[02/11/2011] News toscana

Cosa non funziona nel governo del territorio regionale e nazionale?

La magistratura indagherà sulle  responsabilità degli amministratori per i disastri con vittime che hanno colpito la Liguria e la Toscana. Chi amministra, a partire dalle regioni colpite e dalle forze politiche con maggiori responsabilità di governo, deve invece ‘indagare' seriamente su cosa non va e perché nella gestione del territorio (che non riguarda solo le risorse assolutamente inadeguate). Gaia Checcucci, segretario generale dell'Autorità di Bacino dell'Arno, ha dichiarato a Repubblica che ha 105 milioni in cassa per mettere l'Arno in sicurezza, ma per ragioni varie non riesce a spenderli perché i progetti non vanno avanti.

Di inadeguato ci sono inoltre anche altre cose spesso niente affatto nuove, ma che finora non si saputo o voluto affrontare seriamente. Anche il magistrato che ha sorvolato le zone disastrate   ha detto di essere rimasto colpito da come il cemento aveva invaso aree dove non si doveva assolutamente costruire. Ma le cause non stanno solo nel cemento e nel consumo spaventoso di territorio. Tanto è vero che il ministro dell'agricoltura Romano parlando proprio in questi giorni della PAC (la nuova politica agricola comunitaria) ha detto che le nuove regole previste farebbero chiudere le aziende di 10 ettari. E l'abbandono della campagna e delle attività agricole è spesso la causa delle frane e degli smottamenti di cui stiamo parlando.

La novità - se così si può dire - è che questa volta il disastro ha riguardato pesantemente anche territori interni a parchi ed aree protette famose e comunque funzionanti che dovrebbero trovarsi in maggiore sicurezza. Aree comunque non invase dal cemento. Bacini e parchi dotati in questo caso di strumenti di pianificazione e comunque di controllo non limitati a quelli comunali o provinciali (quando ci sono). Evidentemente c'è qualcosa che non gira a dovere se neppure due leggi così importanti come quella sul suolo ( la 183) e quella nazionale sui parchi ( la 394) a cui vanno aggiunte nel caso delle due regioni colpite le leggi regionali sempre sulle aree protette, non sono state sufficienti. Prendiamo il Magra, un fiume che riguarda entrambe le regioni che però ha una unica autorità di bacino a cui si aggiunge un parco regionale ligure -quello di Montemarcello-Magra- mentre sulla sponda toscana operano soltanto un paio di ANPIL ossia aree protette di interesse  comunale previste dalla legge toscana. Ecco una prima evidente contraddizione già oggetto anche nella passata legislatura regionale di qualche discussione che non approdò però a niente. Ricordo, infatti, un incontro proprio ad Aulla dove si discusse di questa situazione evidenziando come le due ANPIL non potevano garantire lo stesso impegno di un parco regionale e che quindi sarebbe stato opportuno valutare o la istituzione  di un parco interregionale (sul modello di quelli nazionali che proprio in quell'area operano sul territorio Tosco -Emiliano) o comunque di un parco regionale che offrisse la ‘sponda' adeguata a quello ligure. Non se ne fece di niente e non mi risulta che qualcuno con le nuove giunte regionali abbia ripreso il discorso. Con i parchi i comuni che ne fanno parte possono disporre di una voce in capitolo nella gestione del territorio che altrimenti non avrebbero. Penso ai nulla osta che devono essere rilasciati dal parco anziché dai singoli comuni e quindi con una visione d'insieme che può essere riconducibile ad un piano di bacino o di parco. Nel caso  toscano la situazione è poi peggiorata quando nella passata legislatura inopinatamente i nulla osta  sono stati sottratti ai parchi. Della nuova legge regionale che avrebbe dovuto  rimediare anche a questo vulnus di cui si parla  ormai da alcuni anni, non abbiamo però notizia. Ecco alcuni nodi - solo alcuni - resi anche più acuti dalla situazione determinatasi nei  bacini con le ultime modifiche alla legge sul suolo che ne hanno ulteriormente complicato il lavoro, rendendoci - tanto per cambiare - anche inadempienti nei confronti di disposizioni comunitarie riguardanti proprio la gestione delle acque.

Ecco perché tra i danni a cui far fronte va messo nel conto la gestione regionale e nazionale di queste politiche resa peraltro più precaria e traballante dalle crescenti incertezze ed anche decisioni sul ruolo dei diversi livelli istituzionali; comunità montane, province, piccoli comuni, autorità di bacino e parchi, tutti alle prese non soltanto con i pesanti tagli finanziari ma anche con la ridefinizione del loro ruoli sempre che ne abbiano o debbano averne.

Le istituzioni - ed anche il partito che in Toscana come in Liguria ha cosi rilevanti responsabilità di governo - non può cavarsela con qualche comunicato di solidarietà o dichiarazione degli ecodem. E non possiamo certo aspettare che tra le 100  idee di cui si è chiacchierato alla Leopolda ce ne sia qualcuna anche su questi temi che finora non mi pare abbiano interessato granché, sicuramente molto meno delle primarie.

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