[27/10/2011] News toscana

Alluvione in Lunigiana, Rossi: «Essere inflessibili su costruire in zone a rischio»

Ancora il governatore: «1,5 miliardi l’anno e l’Italia sarà in sicurezza»

Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi (Nella foto) con parole inequivocabili pienamente condivisibili, ha parlato delle cause che sono alla radice del disastro alluvionale che si è verificato in Lunigiana.

«Ci sono state nella zona precipitazioni fuori dell'ordinario, ma il punto vero, che ha portato a questa tragedia è l'urbanizzazione non corretta del territorio. Si è costruito nel letto dei fiumi, sulle colline, in maniera indiscriminata, e la natura in queste occasioni si riprende i suoi spazi. Sarebbe opportuno che il governo approvasse un piano pluriennale degli interventi necessari per mettere in sicurezza il territorio, invece si continuano a tagliare i fondi per la prevenzione e la gestione del territorio. Anche il ministro Prestigiacomo ha protestato, ma poi è rimasta al suo posto nonostante il taglio del 90% ai fondi del suo ministero. Noi - ha proseguito Rossi - abbiamo reso inedificabili le zone dove si sono verificate le esondazioni. Le costruzioni saranno ferme fino a quando non saranno state effettuate tutte le verifiche sul rispetto della normativa e dei vincoli per la sicurezza. Nonostante i tagli, nel 2010 abbiamo impegnato 60 milioni, mentre per il 2011 possiamo impegnarne solo 15 a causa dei vincoli del patto di stabilità. Abbiamo messo 30 milioni per la manutenzione della montagna. Ma il punto determinante è uno: bisogna smettere di costruire nelle zone a rischio, bisogna essere inflessibili».

Rossi poi ha aggiunto la proposta di un piano di interventi per la sicurezza idrogeologica da 1,5 miliardi di euro l'anno fuori dal patto di stabilità, un patto tra governo, Regioni ed enti locali per mettere fine alle continue e costosissime emergenze.

«In 65 anni - ha detto sempre il presidente Rossi - lo Stato ha speso 213 miliardi per riparare i danni provocati dalle emergenze mentre ne basterebbero 40 per mettere in sicurezza il paese. E' evidente che conviene spendere in prevenzione. Ed è assurdo che in questo Paese non si sia ancora trovato il modo di farlo. Per questo propongo che lo Stato chiami Regioni ed Enti locali a sottoscrivere un patto per realizzare, finalmente, gli interventi necessari. Un patto non fatto di chiacchiere ma di impegni precisi: lo Stato si impegni ad investire 500 milioni all'anno e altrettanto faranno Regioni, Comuni e Province. La condizione è che questi investimenti, necessari a garantire la sicurezza dei cittadini, siano esclusi dal Patto di stabilità».

«Potremo così varare un piano di interventi da 1,5 miliardi all'anno. E in poco più di 20 anni cambieremo questo Paese, lo metteremo in sicurezza ed eviteremo il continuo ripetersi di queste tragedie. Tra l'altro un investimento annuale di 500 milioni sarebbe di gran lunga inferiore a quello che lo Stato ha speso e spende ogni anno per riparare i danni: dal 1944 ad oggi - ha concluso - ha infatti speso più di sei volte tanto e solo per le ricostruzioni (in media 3,2 miliardi all'anno)».

Sulle possibilità di reperimento di risorse per la difesa del suolo è intervenuta anche Anna Rita Bramerini, assessore regionale all'ambiente e all'energia. «Quanto è accaduto ci ha mostrato, purtroppo ancora una volta, che siamo di fronte a un'emergenza nazionale. E allora rinnovo l'invito al Governo a prendere in considerazione l'ipotesi di escludere le risorse destinate alla difesa del suolo dal tetto per il Patto di stabilità, proprio come succede per la sanità, e darci quindi la possibilità di spenderle. Benché, come dimostrano  anche i recenti tagli nazionali, le risorse a disposizione siano insufficienti a colmare tutte le necessità, se potessimo spenderle per intero, da un lato potremmo agire direttamente sui territori mettendo in campo maggiori interventi di difesa idrogeologica e dall'altro, eviteremmo di mettere in difficoltà le aziende che hanno già effettuato lavori e che, invece, a causa del Patto di stabilità, non vengono pagate e sono a rischio chiusura» a concluso Bramerini. Ma il Governo anche in questa occasione, appare non in grado di fornire risposte adeguate.

L'assenza nelle zone colpite di esponenti dell'esecutivo in veste ufficiale, è un indicatore inequivocabile. «Dispiace dover constatare che il governo non è intervenuto in prima persona e che il vice ministro Castelli è venuto in Lunigiana a titolo personale, senza alcun mandato ufficiale per prendere le decisioni necessarie in circostanze come questa» ha dichiarato l'assessore regionale all'agricoltura Gianni Salvadori, che ha partecipato, oggi ad Aulla, all'incontro del Comitato per l'emergenza a cui ha partecipato appunto anche Roberto Castelli. Al di la dell'apprezzabile iniziativa del viceministro alle infrastrutture se non trattassimo di cose drammatiche ci sarebbe perfino da sorridere (come hanno fatto la Merkel e Sarkozy). Sui soccorsi e sulle maggiori criticità che si stanno incontrando ha riferito poi lo stesso Rossi: «In queste ore stiamo cercando di risolvere due problemi importanti. Il primo è quello dell'approvvigionamento dell'acqua con autobotti, in collaborazione con tutte le aziende dell'acqua toscane. E in parallelo i tecnici sono al lavoro per ripristinare la rete idrica. L'altro è l'isolamento, per il crollo dei ponti, dei paesi di Stadano e Mulazzo. Oggi verrà effettuato il sopralluogo per la realizzazione di due ponti provvisori» ha concluso il presidente della Regione Toscana.

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