[26/09/2011] News

La Cina investirā 3313 miliardi di dollari nella green e low-carbon economy (anche gas da scisti e Ccs)

Nei prossimi 5 anni la Cina investirà 2.000 miliardi di yuan (313 miliardi di dollari) per promuovere un'economia a basse emissioni di carbonio, lo ha annunciato su "China Daily" il viceministro cinese all'energia, Xie Zhenhua, a nome della Commissione di Stato per lo sviluppo e la riforma, il governo centrale di Pechino.

Secondo il giornale, «Questi investimenti permetteranno di ridurre il consumo energetico per unità di Pil del 16% entro la fine del 2015, in rapporto al livello del 2010». I dati ufficiali cinesi dicono che dal 2006 al 2010, il consumo energetico per unità di Pil è diminuito del 19,1%.

Il viceministro Xie, intervennendo al secondo China International Eco-City Forum in corso a Tianjin, ha sottolineato che «La Cina svilupperà dei progetti di economia circolare, stabilirà 100 basi dimostrative di utilizzo globale delle risorse e lancerà pei programmi pilota low carbon in 5 province ed 8 città nel corso dei prossimi 5 anni». I progetti riguarderanno soprattutto il risparmio energetico e lo sviluppo della green technology made in China.

A quanto pare dei progetti fa parte anche una tecnica considerata n molto poco "ecologica in occidente": Che Changbo, il vice-capo del Centro studi strategici per le risorse petrolifere e gasiere del ministero del territorio e delle risorse, ha annunciatoi che «La Cina incoraggerà gli investimenti nell'esplorazione e sfruttamento del gas da scisti, al fine di diversificare le sue risorese energetiche. Le imprese che non sono qualificate per l'esplorazione del gas da scisti, possono partecipare ai bandi di gara per i progetti di esplorazione in cooperazione con le imprese qualificate. Nello sviluppo del gas da scisti verrà totalmente introdotta la concorrenza. Il governo accelererà l'elaborazione dei regolamenti riguardanti la gestione delle risorse, migliorando le norme tecnologiche relative all'esplorazione ed allo sfruttamento del gas da scisti».

Secondo un rapporto pubblicato dall'Energy information administration Usa, la Cina dispone di circa 1.000 miliardi di m3 di gas da scisti sfruttabili e il governo di Pechino definisce il gas da scisti «Un'importante fonte "non convenzionale" di gas naturale», ma ha un problema: la maggioranza delle riserve cinesi di questa problematica risorsa si trovano nell'est e nel nord-ovest del Paese, dove non mancano problemi etnici (vedi Tibet e Xinjiang Uigur) ed ambientali. Inoltre la Cina deve aumentare gli investimenti nella ricerca scientifica in questo cam po, visto che attualmente non dispone delle tecnologie per estrarre i gas dagli scisti. L'impatto dell'estrazione, che sta già dando grossi problemi negli Usa ed è fortemente osteggiato dagli ambientalisti e dalle comunità locali in Europa, in Cina potrebbe avere conseguenze molto pesanti.

Un'altra cosa che non farà piacere a molti ambientalisti che vedono con sospetto le tecnologie sperimentali di Carbon capture and storage (Ccs) è quel che ha detto il ministro cinese delle scienze e delle tecnologie, Wan Gang, intervenendo il 22 settembre al Carbon Sequestration Leadership Forum (Cslf): «La Cina è pronta a sviluppare degli sforzi con gli altri Paesi per sviluppare le tecnologie di cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio». 

Sarà anche per questo che il viceministro per la protezione ambientale Zhu Jian ha annunciato al settimo China International Forum on Environment and Development una revisione degli standard di qualità ambientali nel corso dei prossimi 5 anni, «Per migliorare l'ambiente del Paese la Cina stabilirà o rivedrà delle norme sui limiti delle emissioni inquinanti nei settori industriali centrali. Delle campagne specializzate saranno lanciate per trattare gravi problemi ambientali già esistenti per quel che riguarda l'inquinamento dell'acqua potabile, dell'aria e del suolo, così come per il trattamento dei rifiuti e le industrie chimiche e della metallurgia pesante».

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