[30/09/2011] News

Pesca illegale, l'Italia rischia una multa Ue da 120 milioni di euro. Gli ambientalisti al governo: «Ve lo avevamo detto»

Come greenreport.it ha già scritto ieri, la Commissione europea ha aperto una seconda procedura d'infrazione contro l'Itali, deplorandone che il nostro governo non si sia adeguato alla sentenza della Corte di Giustizia europea del 29 ottobre 2009, che condannava l'Italia per aver persistentemente omesso «di controllare e sorvegliare in modo soddisfacente, sul suo territorio e nelle acque dove esercita la sua sovranità e la sua giurisdizione, le disposizioni che vietano ai pescherecci di avere a bordo o di utilizzare reti derivanti». 

Dopo la clamorosa quanto annunciata decisione dell'Ue, Ocean2012, Legambiente, Marevivo, Greenpeace e Wwf tornano alla carica: «Chiediamo nuovamente al ministro Romano  la messa al bando delle ferrettare, il cui uso illegale è ormai prevalente ed è divenuto una facile scappatoia al divieto sulle spadare. Il ministero  delle politiche agricole e le autorità di controllo non hanno voluto  controllare e gestire in modo corretto l'uso di questo attrezzo. Ora non resta che chiudere ogni scappatoia, ed evitare una salatissima sanzione che potrebbe raggiungere i 120 milioni di Euro»

Gli ambientalisti ricordano che le reti derivanti oltre i 2.5 chilometri sono state messe al bando dall'Ue dal 2002 «in quanto comportano un altissimo numero di catture accidentali di specie protette, quali squali, delfini e tartarughe marine. Carenze nei controlli e sanzioni inefficaci, queste le principali accuse rivolte al nostro Paese, che pur avendo una buona arma nel suo magro ordinamento sulla pesca, ovvero la possibilità di sospendere la licenza ai pescatori illegali, non l'ha quasi mai applicata, consentendo di fatto la diffusione e proliferazione di questi attrezzi e in barba a tutte le norme nazionali e internazionali. Una vergogna aggravata dal fatto che una gran parte di  pescatori che utilizzano le reti illegali hanno  percepito tra il 1999 e 2002 circa 100 milioni di fondi pubblici destinati alla riconversione e che ora potrebbe costare ai contribuenti Italiani ancora di più se entro due mesi l'Italia non prenderà opportuni provvedimenti  per debellare definitivamente questa grave forma di illegalità».

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