[16/09/2011] News

L'Ucraina ai russi: «Il gasdotto South Stream fatelo da noi». Gazprom: «Non ci pensiamo nemmeno»

L'Ucraina ha proposto di realizzare il gasdotto South Stream  sul suo territorio, invece di scavalcarla posando le tubazioni sul fondo del Mar Nero, per congiungere la Russia alla Bulgaria e poi attraversare la ex Yugoslavia per raggiungere il nord Europa e la Grecia e il mar Ionio per arrivare in Puglia. In tutto la nuova pipeline dovrebbe fornire 63 miliardi di m3 di gas, il 35% del gas russo destinato all'Europa.

La proposta è stata fatta oggi a Yalta dal presidente ucraino Viktor Yanukovych, durante una conferenza internazionale dedicata alla strategia europea: «Noi proponiamo di costruire il gasdotto South Stream nel sud dell'Ucraina il che dividerà i suoi costi per 5».

Il costo della posa del gasdotto sul fondo del Mar Nero è valutato in 25 miliardi di euro e all'affare è molto interessata l'Italia, non solo perché dovrebbe ricevere il gas che passerà nelle sue tubazioni, ma anche perché gli investimenti italiani nel progetto sono valutati in 10 miliardi di dollari.

Dai russi di Gazprom è arrivato subito un "niet" alle avances ucraine: il vicepresidente del colosso gasiero russo, Valeri Goloubev, ha detto a Sochi, sul Mar Nero, all'incontro degli azionisti di Gazprom,  che l'Ucraina la modifica dell'itinerario del gasdotto «la propone da molto tempo.  Sarebbe tecnicamente possibile costruire il troncone terrestre fino in Crimea, in particolare fino alla città di Eupatoria, ed in seguito continuare attraverso il fondale del Mar Nero. Ma a che pro? Possiamo andare direttamente sul fondo. La proposta ucraina non presenta nessun vantaggio economico».

I due gasdotti Nord Stream e South Stream puntano proprio ad aggirare l'Ucraina per ridurre la dipendenza del gas russo dai conflitti energetici col Paese vicino e già fratello sovietico. Kiev, dopo aver provato a fare la faccia dura nelle settimane scorse,  sa bene che la realizzazione di questi due collegamenti Russia-Ue attraverso il Mar Baltico (per portare il gas del grande nord che dall'Ucraina non sarebbe passato comunque)  e il Mar Nero  la priveranno di una gran parte delle entrate derivanti dai diritti di transito del gas. La lunghezza del troncone sottomarino è di circa 900 km.

Ma le preoccupazioni di Kiev, che stanno molto a cuore all'Unione europea che vuole attirare nella sua orbita l'Ucraina, non sono certo quelle delle multinazionali energetiche europee.

Il progetto era inizialmente finanziato alla pari da Gazprom ed Eni, ma nel 2010, i francesi di Edf e i tedeschi della Wintershall sono entrati nell'affare South Stream decidendo di  acquisire ognuno il 15% del 50% detenuto da Eni. Proprio oggi il presidente di Gazprom, Alexey Miller, è a Sochi per firmare un accordo tra gli azionisti di South Stream che prevede la cessione di quote Eni a francesi e tedeschi.  Miller annunciando la firma il 6 settembre aveva già avvertito gli ucraini: «La realizzazione del progetto South Stream avanza secondo il calendario».

In un comunicato Eni informa che «il presidente di Gazprom, Alexey Miller, il consigliere di amministrazione di Basf, Harald Schwager, il presidente e Amministratore Delegato di Edf, Henri Proglio, e l'amministratore delegato di Eni, Paolo scaroni hanno firmato oggi a Sochi, alla presenza del primo ministro russo Vladimir Putin,  un accordo che sancisce l'ingresso di Wintershall ed EdF nel progetto South Stream, con una quota del 15% ciascuna. Gazprom ed Eni partecipano al progetto rispettivamente con il 50% e il 20%. Gazprom ed Eni hanno inoltre siglato un'intesa con la quale riconfermano gli accordi sottoscritti il 16 febbraio del 2011 che ponevano le basi per la futura cessione a Gazprom da parte di Eni del 50% della quota detenuta da quest'ultima (33,3%) nel consorzio preposto allo sviluppo del giacimento petrolifero libico di Elephant, situato nella zona desertica sud occidentale a circa 800 chilometri da Tripoli. Gazprom e Severenergia (51% Yamal Development, cui partecipano pariteticamente Novatek e GazpromNeft, 30% Eni e 19% Enel) hanno infine firmato un contratto con il quale Gazprom si impegna ad acquistare il gas prodotto da Severenergia. Gli accordi firmati oggi si inquadrano nella partnership strategica firmata tra Eni e Gazprom nel 2006, che implica l'impegno delle due società nella realizzazione congiunta di progetti nell'intera filiera del gas. La partnership ha inoltre permesso a Eni di fare il suo primo ingresso nell'upstream russo».

Un vero e proprio incubo economico ed energetico per gli ucraini. A fine aprile il ministro ucraino dell'energia  Yuri Boiko, aveva definioto il gasdotto South Stream «una minaccia per la sicurezza nazionale. Effettivamente il progetto South Stream costituisce  una minaccia per i nostri interessi nazionali e ci opporremo». L'Ucraina sperava nell'accordo con l'Ue per la modernizzazione della sua rete di transito del gas russo, per contrastare la realizzazione di  South Stream, che secondo Boiko «è destinato a seccare la nostra rete».

La firma di Sochi e il niet di Gazprom a Yanukovych confermano in pieno i suoi timori.

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