[02/11/2011] News

Il primo homo sapiens europeo era italiano: pubblicato su Nature studio rivoluzionario

In un momento in cui gli italiani per responsabilità di chi li governa non godono di buona fama in Europa, la notizia può consolare anche se i "fatti" risalgono a qualche tempo fa. Secondo uno studio pubblicato su "Nature", frutto della collaborazione internazionale di 13 enti di ricerca fra cui l'Università di Pisa e di Siena, il primo Homo sapiens europeo era italiano.

«Sino ad ora si pensava che l'uomo sapiens fosse apparso in Europa assai prima di 45.000 anni fa, in Romania, ma i ritrovamenti fatti in Puglia nella "Grotta del Cavallo" di Uluzzo, in provincia di Lecce, sono i più antichi esistenti e dimostrano che il suo arrivo dall'Africa è precedente di alcuni millenni- ha spiegato Francesco Mallegni, antropologo dell'Università di Pisa- Per molte migliaia di anni l'uomo Sapiens e l'uomo di Neanderthal hanno convissuto in Europa: dal primo discendiamo noi, l'altro invece si è estinto circa 27.000 anni fa».

La precisazione di Mallegni è riferita al fatto che la ricerca si è concentrata su due denti di latte ritrovati durante una campagna di scavo nella "Grotta del Cavallo" alla metà degli anni sessanta del secolo scorso e che erano stati inizialmente classificati come neandertaliani. Le misurazioni effettuate dal ricercatore pisano e le analisi condotte all'Università di Vienna attraverso modelli digitali 3D hanno ora dimostrato che i due denti appartengono a due bambini sapiens.

I due molari superiori di latte sono del tutto uguali a quelli dei bambini di oggi. «Il primo dei denti trovati spunta tra 15 ed i 18 mesi dalla nascita e siccome è senza usura il bambino alla morte poteva avere 18 mesi - ha precisato Mallegni - il secondo spunta a due anni ed essendo usurato in questo caso il bambino alla morte poteva avere dai 3 ai 4 anni o forse leggermente di più».

I resti risalgono a circa 45-43.000 anni fa, all'epoca della glaciazione Würm 2. Gli uomini sapiens di allora erano cacciatori-raccoglitori e vivevano in piccoli gruppi e pur conoscendo il fuoco non cuocevano ancora i cibi, da cui probabilmente l'usura di uno dei denti ritrovati.

«Insieme ai due molari sono stati rinvenuti anche dei manufatti, come strumenti ricavati da ossa o conchiglie usate per ornamento, ma non bisogna pensare a sepolture, probabilmente i due bambini sono morti in quella grotta casualmente - ha aggiunto Mallegni - A parte i dentini il cui smalto ha la stessa durezza del topazio e quindi si conservano bene non è rimasto altro, un po' perché le ossa dei bambini sono particolarmente deperibili, un po' perché, denti a parte, i resti umani erano spesso depredati dagli animali» ha concluso lo studioso pisano.

I due denti sono stati trovati a circa 2 metri e mezzo dalla superficie e la datazione della stratigrafia è stata eseguita su conchiglie dello stesso deposito attraverso il metodo Ams (Accelerator mass spectrometry) del radiocarbonio. 

 

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