[05/10/2011] News toscana

Siccità: siamo ormai ai livelli del 2003

Il Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica ambientale per lo sviluppo sostenibile) già nelle scorse settimane aveva messo in guardia: la seconda parte dell'estate e anche l'inizio autunno, non saranno caratterizzati da piogge importanti e alla fine il periodo siccitoso che stiamo vivendo in Toscana nel 2011, sarà paragonabile a quello del 2003.

A soffrirne sono gli ecosistemi naturali: falde che non si ricaricano, fiumi in secca, laghi ai minimi livelli, ma anche la disponibilità idrica per gli utilizzi antropici (idropotabile agricolo..) è fortemente ridotta.

Il Lamma spiega che in Toscana le precipitazioni nel corso degli ultimi decenni hanno mostrato un trend negativo diffuso, con valori medi regionali di -12% considerando il periodo 1991-2008 rispetto al periodo di riferimento 1961-1990. Le differenze maggiori si riscontrano in Garfagnana, nella zona dell'Amiata ed in prossimità delle colline metallifere, mentre nelle province di Arezzo, Firenze, Prato e Pistoia si riscontra una riduzione media del 10% della piovosità.

Da sottolineare poi come questi eventi nell'ultimo decennio siano più frequenti. Per quanto riguarda il settore idropotabile nell'Ato (Ambito territoriale ottimale) del Medio Valdarno il gestore Publiacqua che sta intervenendo in questi giorni con le autobotti nel Chianti, nelle Colline pistoiesi, nell'area pratese per integrare la risorsa idrica, ha sottolineato come nell'emergenza del 2003 siano state coinvolte nella crisi circa 300.000 persone, 30.000 nel 2007 e 2000 attualmente (ma il bilancio 2011 non è definitivo).

La realizzazione di alcune infrastrutture ha permesso di ridurre il numero di persone che soffrono i disagi della mancanza d'acqua e per questo il gestore chiede al governo e parlamento di darsi una mossa e di fornire certezze al settore idrico dopo lo scossone referendario, delle cui indicazioni comunque si deve tenere conto.

Gli investimenti giustamente vanno garantiti, ma è necessario capire per quali interventi (che devono rientrare in un logica di sostenibilità), chi di questi interventi ne verifica gli effetti, come verranno finanziati e infine chi controlla. Questi aspetti fondamentali non sono però sufficienti, è necessario opearare all'interno di un piano di conservazione della risorsa idrica che riguardi tutti i settori di utilizzo e che passi, come più volte ha ricordato Legambiente, dalla "gestione della domanda" alla "pianificazione dell'offerta".

Occorre cioè superare l'approccio per cui prima si sommano le richieste idriche (industriali, agricole, civili) e poi si cerca di soddisfarle. Occorre invece partire dalla disponibilità idrica, bacino per bacino, per poi pianificare conseguentemente le attività. Per far questo è necessario anche un riordino del "governo dell'acqua" in cui il tema della difesa delle acque e dalle acque sia trattato in modo sinergico e non contraddittorio.

Per questo non è più possibile prescindere da una semplificazione delle competenze che individui un soggetto responsabile di una pianificazione sovraordinata, messo in condizione di operare ai fini del raggiungimento degli obiettivi di qualità per tutti i corpi idrici, individuati dall'Europa.

 

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