[13/10/2011] News

Estinzioni delle specie e climate-change velocity nel Quaternario e nell'Antropocene

Science pubblica la ricerca "The Influence of Late quaternary climate-change velocity on species endemism" nella quale i ricercatori dell'università danese di Aarhus e di quelle britanniche di Cambridge, East Anglia ed Exeter dimostrano che «Gli effetti del cambiamento climatico sulla biodiversità dovrebbero dipendere in parte dal livello della velocità di spostamento del clima (climate-change velocity) e dalla sua interazione con la capacità delle specie di migrare».

Il team danese-britannico ha analizzato la velocità del cambiamento del tardo Quaternario glaciale-interglaciale (21.000 anni fa), «Integrando la velocità dei turni macroclimatici dopo l'ultimo massimo glaciale con i gradienti topoclimatici. A livello globale, le aree con velocità elevate erano associate a marcate assenze di anfibi, mammiferi e uccelli di piccola taglia. L'associazione tra endemismi e la velocità è stata più debole negli uccelli altamente vagili e più forte negli anfibi a debolmente dispersione, il che collega la capacità di dispersione al rischio di estinzione a causa di cambiamenti climatici. L'alta velocità è anche associata al basso livello di endemismi su scala regionale, soprattutto nelle regioni umide e stagionali. Nel complesso, abbiamo dimostrato che a le aree a bassa velocità sono rifugi fondamentali per molte specie terrestri con areali limitati».

Insomma, lo studio sul Quaternario ha confermato che gli animali migrano in tutto il pianeta per garantire la loro sopravvivenza in condizioni adeguate e che questo accade in particolare quando c'è un cambiamento dei cicli climatici, con un passaggio da un periodo caldo a uno freddo e viceversa. Lo studio ha fatto nuova luce su quanto velocemente le specie abbiano dovuto migrare in passato per riuscire a tenere il passo della climate-change velocity e come le specie terrestri con habitat limitati, che costituiscono la maggior parte della biodiversità del pianeta, abbiano trovato una nicchia in aree dove la migrazione non era stata intensa.

Ma il tweam danese-britannico sostiene che la situazione dell'odierno " Antropocene" è molto diversa da quella del Quaternario «I cambiamenti climatici causati dalle attività umane faranno aumentare in modo significativo le necessarie velocità di migrazione in molti di questi luoghi, minacciando la fauna unica del pianeta. L'ultimo massimo glaciale, il periodo nella storia climatica della Terra in cui i ghiacciai hanno raggiunto la loro massima estensione (tra 26.500 e 19.500 anni fa), era molto più fresco e costrinse quindi molte specie a spostarsi molto più frequentemente di quanto fanno gli animali oggi. Le specie europee settentrionali sono per la maggior parte arrivare relativamente di recente dai loro rifugi nell'Europa meridionale».

L'università di Aarhus spiega che, lavorando con i suoi informatici del Center for massive data algorithmics (Madalgo), «Gli ecologi hanno esaminato la velocità a cui le specie si spostano in giro per il mondo, e come queste specie hanno migrato per affrontare questo grande cambiamento climatico storico. Questo lavoro ha aiutato a chiarire se esistono delle differenze nelle odierne comunità tra aree con velocità di migrazione necessarie locali ed elevate. Il team ha determinato le necessarie velocità di migrazione misurando con quale rapidità le condizioni climatiche si sono spostate sulla superficie del pianeta».

I ricercatori hanno tentato di rispondere ad una domanda: «Cosa succede se una specie non può migrare velocemente come dovrebbe per stare al passo con la velocità del cambiamento climatico?» Ed hanno verificato che «Il suo areale può ridursi e, in alcuni casi, le specie possono estinguersi. Questo è più probabile quando la velocità del cambiamento climatico è elevata rispetto alle capacità di dispersione delle specie'. La velocità del cambiamento della temperatura nel tempo, oltre che nella topografia locale, influenza la rapidità. I ricercatori hanno scoperto, ad esempio, che in una topografia scoscesa, uno spostamento su brevi distanze produce una grande differenza nella temperatura, che a sua volta causa velocità molto ridotte del cambiamento climatico. Se una specie non riesce a migrare velocemente allo scopo di tenere il passo della velocità del cambiamento climatico potrebbe subire una riduzione del suo habitat e quindi la sua estinzione. Le probabilità che questo avvenga sono alte quando la velocità del cambiamento climatico è alta in relazione alle capacità di dispersione della specie».

Per testare questa teoria, i ricercatori hanno mappato i modelli di diversità di specie con habitat ridotti per tutti gli anfibi, mammiferi e uccelli terrestri ed hanno scoperto alte concentrazioni di specie con habitat ridotti nelle aree cui le velocità del cambiamento climatico erano basse (come le Ande in Sud America) mentre in altre aree come l'Europa settentrionale dove le velocità erano elevate queste specie erano rare.

Secondo lo studio «La velocità influenzava maggiormente chi aveva scarse capacità di dispersione (ovvero gli anfibi), mentre colpiva meno chi aveva maggiori capacità di dispersione (ovvero gli uccelli). Per quanto riguarda i mammiferi, i pipistrelli hanno mostrato modelli simili agli uccelli, mentre i mammiferi incapaci di volare avevano modelli simili agli anfibi». La ricerca ha così rivelato «Un collegamento tra la necessaria velocità di migrazione, la capacità di risposta una specie di disperdersi la probabilità che il cambiamento climatico causi l'estinzione di una specie.

Secondo gli scienziati, « Questa ricerca fornisce la prima evidenza che in passato i cambiamenti di clima regionale hanno interagito con topografia locale e le capacità di dispersione delle specie, con conseguenze importanti di lunga durata per la distribuzione globale della biodiversità. I cambiamenti climatici causati da attività umane stanno aumentando le velocità del mutamento del clima. Ci sono molte regioni del mondo compreso il bacino amazzonico e gran parte dell'Africa, dove le velocità sono state storicamente piuttosto bassa, ma dove dovrebbero aumentare rapidamente nei prossimi 70 anni. Queste aree, in virtù delle loro velocità storicamente basse, hanno alte concentrazioni di specie con areali ridotti. Queste specie probabilmente saranno particolarmente a rischio quando la velocità aumenterà nei prossimi decenni.

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