[03/11/2011] News

Gli investimenti per uno sviluppo sostenibile, per far fronte alla crisi demografica

«La sopravvivenza è la lotta perpetua per lo spazio ed il cibo». Queste parole del celebre economista e demografo britannico Thomas Robert Malthus sottolineano l'importanza fondamentale delle condizioni demografiche e sul relativo consumo di risorse sul destino della specie umana: le teorie malthusiane sulla crescita demografica ed i problemi ad essa legati, seppur spesso e giustamente criticate, mantengono il merito di porre il quesito demografico come uno dei più pressanti a cui rivolgersi per scrutare - e governare - con efficacia il prossimo futuro dell'umanità su questo pianeta.

Con la settemiliardesima anima che ha recentemente visto la luce ed una prospettiva di crescita esponenziale per i prossimi decenni, con gli squilibri demografici all'interno dei vari paesi sviluppati e tra questi e quelli poveri o in via di sviluppo, volgere lo sguardo alle problematiche demografiche è ancora più urgente. La disperazione più cupa verso un destino di insostenibile sovrappopolazione non aiuta però di certo a trovare soluzioni al problema, che presenta comunque molteplici sfaccettature: dalla crescente quantità di rifiuti e inquinamenti che impatta sull'ecosistema, alla più pressante richiesta di risorse naturali da consumare, a conflitti intra ed extragenerazionali per un'equa redistribuzione delle stesse.

Un recente intervento di Clare Brook (manager del IM WHEB Sustainability Fund) per l'anglosassone The Guardian aiuta ad inserirsi nel dibattito assumendo un'ottica diversa da qualche pur necessaria forma di gestione delle nascite (quando uno degli strumenti certi più adatti allo scopo sta nel riqualificare la posizione della donna a livello mondiale, oltre a perseguire il progresso dei paesi più poveri, dove i tassi di fertilità sono più alti), asserendo che, ‹‹come per tanti problemi causati dalla condotta umana, esistono innovazioni prodotte dall'uomo che potrebbero risolvere questi problemi, se dovessero essere adottate a livello globale››.

Uno dei campi d'applicabilità di queste innovazioni, nella proposta della Brook, riguarda la penuria d'acqua dolce, ‹‹che sta interessando molte parti del mondo, aggravata in particolare da un accresciuto utilizzo da parte di agricoltura ed industria, ma anche aggravata dai cambiamenti climatici››, con un computo di persone alle quali è precluso l'accesso all'acqua potabile che è arrivato a 1,1 miliardi.

Lo stato delle cose impone «soluzioni innovative», che potrebbero anche semplicemente essere annoverate tra le azioni di buon senso volte ad uno sviluppo sostenibile. Quando si impone una crescita necessaria dell'economia, la solita scelta tra ciò che può e deve crescere e ciò che deve invece rimanere al palo (ed essere anzi ripensato) è sovente e colpevolmente trascurata, ma questa scelta parla anche di favorire un'imprenditorialità volta, ad esempio, «all'aggiornamento ed alla costruzione delle infrastrutture volte a trasportare e distribuire l'acqua».

Nel suo intervento, Brook parla di come la presenza di aziende dedicate a questo scopo sono in forte in crescita in Cina, dove un modello di crescita insostenibile ha già portato ad inquinare un terzo dei fiumi e laghi presenti nel territorio del gigante asiatico. Il problema di una gestione corretta delle risorse idriche non è comunque certo vincolato ai Paesi poveri o in via di sviluppo, con ‹‹il mondo sviluppato che affronta il problema di una infrastruttura fatiscente per le risorse idriche esistenti. I governi, a corto di risorse, stanno ritardando nella spesa necessaria per ammodernare le infrastrutture idriche, ma questo può essere un ritardo costoso: $ 2,6 miliardi e 1.7tn litri vengono persi ogni anno dalle tubazioni negli Stati Uniti››.

Una popolazione in crescita rende profittevole, oltre che necessario, riunire risorse finanziare per indirizzare gli investimenti su una ricca tipologia di imprese. Un ventaglio che comprende da quelle che si preoccupano da una corretta gestione dei rifiuti - con l'obiettivo non solo di riciclare ed immettere nel mercato i ri-prodotti, ma perseguendo comunque l'imperativo di diminuire l'ammontare dei rifiuti stessi - dell'efficienza energetica come della produzione e l'implementazione delle energie rinnovabili  (dato che una popolazione più ampia richiede un più ampio consumo di energia), e pure quelle che rivolgono i propri servizi alla popolazione anziana, con l'esempio dell'IM WHEB Sustainability Fund, che tra le aziende selezionate per i propri investimenti comprende quelle impegnate sul fronte delle ‹‹malattie tipiche che colpiscono gli anziani›› - come sottolinea la Brook, in un esempio di finanza non rivolta alla speculazione a breve termine.

D'altronde, come evidenzia anche Pierre Buhler dalle pagine di Project Syndacate, «la demografia ammette un livello molto maggiore di certezza rispetto a quello dell'economia. Le donne che possono partorire entro una generazione sono già tra noi». In un momento storico in cui le classiche teorie economiche non riescono né a interpretare il presente, né tantomeno a offrire una visione chiara del futuro, le parole di Auguste Comte, per il quale "la demografia rappresenta il nostro destino" dovrebbero suggerirci di soppesare e considerare con accresciuta consapevolezza ed interesse i risultati proposti dalla demografia oltre a quelli dell'economia, perché ad una crisi da sovrappopolazione, anche volendo, non si potrebbe certo porre nessun rimedio spostando qualche cifra su un bilancio.

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