[23/09/2011] News

Nucleare: l'Onu pensa al post-Fukushima. Alla Russia va bene il pre-Chernobyl

L'high-level meeting on nuclear safety and security che si è tenuto all'Onu è stata una specie di imbarazzata riunione dei fautori del nucleare, una sessantina di Capi di Stato e di governo che si sono trovati a ripromette quel che avevano assicurato dopo Chernobyl, la sicurezza delle centrali nucleari, e che il disastro di Fukushima ha dimostrato che non hanno mantenuto. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha ricordato che «Gli incidenti della centrale nucleare di Chernobyl di 25 anni fa e quello della centrale di Fukushima Daiichi in Giappone, di appena 6 mesi fa, mettono in evidenza il bisogno di una migliore regolamentazione internazionale. Insieme, questi incidenti devono servire a risvegliare  la coscienza delle popolazioni della Terra. Dopo tutto, gli effetti degli incidenti nucleare non rispettano alcuna frontiera. Per proteggere convenientemente le nostre popolazioni, dobbiamo avere un consenso ed un'azione internazionale forte: abbiamo bisogno di standard di sicurezza solidi».

Da Vienna, dove è in corso la Conferenza generale dell'International atomic energy agency (Iaea). Il direttore generale dell'Agenzia atomica Onu, il giapponese Yukiya Amano, ha ammesso che dopo Fukushima «la fiducia dell'opinione pubblica sulla sicurezza nucleare è stata profondamente scossa in tutto il mondo. Questo è perfettamente comprensibile. L'ansietà pubblica deve essere presa in considerazione molto seriamente. Penso che la fiducia possa essere ristabilita con il tempo, ma unicamente se i governi, i regolamentatori, gli operatori delle centrali e l'Iaea lavorano insieme per rafforzare la sicurezza nucleare e danno prova di una grande trasparenza». Due merci rare nel ghiotto e impenetrabile  mercato del nucleare, che mischia civile e militare, segretezza politica e corruzione pubblica.

Amano ha ricordato che l'Iaea ha appena adottato a Vienna un piano d'azione i cui elementi chiave «includono un accordo tra tutti gli Stati membri che hanno un programma nucleare per intraprendere rapidamente una valutazione nazionale della progettazione delle centrali nucleari, al fine di misurare la loro resistenza a fenomeni naturali estremi, sulla base delle lezioni della centrale di Fukushima Daiichi, e di prendere, se necessario, delle misure correttive». Peccato che il Piano Iaea sia già stato pesantemente criticato dai Paesi Ue perché meno efficace degli stress test in corso in Europa e che Usa, Cina, Pakistan ed India non siano disposti a far ispezionare i loro impianti nucleari dall'Iaea.

Amano ha riconosciuto che «l'incidente di Fukushima Daiichi è stato terribile» ma ha assicurato che «Non comporterà la fine dell'energia nucleare. Le ultime proiezioni dell'Iaea mostrano al contrario che l'utilizzo mondiale dell'energia atomica continuerà ad aumentare neio prossimi decenni. Questa crescita riflette i fattori immutati, quali la domanda accresciuta di energia, le preoccupazioni legate ai cambiamenti climatici, la diminuzione delle riserve di petrolio e di gas e le incertezze sulle forniture di carburanti fossili».

E' toccato al presidente di turno dell'Assemblea generale dell'Onu, Nassir Abdulaziz Al-Nasser, proveniente dall'Egitto che non ha abbandonato le sue ambizioni nucleari nemmeno dopo la rivoluzione, applaudire le decisioni dell'Iaea: «L'importanza del Piano d'azione dell'Iaea non può essere sottostimato, perché mostra la via da seguire per stabilire un quadro efficace ed affidabile per la sicurezza nucleare nel mondo. Un utilizzo sicuro ed efficace dell'energia nucleare può far avanzare il benessere degli Stati e dei popoli ed aiutare a raggiungere gli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo». Come i poveri del pianeta (ed egiziani) possano trarre vantaggio da investimenti per miliardi di dollari nelle centrali nucleari, invece che nella sanità, nell'acqua potabile, nell'agricoltura, nell'istruzione e nella lotta al cambiamento climatico è un mistero.  

Alla fine anche Al-Nasser ha dovuto ammettere che «un esame serio dell'utilizzo sicuro ed efficace dell'energia  nucleare deve quindi tenere di conto di settori strettamente legati, tra i quali il disarmo atomico, i progressi degli obiettivi di non-proliferazione e la prevenzione dl terrorismo nucleare». Naturalmente, tutti i rappresentanti dei Paesi dotati di armi nucleari e che vorrebbero averle, compresi quelli che sono sospettati di trafficare  o di aver trafficato in materiale nucleare, hanno calorosamente applaudito.  

