[20/09/2011] News toscana

L'Arpat ha controllato i fondali del Giglio: ora è tutto a posto

Dopo la denuncia dell'associazione ambientalista Greenpeace che nei giorni scorsi ha segnalato la presenza di vari rifiuti (anche elettrodomestici) sul fondo del mare nella Cala Cupa dell'Isola del Giglio (rifiuti rimossi poi dai volontari dell'associazione), il comune dell'Isola ha richiesto l'intervento di Arpat al fine di verificare la situazione dei fondali. 

L'operazione è avvenuta il 16 settembre, come ha informato l'Agenzia, quando il battello oceanografico Poseidon, che stava espletando le attività di monitoraggio marino costiero all'Argentario, si è recato a Cala Cupa. Il nucleo subacqueo di Arpat, costituito da tre operatori scientifici, si è immerso acquisendo sia immagini fotografiche, sia un filmato con l'ausilio della telecamera filoguidata che ha consentito di trasmettere le immagini direttamente sul monitor di bordo ed essere seguiti in tempo reale durante l'operazione di controllo subacqueo. «L'immersione ad una profondità compresa tra 15 e 2 metri, per oltre un'ora, ha permesso di rilevare che, dopo l'intervento di rimozione dei rifiuti da parte dei volontari di Greenpeace, non sono stati gettati altri materiali metallici, ma sono state rinvenute solo alcune bottiglie di plastica che si sono concentrate nella parte più interna della Cala, sicuramente portate dal movimento del mare- hanno dichiarato i biologi marini di Arpat- Cala Cupa, essendo esposta ai venti settentrionali del primo quadrante, costituisce una sorta di imbuto, ricordata anche dalla sua conformazione. Tutte le altre cale esposte agli stessi venti potrebbero presentare fenomeni simili e richiedere un attento controllo».

Nell'occasione Arpat ha potuto anche constatare la presenza di specie marine vegetali ed animali alcune anche di pregio. Oltre ad una «prateria di Posidonia oceanica ben strutturata che degrada in maniera repentina sul bordo esterno della batimetrica dei 15 metri e che delimita la Cala, l'area è risultata ricca di forme giovanili di Pinna nobilis, il mollusco bivalve più grande che vive in Mediterraneo e può raggiungere il metro di lunghezza. Questa specie endemica è inserita nell'Allegato IV della lista rossa della Direttiva CITES 92/43/CEE (Direttiva Habitat) dell'Unione europea. È una specie di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa e perciò ne è vietata la raccolta- hanno spiegato da Arpat- Inoltre nelle zone di penombra sono presenti importanti formazioni calcaree costituite dalla madrepora Cladocora caespitosa, tipica forma della famiglia Caryophylliidae. I polipi, di colore marrone chiaro, di circa 5 millimetri di diametro, sviluppano colonie a forma di cuscino, in simbiosi con le alghe Zooxanthella. È la madrepora più grande del Mar Mediterraneo che può raggiungere anche i 50 centimetri di diametro». L'operazione di controllo è stata effettuata con la collaborazione della Guardia Costiera, dell'assessorato all'Ambiente del comune del Giglio e della Guardia Forestale.

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