[21/09/2011] News

Il “furto” delle risorse naturali e minerarie che danneggia popoli autoctoni ed ambiente

Intervenendo all'Human Rights Council dell'Onu in corso a Ginevra, il relatore speciale per i diritti dei popoli indigeni, James Anaya, ha detto che «L' estrazione di risorse naturali o altri grandi progetti di sviluppo in prossimità dei territori dei popoli indigeni sono una delle più significative fonti di abuso dei loro diritti umani nel mondo». Nel rapporto "Sociétés minières opérant en territoire autochtone ou à proximité" presentato a Ginevra Anaya  sottolinea che «Nella sua forma prevalente, il modello di avanzamento dell'estrazione delle risorse naturali nei territori dei popoli indigeni sembra in contrasto con l'autodeterminazione dei popoli indigeni nella sfera politica, sociale ed economico». Il documento si basa sulle risposte ad un questionario distribuito a governi, popoli indigeni e organizzazioni non governative, aziende commerciali e altri settori interessati e cita punti di vista contrastanti sul potenziale impatto negativo e sui benefici di attività come miniere, forestazione, petrolio e  gas e progetti idroelettrici nei territori indigeni.

Anaya, ha detto di averlo redatto tenendo conto di una priorità: «Conciliare i diversi punti di vista e linee di azione per garantire la piena tutela dei diritti indigeni e promuovere le migliori pratiche, attraverso un ampio dialogo con i governi, le organizzazioni dei popoli indigeni, i protagonisti delle multinazionali e le istituzioni internazionali, in cui il consenso per realizzazione (di miniere e infrastrutture, ndr) sarebbe un elemento chiave». Ma il relatore speciale ammette che «La mancanza di un terreno minimo comune per la comprensione delle questioni chiave da parte tutti i soggetti interessati comporta un grave ostacolo per l'effettiva protezione e la realizzazione dei diritti dei popoli indigeni» .

Per quanto riguarda l'impatto sull'ambiente, le risposte fornite nel questionario da parte di Stati, imprese e dirigenti popoli autoctoni lasciano pochi dubbi: «La perdita graduale del controllo sulle terre, territori e risorse naturali autoctone è citata tra le preoccupazioni maggiori ed è percepita come derivante da una protezione  insufficiente delle terre pubbliche autoctone - spiega il rapporto - La maggioranza dei rappresentanti e delle organizzazioni autoctone hanno anche messo l'impatto sull'ambiente tra i loro principali soggetti di preoccupazione. Nelle risposte sono stati messi in evidenza degli esempi di degradazione e distruzione di ecosistemi causate dalle industrie estrattive, con le loro conseguenza devastatrici sull'economia di sussistenza dei popoli autoctoni, strettamente legati a questi ecosistemi. I danni all'ambiente più frequentemente citati nelle risposte sono l'inquinamento delle acque e dei suoli e l'impoverimento della flora e della fauna locali».

Per quanto riguarda gli effetti negativi delle attività estrattive sulle risorse idriche, il rapporto fa notare che «L'impoverimento e la contaminazione delle risorse idriche hanno due incidenze deleterie sulla disponibilità  d'acqua per l'agricoltura e soprattutto per il bestiame allevato con l'erba, ed hanno danneggiato la pesca e le alter attività tradizionali, in particolare negli habitat naturali fragili».

Il governo delle Filippine ha segnalato il caso di una miniera a cielo aperto nella provincia di Benguet, «Il cui sfruttamento si è lasciato dietro una zona devastata all'interno della quale "Non si potrà mai più trovare nessun pesce nei corsi d'acqua" - spiega il rapporto Onu - E' da notare che non esiste un impatto negativo delle attività estrattive sulle risorse idriche unicamente in casi eccezionali come, per esempio, la rottura di un oleodotto. Secondo le informazioni comunicate, anche delle operazioni di routine o dei fenomeni naturali, come il drenaggio dei rifiuti industriali nei sistemi idrici da parte della pioggia, hanno effetti dannosi». Diversi governi e società minerarie hanno detto che «Una parte importante degli effetti delle attività estrattive sull'ambiente proviene da pratiche passate che oggi sarebbero giudicate inaccettabili rispetto a delle norme attualmente in vigore nelle industrie estrattive». L'Associazione regionale delle imprese petrolifere, gasiere e dei biocarburanti dell'America Latina e dei Caraibi ha detto che «In tutta l'America latina persistono dei gravi problemi ambientali a causa delle attività di estrazione di petrolio condotte senza alcuna regolamentazione durante più di 40 anni».

