[14/10/2011] News toscana

Rifiuti, Mud 2009: pił di due terzi della frazione secca finisce in discarica

Che i rifiuti non scompaiano solo facendo la raccolta differenziata (neppure in caso di alti livelli di quantità e qualità) è cosa che dovrebbe essere nota, anche se in molti casi si tende a dimenticarlo. Quello che è meno noto, almeno a livello di dati statistici, è che quando uno degli anelli della catena "minimizzazione della produzione, recupero di materia, recupero di energia" viene saltato, la discarica non è più l'anello residuale del ciclo integrato dei rifiuti come indicato dalla normativa.

Lo confermano i dati del Mud (modello unico ambientale) relativi al 2009 (gli ultimi disponibili) diffusi oggi nella newsletter di "Scarlino Energia". Secondo quanto registrato da questi modelli ideati per dare tracciabilità ai rifiuti, la gran parte della frazione secca ottenuta a valle della differenziata nell'operazione di separazione dalla frazione organica, e nei processi di trattamento dell'indifferenziata, invece che essere inviata recupero energetico, finisce in discarica.

Le cifre sono molto chiare: su 346.967 tonnellate di frazione secca prodotte in Toscana nel 2009, 243.397 tonnellate vanno in discarica. Delle restanti 105 mila, 100 vanno a recupero energetico nella nostra regione e quasi 3 mila al di là dei confini regionali.

Le ragioni di questa tendenza devono essere ricercate in due principali direzioni: una impiantistica e una legislativa. La prima, è relativa alla carenza, a livello regionale, di impianti destinati al recupero energetico. Dopo la chiusura (anche se non definitiva) dell'impianto di Pietrasanta (Gruppo Veolia) di quello di Se.ve.ra a Castelnuovo Garfagnana, gli impianti operativi destinati al trattamento del Cdr e della frazione secca, sono 6 e sono tutti di piccole e medie dimensioni (altri due, sono in concreta fase di progettazione: quello di Quadrifoglio a case Passerini e quello di Testi).

Sul fronte normativo, invece, è bene ricordare che l'attuale legislazione "permette" di non chiudere il ciclo integrato dei rifiuti secondo l'approccio gerarchico "minimizzazione, recupero di materia, recupero di energia e la discarica come anello residuale".

Il termine del divieto di conferimento in discarica per i rifiuti con potere calorifero superiore a 13 mila Kj/Kg (che riguarda anche buona parte della frazione secca), infatti, è stato prorogato al 31 dicembre 2011 dal Dcpm del 25 marzo 2011. E forse, sarà prorogato ancora una volta nel 2012. Ma non è una certezza. Quello che è certo, è che quando salta uno dei passaggi della catena del sistema integrato dei rifiuti, una delle possibili conseguenze può essere la trasformazione della discarica dall'anello residuale a inesorabile (e meno sostenibile ambientalmente) soluzione.

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