[09/11/2011] News

Italia ancora sotto attacco. La difficile eredità del berlusconismo in macerie

«Dobbiamo riguadagnare credibilità e fiducia come paese, così da uscire innanzitutto, oggi, da una stretta molto pericolosa sui titoli del nostro debito pubblico nei mercati finanziari e sulle condizioni dei nostri istituti di credito con prevedibili ricadute sull'attività economica e sull'occupazione».

Lo ha detto oggi il presidente della repubblica Giorgio Napolitano e non gli si può certo dare torto.

All'indomani dell'inizio della caduta del governo Berlusconi - che sarà il caso si concluda nel più breve tempo possibile - i mercati continuano ad attaccare l'Italia, piazza affari è ko, e anche i non economisti possono intuire quanto uno spread Btp-Bund verso i 600 punti non sia sopportabile per il Paese.

Che fare dunque? Cosa faranno quelli che succederanno al premier? Forse il solo cambio di governo basterà a calmare le borse per un po', ma poi bisognerà pure dare risposte concrete. Il rischio che le "lacrime e sangue" le faranno versare agli italiani coloro che avranno la maggioranza dopo i 17 anni di centrodestra non è affatto remota.

Difficile infatti capire quanto le indicazioni dell'Ue specialmente sul dove metter mano per risanare i conti siano perentorie. In altre parole: i tagli si devono fare per forza sulle pensioni? Si deve per forza vendere il patrimonio pubblico? Si devono per forza rendere più facili i licenziamenti? Se così fosse, l'Italia ha un futuro durissimo tra l'incudine (il default) e il martello (la macelleria sociale).

Se invece c'è più spazio per una manovra comunque che rimetta in sesto il debito, ma con maggior respiro, allora è questo il momento per spiegarlo agli italiani che probabilmente a breve si troveranno a dover esprimere il loro voto. Lo spettro di "fare la fine della Grecia" incombe su tutti noi come la spada di Damocle.

Tuttavia qualche spiraglio si vede almeno sul piano della proposta di come si vorrebbe che la crescita italiana ripartisse. Come abbiamo detto tante volte, non è solo importante tornare a crescere, ma lo è molto di più stabilire cosa deve crescere. E allora il "Manifesto per un futuro sostenibile dell'Italia" della green economy che è stato presentato in questi giorni e che è stato promosso da esponenti di organizzazioni di imprese e da imprenditori della green economy, dà almeno due indicazioni per noi dirimenti.

Se infatti sono note e chiare le potenzialità e le urgenze relative all'energia, in pochi quando si parla di green economy hanno capito che ci stanno dentro sia la gestione dei rifiuti, sia la manutenzione del territorio. Così i punti 3 e 4 del manifesto indicano con chiarezza quali sono gli obiettivi e dove appunto bisogna investire economicamente e culturalmente per un futuro sostenibile.

"L'Italia deve diventare un campione mondiale dell'uso efficiente delle risorse e del riciclo" è il punto 3 che spiega: «In un Pianeta dotato di risorse limitate, in presenza di una domanda in forte e continua crescita, i costi e la disponibilità delle materie prime saranno elementi sempre più importanti per le possibilità di sviluppo. Le risorse naturali e ambientali vanno ormai considerate scarse e preziose. In Italia, Paese tradizionalmente povero di materie prime, non è più accettabile che la produzione di rifiuti cresca più del reddito e dei consumi. (...).

Per fare un salto in avanti nel riciclo dei rifiuti occorre diffondere sull'intero territorio nazionale le migliori pratiche di raccolta differenziata, estendendola anche alla frazione organica, occorre adeguare le dotazioni impiantistiche regionali, promuovere le migliori tecniche di riciclo e il mercato dei prodotti riciclati (..). Vanno sviluppati la ricerca, la produzione e l'uso efficiente non solo delle fonti energetiche, ma anche dei materiali rinnovabili che possono dare un importante contributo alla sostenibilità dello sviluppo futuro».

Poi il punto 4, purtroppo di drammatica attualità e che ha spinto addirittura il Sole24Ore in prima pagina a inserire, tra le cose negative che ha fatto l'Italia in un commento sulla "credibilità" del Paese, la distruzione di «un territorio perché ha scelto di non averne cura».

Il punto 4 è: «L'Italia deve meglio tutelare e meglio valorizzare il suo patrimonio culturale e naturale che è fra i più ricchi e importanti del mondo». «Il patrimonio culturale, storico e paesistico, - si legge - è essenziale per la nostra stessa identità nazionale (...). È tempo di definire le linee fondamentali per l'assetto del territorio italiano che dovrebbero costituire le basi per una riforma dell'urbanistica, tutelare le qualità ecologiche del nostro territorio e frenarne il consumo, stabilendo che non se ne impiega di nuovo se non si dimostra di non potere far fronte alle esigenze recuperando patrimonio esistente, accelerando le bonifiche e il riutilizzo dei siti contaminati e promuovendo la manutenzione e la prevenzione dei rischi di dissesto idrogeologico».

Ecco se l'Italia punterà davvero e non a chiacchiere su almeno queste due proposte, c'è spazio per un briciolo di ottimismo.

Del resto si sapeva che il berlusconiismo avrebbe lasciato macerie difficili da sgomberare, ma qui sembra di trovarsi di fronte a delle scorie tossiche e la politica italiana (e gli italiani) non sembrano essersi dotate di nessuno scafandro protettivo per affrontarle con il minor danno possibile. Il populismo tossico del "nuovo miracolo italiano" promesso rischia di avvelenare il cammino di una politica vera, basata sulla realtà e le reali risorse del nostro Paese, per ancora molti anni a venire. Verità e coraggio dovrebbero essere le due parole per affrontare la tempesta, ma sembrano essere affogate nella melmosa alluvione che da 20 anni imprigiona l'Italia e gli italiani.

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