[27/10/2011] News

“Veleni” per topi e morte di uccelli rapaci: uno studio illustra le correlazioni

Le correlazioni tra la somministrazione di rodenticidi e gli effetti che si registrano su uccelli rapaci notturni e diurni, è stata spiegata in uno studio, il primo del genere effettuato in Italia, condotto dall'Agenzia regionale parchi del Lazio (Arp), dall'Istituto Zooprofilattico del Lazio e Toscana e dalla Lipu-BirdLife Italia. In sintesi, i risultati hanno messo in evidenza che le esche con anticoagulanti possono entrare nella catena alimentare e contaminare in modo grave la tipologia di uccelli suddetti. Le indagini, durate due anni, hanno preso in esame 39 animali tra allocchi, barbagianni, civette e gheppi rinvenuti morti e raccolti dal personale delle aree protette, e inoltre alcuni esemplari forniti dal Centro recupero fauna selvatica della Lipu di Roma. «Le quattro specie di rapaci indagate essendo predatrici di roditori, possono essere utilizzate per monitorare il fenomeno noto come ‘tossicità secondaria', che si verifica in natura quando un animale, cibandosi di una preda contaminata, rimane a sua volta intossicato» ha spiegato Dario Capizzi, del settore Biodiversità, reti ecologiche e geodiversità dell'Arp.

Le esche utilizzate nei centri abitati, aree industriali o agricole, per contenere le popolazioni di roditori, sono costituite da rodenticidi, prodotti appartenenti alla categoria degli anticoagulanti, che provocano emorragie letali nei topi. Morti, o moribondi, questi ultimi costituiscono una facile preda per gli inconsapevoli rapaci, che rimangono a loro volta intossicati dal pesticida. Le analisi sugli animali sono state eseguite con la tecnica della HPLC Fluorescenza, hanno informato i ricercatori, che ha cercato nel fegato degli uccelli sette diversi anticoagulanti. Il livello di contaminazione è risultato del 41,2%, pari a quasi la metà dei campioni esaminati. La specie che ha subito la maggiore contaminazione è la civetta (70%), ma anche il livello relativo a gheppio e allocco è risultato elevato (35%). «L'utilizzo di rodenticidi dovrebbe essere limitato al massimo - ha dichiarato Claudio Celada, direttore Conservazione natura Lipu -Mentre, al contrario, vi è una tendenza a utilizzare prodotti nocivi, sia in campagna, sia nelle nostre città, con troppa disinvoltura. Chiediamo dunque più controlli e campagne di informazione utili per far conoscere i rischi che tali pratiche comportano per la fauna selvatica ma anche per l'uomo». I campioni trovati positivi provenivano in gran parte dalle aree urbane o periurbane di Roma, ma anche da zone prossime ad aree protette, come la Riserva del Lamone o il Parco dei Monti Simbruini.

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