[08/11/2011] News

L'importanza per il territorio delle biomasse agricole e forestali (II)

(continua da ieri)
Alla luce dello spostamento dai combustibili fossili alle sorgenti rinnovabili di energia, SER, che la UE sta proponendo entro il 2050, è a queste SER che sono diffuse su tutto il territorio, come le biomasse e l'idraulica (di cui abbiamo parlato ieri, vedi link a fondo pagina) che noi dobbiamo guardare per un approccio integrato per rendere fattibile la manutenzione del territorio.

Finché non saremo sicuri che le coltivazioni eneBiomasse da residui agricoli e forestalirgetiche saranno compatibili con una produzione sufficiente di derrate alimentari, noi dobbiamo basarci solo sulle biomasse da residui agricoli e forestali: ma queste sono già in quantità considerevoli.

La cifra di riferimento nel caso italiano, per tutti i due tipi è di circa 3 Ton di biomassa secca per ettaro per anno (Tbs), corrispondente in termini di calore svolto ad una tonnellata di equivalente petrolio (Tep). Ai prezzi attuali è quotata attorno ai 700 USD, cioè 510 €. La quotazione potenziale di una Tbs potrebbe essere di circa 170 €. In Italia possiamo contare su circa 20 milioni di ettari di superficie agroforestale con un ricavo potenziale di circa 10 Mld di € all'anno.

Attualmente il legno cippato viene consegnato agli impianti di teleriscaldamento a prezzi compresi fra 40 e 100 € per Tbs. Il prezzo effettivo dipenderà però dalla disponibilità dell'intera filiera di raccolta, consegna e trattamento. Tenendo in considerazione che l'efficienza più alta per biomasse ad alto contenuto di cellulosa potrebbe essere la pirolisi che produce circa 1000 m3 di idrogeno per ogni Tbs e che la corrente di gas prodotta è molto minore rispetto alla combustione, il gas può essere facilmente purificato e immesso nella rete gas.

Fino ad ora il miscelamento è stato provato fino a 30% in idrogeno senza mettere in luce alcun aumento di rischio. Le biomasse a basso contenuto di cellulosa possono essere trattate mediante digestione anaerobica, un processo che è già conosciuto e ampiamente adottato che produce direttamente metano. Uno studio richiesto da STOA sulla pirolisi è in fase finale e sarà messo a disposizione del gruppo ad alto livello sul cambiamento climatico in tempi brevi.

I residui agricoli sono disponibili a prezzi minori o a costo zero a bordo campo, mentre i residui forestali dallo sfoltimento e dalla potatura (nessun abbattimento in grande scale e comunque tale da aumentare la quantità di carbonio fissato dagli alberi e incrementare anche il valore del bosco), potrebbe essere raccolto a minori costi se organizzato alla dimensione appropriata con personale opportunamente addestrato e con l'adozione di specifiche macchine agricole che sono già pronte in prototipi avanzati e che potrebbero essere industrializzati anche in tempi molto brevi. Gli impianti a pirolisi sono a una fase leggermente meno sviluppata, ma anche qui sono disponibili dei prototipi e un supporto specifico per l'ottimizzazione dei controlli di processo e dell'intero sistema potrebbe largamente abbreviare i tempi di industrializzazione.

Vale la pena sottolineare che il bioidrogeno potrebbe sostituire l'idrogeno utilizzato per la produzione di ammoniaca che attualmente viene ricavato dal gas metano e potrebbe costituire il combustibile per le celle al combustibile a scambio protonico.

Tutte queste tecnologie permettono la restituzione ai campi di importanti nutrienti, oligoelementi, e nel caso della pirolisi potrebbe essere ottimizzato per la produzione di carbone vegetale: questo potrebbe migliorare la ritenzione dell'acqua da parte del suolo nelle piogge, che potrebbe essere rilasciata in tempi di siccità, e la fertilità, come habitat ideale per la microflora. Questo potrebbe rappresentare un introito aggiuntivo per gli agricoltori in luogo. In ogni caso l'intera filiera potrebbe garantire 100000 posti di lavoro, sempre con riferimento all'Italia. Per l'intera UE potrebbe significare almeno un ordine di grandezza in più.

Un caso specifico è quello dei suoli contaminati: in Italia ci sono 10000 km 2 che non sono adatti per la produzione di derrate alimentari. Siccome il suolo è una risorsa scarsa sarebbe saggio intraprendere un piano di bonifica. Questo potrebbe consistere di una fase di decontaminazione grossolana a cui potrebbe seguire una fase di decontaminazione fine attraverso specifiche coltivazioni energetiche. La pirolisi potrebbe distruggere direttamente i contaminanti organici e quelli da elementi potrebbero essere sistemati con le ceneri oppure le ceneri stesse potrebbero essere decontaminate.

Le culture energetiche hanno un rendimento di almeno 10 volte quello dei residui con un valore potenziale di 5 miliardi di euro per anno con ulteriori posti di lavoro e le prospettive di miglioramento ambientale e agricolo.

* Parlamentare europeo, membro della commissione Envi e della sottocommissione sui Diritti umani

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