[03/10/2011] News

Greenpeace sul dibattito promosso da greenreport sull'Ue: L'uso sostenibile delle risorse non sia solo un annuncio


Il Commissario UE all'Ambiente, Janez Potocnik, pone questioni - e propone soluzioni - che sono dibattute da tempo (almeno dall'epoca del Club di Roma: 1972). I limiti del nostro sviluppo, e i drammi che ne derivano - uso il presente e non il futuro - sono stranoti. Le soluzioni sono ovviamente complesse, ma se il tempo passa e le soluzioni scarseggiano c'è da chiedersi se non stiamo sbagliando qualcosa. Visto che i problemi, bene o male, sono quelli, sarebbe forse il caso di interrogarsi sulla (in)adeguatezza di chi quei problemi dovrebbe risolverli. In fondo, è un interrogarsi sulla "nostra" democrazia. Chi ci rappresenta, sta davvero lavorando per noi?

In Italia non stiamo messi bene: il Parlamento Italiano è stato in grado di passare - aprile 2009: alla vigilia del G8 e pochi mesi prima del Vertice di Copenhagen - una mozione che nega la realtà del cambiamento climatico. Troppo facile rispondere che l'attuale maggioranza di governo ha fatto anche di peggio. Non lo dimentichiamo, ma passiamo oltre: che ha fatto di meglio la Commissione Europea che adesso ci invia queste profonde riflessioni condensate nella Roadmap to a Resource Efficient Europe?

Chi scrive in passato ha lavorato anche per il Ministero dell'Ambiente su alcune questioni internazionali che giustamente prevedono un ruolo cruciale degli organismi comunitari e in primo luogo della Commissione Europea. La valutazione che deriva da quest'esperienza, e di quel che continua a succedere, è che le politiche ambientali europee sono spesso all'avanguardia (sul clima, ma anche sull'inquinamento, la tutela delle risorse naturali, ecc...) per l'affermazione di alcuni, importantissimi principi, ma che la "sostanza" lascia parecchio a desiderare. Quando infatti ci si arriva, alla sostanza, - nel senso dei sostanziosi interessi che stanno dietro alle questioni "ambientali" - si verifica che i principi tendono a venir meno, ad annacquarsi.

Chi inquina paga, ma solo se ci vuole troppo tempo a scoprirlo. Nel caso degli OGM invece è fin troppo semplice, visto che il tratto transgenico che potrebbe contaminare il prodotto tradizionale è addirittura brevettato! E quindi aspettiamo ancora norme chiare sulla responsabilità di questo tipo di inquinamento.

Le risorse vanno usate con efficienza. Suppongo valga anche per le risorse del mare. Ma allora perché la Commissione eroga fondi che contribuiscono alla costruzione di flotte pescherecce sempre più sovradimensionate? Era proprio necessario, all'inizio degli anni '90, "investire" decine di milioni di euro (soldi pubblici...) per creare un'enorme flotta di tonnare volanti e gabbie di ingrasso per la pesca al tonno rosso, le stesse che adesso smantelliamo a caro prezzo? Che la risorsa fosse in "equilibrio critico" era noto almeno dagli anni '80, com'è noto che lo stock adesso è crollato ai minimi storici - abbiamo perso dall'80 al 95% della popolazione. Acqua passata? Non proprio: per risolvere questo misterioso problema del mare che si svuota, la Commissione propone ora come soluzione una sostanziale privatizzazione - che parola magica! - delle risorse del mare. Il nesso tra privatizzazione e monopolisti - leggasi: l'eliminazione progressiva della piccola pesca (sostenibile a parole, massacrata nei fatti) a vantaggio di pochi grandi armatori - non è roba da teorici ma la realtà che si vive ovunque questa "privatizzazione" è stata introdotta. Su che pianeta abita la Commissione?

Un altro cavallo di battaglia della Commissione, e del Commissario Potcnik, è la tutela della Rete Natura 2000, ovvero del complesso di SIC, ZPS e quant'altro che dovrebbe salvaguardare la biodiversità dell'UE. Ottimo. Allora perché, giusto per fare un esempio, il medesimo Commissario, nel Delta del Po - che è di gran lunga la più importante zona umida d'Italia - sta chiudendo tutte e due gli occhi sulla riconversione a carbone della centrale ENEL di Porto Tolle, finanziando un sistema di cattura della CO2 i cui risultati sono da dimostrare, mentre gli impatti delle emissioni della centrale sono già dimostrati? Sorprendente? No: non è forse quello che ha fatto la Commissione, solo pochi anni fa, sulle accertate irregolarità del "MOSE" nella Laguna di Venezia?

Il Commissario, giustamente, ci ricorda che non possiamo continuare a gestire i rifiuti in modo insensato. Vogliamo parlarne? Proprio la settimana scorsa il Commissario Potocnik ha dichiarato "chiusa" per la Commissione la vicenda della discarica di Pioltello: una discarica di nerofumo contaminato (mercurio e altro) su cui l'inazione dell'Italia era tale da portarci a un passo da una salatissima multa. Approfittando della solita emergenza, la discarica è stata "svuotata", ma il termine tecnico corretto è "trasferita". Le schifezze di Pioltello adesso sono dislocate in qualche decina di siti in Italia e uno in Spagna. La gran parte di questi siti non ha alcun impianto adeguato di trattamento e secondo l'analisi del Tribunale del riesame le "procedure" utilizzate per il "trasferimento" potrebbero aver compreso il pagamento di 700.000 euro di tangenti al Commissario incaricato della bonifica per consentire una falsificazione dei codici (permettendo così di esportare l'inesportabile). La discarica che ha ricevuto il materiale in Spagna è stata chiusa dalle autorità locali e nel frattempo ha preso fuoco due volte. Acqua passata, capitolo chiuso.

Non dubitiamo delle buone intenzioni della Commissione. Dubitiamo, con queste premesse, dell'efficacia della sua azione. Vorremmo che le istituzioni europee (e, a dire il vero, anche quelle nazionali...) tutelassero davvero i cittadini. Vorremmo meno lobby e più diritti. Vorremmo che l'ottima legislazione ambientale di cui si è dotata l'UE non fosse una foglia di fico per coprire le nostre vergogne. Non basta smaterializzare i consumi: vogliamo che si materializzino, finalmente, le promesse che ci hanno fatto. Un esempio? A Johannesburg (2002) ci avevano promesso entro il 2012 una rete di Aree Protette per rivitalizzare i nostri mari, anche in altura, di cui non c'è traccia. Della privatizzazione che ci propone oggi la Commissione non se n'era parlato...

 

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