[04/10/2011] News

La rivoluzione della chimica rinnovabile avanza, qualche dubbio resta

Qualcuno li ha definiti "pneumatici verdi". Perché prodotti con "gomma rinnovabile". L'idea - resa pubblica nei giorni scorsi dalla rivista scientifica Nature - è di utilizzare le biotecnologie verdi, e dunque materie prime rinnovabili, invece del petrolio, materia prima non rinnovabile, per produrre l'isoprene, che è la componente base della gomma con cui si fabbricano gli pneumatici. Quest'idea intende metterla in pratica una piccola società biotecnologica americana, la Amyris, di Emeryville in California, in collaborazione con la Michelin, la multinazionale francese degli pneumatici. Le nuove gomme dovrebbero entrare in commercio entro il 2015.

I reali effetti ecologici di questo nuovo processo sono tutti da verificare. Tuttavia la produzione da fonte rinnovabile dell'isoprene è solo uno dei tanti esempi di evoluzione dalla "petrolchimica" alla "chimica rinnovabile". La componente maggiore di questa trasformazione è quella dei biofuels: utilizzare combustibili prodotti dalle piante (fonte rinnovabile) al posto dei combustibili prodotti dal petrolio (fonte fossile). I biofuels si stanno conquistando una notevole (e controversa) fetta di mercato.

Ma, come spiega Rob Carlson nel Biodesic 2011 Bioeconomy Update, il suo ultimo rapporto sulla bioeconomia, si sta aprendo un nuovo mercato che tende a utilizzare piante, ivi incluse piante geneticamente modificate, per produzioni di "chimica di base e anche di chimica fine", ovvero di prodotti chimici particolari ad alto valore aggiunto. A tutt'oggi questo particolare settore si è ritagliata una piccola fetta, compresa tra l'1 e il 2% del mercato mondiale dei prodotti chimici, che vale circa 1 miliardo di dollari. Ma le previsioni sono per una rapida crescita.

L'idea dell'Amyris è tutt'altra che un fulmine a ciel sereno. Anzi l'azienda è già all'inseguimento. Un'altra azienda californiana, la Genencor di Palo Alto, in collaborazione con un'altra multinazionale dei pneumatici, la Goodyear, riuscirà a mettere sul mercato isoprene da fonti rinnovabili già dal prossimo anno.

La "chimica rinnovabile" non si riduce solo alla produzione di isoprene, tuttavia. La Solazyme di san Francisco, un'azienda specializzata nelle produzione di biocarburanti da alghe, produce - secondo quanto riferisce Erika Check Hayden su Nature ingredienti per cosmetici in collaborazione con un colosso come la Dove e la Vaseline. E la Dow Chemical di Midland, nel Michigan, sta iniziando la produzione di acido acrilico, composto essenziale per la fabbricazione di molti materiali plastici.

Le gomme, le plastiche, i cosmetici da fonti rinnovabili sono i pionieri di un processo più generale e ambizioso. Sostituire i combustibili fossili con le piante, tradizionali o geneticamente modificate, in tutti i settori dell'industria chimica per tre motivi: abbattere i costi, divenuti alti ora che il prezzo del petrolio è aumentato; diminuire le emissioni di carbonio e quindi sfruttare la qualità primaria delle fonti rinnovabili, infine restituire un'immagine verde a un'industria inquinante che alcuni, in passato, hanno considerato addirittura "non riformabile".

Ma questa nuova industria sarà veramente "più verde"? È presto per dirlo. Non c'è dubbio che dal punto di vista delle emissioni di carbonio ci saranno evidenti vantaggi. Occorrerà verificare di che grado saranno gli svantaggi. Per esempio quelli già emersi con la produzione dei biofuels e connessi all'uso di aree coltivabili non a fini di produzione agricola ma a fini di produzione industriale.

 

Torna all'archivio