Il governo dell'Equador ha denunciato che le attività di Chevron-Texaco in Amazzonia: «Le attività di sfruttamento delle risorse nel passato senza regolamentazione né controllo hanno lasciato un'eredità molto pesante per l'ambiente». Il rapporto sottolinea che «Tra le risposte ricevute, molte stabiliscono esplicitamente un legame tra gli attentati all'ambiente ed il deterioramento dello stato di salute delle comunità locali. Secondo alcuni, lo stato della salute in generale della  comunità è stato danneggiato dalla contaminazione delle acque e dall'inquinamento atmosferico. Altri hanno reso conto di un aumento delle malattie infettive a causa dell'interazione con i lavoratori o le persone venute ad installarsi nei territori autoctoni per lavorare in progetti di sfruttamento minerario. Alcune risposte stabiliscono inoltre un legame tra il degrado dell'ambiente e la perdita dei mezzi di sussistenza tradizionali, che hanno come conseguenza delle minacce alla sicurezza alimentare ed un rischio accresciuto di malnutrizione».

Anaya ha lodato la nuova legge del Perù che obbliga le compagnie private a consultare(e convincere) le comunità indigene prima andando avanti con grandi progetti come quelli minerari.

Un'altra preoccupazione fatta rilevare dal rapporto di Anaya  è «L'impatto negativo sulle strutture sociali e le culture indigene, compresi i tassi allarmanti di alcolismo e prostituzione, precedentemente sconosciuti tra tali popoli, importati dai taglialegna illegali o  dai minatori e dai lavoratori non indigeni  e dal personale del settore in progetti specifici, e l'aumento del traffico dovuto la costruzione di strade ed altre infrastrutture. Il materiale presentato dai popoli indigeni e delle organizzazioni non governative ha anche riportato una escalation di violenza da parte dei governi e delle forze di sicurezza private in conseguenza di operazioni estrattive nei territori indigeni, in particolare contro i leader indigeni. E' stata segnalata Una repressione generale dei diritti umani, in situazioni in cui intere comunità avevano espresso la loro opposizione alle operazioni estrattive».

Diversi governi hanno sottolineato «L'importanza fondamentale dei progetti di estrazione di risorse naturali per le loro economie interne che, come riportato nella contabilità, in alcuni Paesi rappresentano fino al 60 - 70% del Prodotto interno lordo (Pil), con effetti positivi per i popoli indigeni».

Le compagnie minerarie hanno invece fatto notare che «I popoli indigeni sono stati i diretti beneficiari della  costruzione di infrastrutture di base come strade, comunicazioni, energia elettrica e servizi idrici, così come  delle opportunità per la salute e l'istruzione».

Ma Anaya  fa notare che «La maggior parte dei popoli indigeni hanno sottolineato gli effetti negativi sul loro ambiente, la cultura e la società, che hanno detto superano i benefici minimi o di breve durata derivanti dalle attività estrattive. Per esempio, un membro del popolo Pemon del Venezuela ha riferito che i benefici delle industrie estrattive non erano una priorità assoluta all'interno della comunità, che vuole una "comunità sana, senza infezioni, in un ambiente non inquinato". Allo stesso modo, un'organizzazione che rappresenta le autorità tradizionali del popolo Cofán della Colombia, ha concluso che "i popoli indigeni sono lasciati senza altra scelta che cercare di trovare qualcosa di positivo per le loro comunità nel disastro lasciato dall'estrazione di petrolio, minerali, e altre risorse" nelle loro terre. La stragrande maggioranza delle risposte dei popoli indigeni, molte delle quali derivavano  dall'esperienza diretta dei progetti specifici che influenzano i loro territori e le loro comunità, hanno piuttosto enfatizzato la percezione comune di privazione dei diritti, l'ignoranza dei loro diritti che la preoccupazioni da parte degli Stati e delle imprese e l'insicurezza costante della vita di fronte all'invadente attività estrattive».

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