[29/09/2011] News

Pesca: l’Ue “avvisa” l’Italia per l’uso illegale delle reti da posta derivanti nel Mediterraneo

Il 23 settembre Greenpeace, Legambiente, Ocean 2012 e Wwf avevano evocato la possibilità dell'avvio della  procedura d'infrazione da parte della Commissione Europea contro l'Italia per le ferrettare, le reti derivanti che fanno strage di pesci e mammiferi marini, puntualmente, oggi la Commissione europea «Invita l'Italia ad adottare opportuni provvedimenti per conformarsi a una sentenza pronunciata nell'ottobre 2009 dalla Corte di giustizia concernente il persistere del ricorso illegale alle reti da posta derivanti da parte dei pescherecci italiani».

Secondo la Corte «L'Italia non ha adeguatamente adempiuto ai propri obblighi in materia di controllo e applicazione del divieto dell'Ue concernente l'uso di questi attrezzi».

La controversia con l'Italia ed altri Paesi  risale al 1992, quando l'Ue vietò l'uso delle reti da posta derivanti di lunghezza superiore a 2,5 km, accogliendo una moratoria dell'Assemblea generale dell'Onu 1991 sull'uso di grandi reti da posta derivanti. Da allora l'Ue ha reso progressivamente più rigorose le restrizioni applicabili a questo tipo di attrezzi «Per far fronte alle crescenti preoccupazioni suscitate da una tecnica di pesca che, essendo assai poco selettiva e comportando quindi ingenti catture accessorie di specie non bersaglio, costituisce una minaccia per la conservazione di numerosi stock ittici e mammiferi marini». Dal gennaio 2002 nell'Ue è completamente vietato l'uso di reti da posta derivanti destinate alla cattura di stock ittici come  tonno bianco, il tonno rosso e  pesce spada, a prescindere dalla loro lunghezza.

La Commissione ricorda che «La salvaguardia degli stock ittici e l'eradicazione delle pratiche di pesca illegali costituiscono priorità fondamentali per l'Ue» e questo motivo la commissaria per gli affari marittimi e la pesca Maria Damanaki, deplora «Che l'Italia continui a violare il divieto relativo alle reti da posta derivanti, vigente dal 1992. Se non saranno adottati opportuni provvedimenti entro due mesi dal ricevimento della lettera della Commissione, la Commissione potrà nuovamente adire la Corte di giustizia chiedendo che all'Italia siano applicate pesanti sanzioni finanziarie in conformità delle disposizioni del trattato. L'uso di attrezzi illegali quali le reti da posta derivanti ha un impatto devastante sull'ambiente, in quanto danneggia gli habitat e la fauna marina e mette a repentaglio la sostenibilità delle attività alieutiche. Le pratiche di pesca illegali costituiscono una minaccia per il reddito dei pescatori onesti e delle comunità costiere e per il futuro della pesca in generale. Per questo motivo, nell'interesse di tutti, l'attuazione e il rispetto delle norme sono al centro delle priorità della Commissione».

La Commissione europea sottolinea che, nonostante i ripetuti richiami all'Italia sulla necessità di adempiere correttamente agli obblighi di controllo e di garantire l'applicazione delle norme, «Recenti ispezioni in loco non hanno rivelato segni di miglioramento significativi rispetto alla situazione esistente prima della sentenza della Corte. Le verifiche effettuate dalla Commissione indicano che l'uso illegale delle reti da posta derivanti è assai diffuso in Italia e che i provvedimenti adottati dalle autorità nazionali non sono sufficienti né abbastanza efficaci per scoraggiare il ricorso a questo metodo di pesca».

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