[31/10/2011] News toscana
Denunce e polemiche sullo stato del paese in cui alluvioni disastrose che fanno vittime oltre che distruzioni micidiali sono inevitabili e doverose, ma bisogna dire anche che ormai non bastano. Come non basta riportare quasi sempre solo ‘dopo'- lo sbilancio tra le risorse che sarebbero necessarie e quelle effettive disponibili. Non basta perché puoi anche scoprire in qualche situazione che non si è riusciti a utilizzare o utilizzare bene neppure quegli insufficienti stanziamenti.
E non basta neppure tornare a sottolineare che tanti e tali disastri - in crescita anche per i cambiamento climatici che troppi prendono ancora sotto gamba considerandolo roba da fighetti - sono dovuti alle troppe cose sbagliate che si fanno in posti sbagliati, sulle sponde dei fiumi.
Intendiamoci tutto questo è vero e ampiamente documentato da tempo. Ma è anche vero che accanto alle tante cose sbagliate che si fanno dove non si dovrebbero fare, le molte cose che non si fanno nell'ambito dei bacini chiamati per legge a gestire questi territori sempre più a rischio. A rischio però non solo per il consumo del territorio in impressionate crescita, ma anche e non di meno per l'inadeguato ‘governo' - ad esempio - anche nelle zone tosco-liguri oggi nuovamente e gravemente colpite.
Mi riferisco allo stato dei boschi anche in crescita ma in stato di abbandono che ha favorito smottamenti e frane non dovuti al cemento ma al degrado. Situazioni evidentissime sul Magra ma non solo.
Si noterà che anche le cronache quando parlano di questi disastri mai o quasi indicando i paesi colpiti li riconducono ad un bacino di cui pure fanno parte, ma per Monterosso o Vernazza tutti li riconducono al Parco delle 5 Terre. Perché?
Perché i parchi con nome e cognome indicano una dimensione ambientale, ma anche istituzionale chiamata a precise scelte e decisioni che coinvolgono direttamente le comunità locali e i diversi livelli istituzionali. Non è così per i bacini dalle dimensioni anche recentemente riviste in molti casi, in sedi che non hanno coinvolto e non coinvolgono quelle realtà e dimensioni istituzionali che un parco è obbligato a fare con sempre minori risorse. Non è un caso - come ho ricordato altre volte - che in una lontana indagine parlamentare fu sottolineato che i bacini sarebbe stato opportuno gestirli alla stessa stregua dei parchi ossia con organi rappresentativi dell'interso sistema istituzionale. Invece non molto tempo fa la legge 183 è stata cambiata ma in peggio, con l'aggravante che lo stato confusionale del dibattito istituzionale; via le comunità montane, via tra un anno delle province, via i piccoli comuni rende lo sfondo del governo del territorio che come vediamo fa acqua da tutte le parti sempre più confuso e pasticciato.
O meglio, rende questo dibattito del tutto scollegato e disancorato da vicende tanto drammatiche senza un ruolo ridefinito e chiaro dei molteplici livelli istituzionali non potranno trovare oltre alle risorse neppure le risposte gestionali adeguate ed efficaci.
Ecco perché non bastano le denunce anche da parte di chi è sicuramente impegnato perché la musica cambi ma che non può limitarsi a qualche comunicato o dichiarazione. Lo dico perché il seguito degli eventi del recentissimo passato fu assolutamente deludente sotto questo profilo. Non vorrei che ora si ripetesse.