[17/10/2011] News

Il global warming "rimpicciolisce" piante e animali. E mette a rischio l'intera catena alimentare

Diversi animali, tra i quali ovini, cervi, uccelli e rettili starebbero riducendo le loro dimensioni a causa dei cambiamenti climatici. Secondo una ricerca pubblicata su Nature le temperature più calde negli ultimi anni hanno fatto si che alcuni animali si siano adattati alla disponibilità di meno grasso corporeo per poter sopravvivere, mentre altri stanno lottando per il cibo.

I ricercatori della National University of Singapore (Nis) credono che nei prossimi decenni assisteremo al rimpicciolimento di alcune specie di mammiferi, pesci e uccelli e piante, che avranno un'evoluzione "miniaturizzata" rispetto a quella che conosciamo oggi. Ma lo studio pubblicato su Nature avverte che questo potrebbe avere un impatto importante anche sugli esseri umani che si cibano di questi animali e piante e perturbare l'intera catena alimentare portando all'estinzione di alcune specie.

Tra gli animali che hanno già iniziato a rimpicciolirsi viene fatto l'esempio delle pecore Soay (nella foto), una specie che vive nelle Highlands scozzesi, che secondo uno studio sono diminuite in dimensioni del 5% tra il 1985 e il 2007, proprio a causa degli inverni più caldi.

David Bickford, della Nis, che ha partecipato alla ricerca, dice che lo studio dimostra che specie come cervi, tartarughe, gabbiani, astori e anche gli orsi polari hanno già ridotto le loro dimensioni negli ultimi 50 anni: «Le conseguenze di questa contrazione non sono ancora pienamente comprese, ma potrebbero essere di vasta portata sia per la biodiversità che per gli esseri umani. A causa dei recenti cambiamenti climatici, può essere più veloce che nei passati cambiamenti storici del clima, molti organismi non potrebbero rispondere o adattarsi abbastanza rapidamente ... le specie che si adattano sono le specie che saranno interessate dal declino potenziale delle dimensione del corpo».

Su Nature, i ricercatori prevedono che il "restringimento" di alcune specie accelererà nel corso di questo secolo se le temperature aumentassero fino a 7 gradi entro il 2100.
La ricerca spiega che dalla metà del XIX secolo con climi più freddi gli animali sono diventati più grandi, perché si sono adattati per conservare più calore, un fenomeno noto come egola di Bergmann, dal nome del biologo tedesco che l'ha descritto per primo.

Ma i ricercatori della Nis dicono che condizioni più calde e secche porteranno ad un aumento della siccità ed alla riduzione delle dimensioni di alcune piante, mentre l'acidificazione degli oceani produrrà lo stesso fenomeno per alghe e plancton che sono alla base della catena alimentare.

La ricerca ha inoltre dimostrato che per ogni grado Celsius di riscaldamento, le dimensioni di piante di diversi tipi si riducono tra il 3 e il 17%, gli fino al 4% e i pesci fino al 22%. Proprio la contrazione delle taglie di pesci ei crostacei potrebbe influire negativamente sui mezzi di sussistenza di quasi un miliardo di persone che li utilizzano come loro principale fonte di proteine. L'impatto della "contrazione" colpirebbe anche le piante coltivate, proprio mentre la popolazione umana si appresta a fare il balzo che entro il 2050 le farà raggiungere i 9 miliardi di abitanti.

La ricerca sottolinea che i risultati rispecchiano i drammatici cambiamenti avvenuti 55 milioni di anni fa, quando temperature aumentarono tra i 3 e il 7% e le precipitazioni diminuirono fortemente. I fossili di quell'epoca dimostrano che insetti e mammiferi sono rimpiccoliti oppure sono stati spazzati via da quel global warming naturale e i ricercatori evidenziano che «I cambiamenti climatici odierni stanno avvenendo ancora più velocemente».

Bickford sottolinea: «La riduzione dei nutrienti, di disponibilità di cibo e acqua probabilmente avrà implicazioni negative e sono correlate con il cambiamento climatico e la contrazione degli organismi. Essere in grado di prevedere il cambiamento è fondamentale nella creazione di strategie che riducono gli effetti negativi».

Secondo Grahame Madge, della Royal Society for Protection of Birds britannica, «Questo è quello che è successo durante i precedenti cambiamenti di clima, milioni di anni fa, ma oggi gli animali devono anche lottare contro le modifiche al territorio che hanno ridotto il loro habitat. Quello che dobbiamo tenere a mente e che coloro che riescono ad evolversi sono i più fortunati e che molti si estingueranno».

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