Alzheimer.

Oggi, nel mondo si contano oltre cinque miliardi di telefonini, in Italia quasi due a testa. In cambio di un lauto indennizzo proposto dai gestori, le antenne della telefonia impazzano nelle campagne e nei centri abitati, persino sulle abitazioni private o nelle piazze delle città in cui fanno "bella mostra", quasi fossero monumenti "al benessere". Anche pubbliche amministrazioni investono notevoli risorse finanziarie per la diffusione sul territorio di aree Wi-Fi, persino a ridosso di scuole, con lo scopo di facilitare l'accesso a internet, favorendo la diffusione dell'elettrosmog verso soggetti fragili e inconsapevoli, tra cui i bambini. All'interno dei locali e dei mezzi pubblici di trasporto, imperversano telefonini e apparecchi wireless che trasmettono o rilanciano a catena i segnali lungo i tratti selezionati, attivando in continuità antenne radio-base e coinvolgendo, in varia misura, nell'esposizione un numero indeterminabile di persone ignare.

A fronte di tale invadenza, giacché le radiazioni di bassa o di alta frequenza non sono privi di effetti sulla salute umana e animale, sarebbe lecito ed etico adottare un principio di massima precauzione attraverso l'adozione di una puntuale regolamentazione che preveda il divieto e/o la limitazione di tali tecnologie nei luoghi pubblici, la localizzazione delle antenne radio-base della telefonia mobile lontano dai nuclei abitativi, l'eliminazione delle aree Wi-Fi dagli istituti scolastici.

* Medico, già Direttore Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise

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