A New York c'era anche il nuovo premier giapponese  Yoshihiko Noda, che ha detto che, «mentre un vero e proprio processo per scoprire le cause dell'incidente Fukushima continuerà per qualche tempo, il Paese ha identificato i "difetti" ed appreso le lezioni. Ispezioni totali, da compiere sulla base dei problemi di sicurezza delle centrali nucleari, sia in Giappone che all'estero, dovrebbe essere il compito più urgente che abbiamo di fronte».  Il primo ministro giapponese ha assicurativo che la ripresa del controllo della centrale di  Fukushima sta avvenendo progressivamente, «le recenti stime delle quantità di materiali radioattivi emessi nell'atmosfera dalla centrale sono 4 milioni di volte inferiori a quelle osservate dopo l'incidente di marzo». Poi, visto la bella riuscita a Fukushima Daiichi e gli scandali, le magagne, e i trucchi mediatici  che stanno ricoprendo di vergogna la lobby nucleare giapponese, Noda ha avuto la bella idea di promettere «Il sostegno del Giappone a tutti i Paesi che vorranno produrre elettricità a partire dal nucleare, per assicurare i loro approvvigionamenti energetici e lottare contro il global warming».

Il premier giapponese  si è impegnato a fare in modo che il livello della sicurezza degli impianti nucleari in Giappone diventi il più alto del mondo, esattamente quel che i giaponesi dicevano che fosse prima del disastro di Fukushima.

Chi invece pensa che il suo nucleare sia già più che sicuro è la Russia, che ha deciso di prolungare di 15  anni la durata vita programmata dei suoi reattori nucleari, compresi quelli del tipo Chernobyl, che evidentemente rappresenta un punto di eccellenza della sicurezza nucleare russa. E' evidente che per Mosca gli stress test europei e il Piano Iaea sono delle cose di trascurabile importanza.

Il potentissimo capo di Rosatom, Sergei Kirienko, ha detto che gli 11 reattori russi pre-Chernobyl, costruiti fra il 1970 e il 1980, possono tranquillamente continuare a Funzionare per 45 anni. Le associazioni ambientaliste russe e molti esperti nucleari del Paese dicono che si tratta di pericolosissimi ferri-vecchi  sovietici che devono essere assolutamente dismessi e che, se sottoposti a serio controlli internazionali, non supererebbero nemmeno il più blando degli stress test.

Kirienko all'Assemblea Iaea di Vienna ha invece detto che il nucleare russo ha un futuro eccezionale e che Rosatom punta ad accaparrarsi una quota del 25% del mercato mopndiale. Secondo i russi, nei prossimi 20 anni nel mondo si costruiranno fra le 90 e le 300 nuove centrali nucleari, «se si vuole soddisfare i bisogni energetici del pianeta». Un numero che è potrebbe essere anche al di sotto del livello di dismissione/sostituzione delle centrali nucleari a fine vita, per questo (non solo i russi) si punta a prolungare la vita di vecchissime centrali non in grado di resistere a terremoti, impatti con aerei o attentati. Poi si va all'Onu e all'Iaea e si blatera di sicurezza e di nuove regole.

Mentre all'Onu e a Vienna i potenti della terra discutevano di come imbellettare la mummia nucleare per farla risorgere non appena passata la paura di Fukushima (stessa tecnica del dopo Chernobyl), in un contro-vertice nucleare a New York un agricoltore della prefettura di Fukushima, Sachiko Sato, ha ricordato al mondo cosa significhi davvero una tragedia nucleare per i cittadini comuni, in Giappone come in Russia, Ucraina e Bielorussia.

Sato, 53 anni, è dovuto fuggire dalla prefettura di Fukushima con tutta la sua famiglia, ed è ancora sfollato a Yamagata. Il disastro nucleare ha cambiato completamente la sua vita e le sue terre non sono più coltivabili a causa dell'accumulo di sostanze radioattive causate dal fallout di Fukushima Daiichi.

Sachiko Sato dopo aver raccontato la sua vicenda ha detto poche parole: «La popolazione del mondo si unisca per uscire dal nucléaire. Se si pensa al futuro dei bambini, quello che dobbiamo fare è chiaro».

Ecco, forse i governi, dovrebbero pensare di più al futuro dei bambini e meno a quello della lobby nucleare.

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