[14/09/2011] News

Forum estivo di Davos. Il premier cinese Wen Jiabao dà la linea: «Sviluppo sano, forte, sostenibile, equilibrato»

Il Forum economico  mondiale dei "Nuovi campioni" 2011, cioè il Forum estivo di Davos si è aperto oggi a Dalian, nella provincia cinese nord-orientale del Liaoning, con un discorso del primo ministro cinese Wen Jiabao che ha messo i puntini sulle i del nuovo ordine mondiale e riaffermato la nuova leadership della Cina, mettendo paletti e ponendo condizioni per uscire dalla crisi economica e finanziaria che colpisce Usa ed Europa. Al forum partecipano 1.700 delegati di 90 paesi e regioni che hanno ascoltato tra l'affascinato e l'incredulo il "comunista" che sembra diventato il nuovo padrone dell'economia capitalistica mondiale.

Wen ha chiesto «la promozione di uno sviluppo sano, sostenibile e di qualità» ed ha sottolineato che «il tema della conferenza del Forum rappresenta il desiderio comune dei popoli per uno sviluppo economico forte, sostenibile ed equilibrato».

Il premier cinese ha ammonito le grandi economie sviluppate: «Dovranno adottare politiche finanziarie e monetarie responsabili ed efficaci, risolvere in maniera appropriata i problemi relativi al debito e assicurare la sicurezza e la stabilità delle operazioni degli investimenti sul mercato, al fine di mantenere la fiducia degli investitori a livello mondiale».

Ma da buon lettore di Marx Wen ha ricordato che «i governi devono assumersi le loro responsabilità e occuparsi di regolare i loro problemi interni. La ripresa economica mondiale sarà un processo a lungo termine, difficile e complesso, a causa del debito sovrano con il quale si confrontano alcuni Paesi, del tasso elevato di disoccupazione in numerose grandi potenze economiche e dell'aggravarsi della pressione inflazionistica delle economie emergenti».

Ma la Cina sa di essere ormai legata a filo doppio, causa effetto e forse medicina, ai Paesi capitalisti che combatteva ideologicamente al tempo di Mao: «Dobbiamo aver fiducia, rafforzare la cooperazione e  assumere un ruolo responsabile. Dobbiamo moltiplicare il dialogo e la collaborazione in materia di politiche macro-economiche, accelerando la messa in atto di un nuovo ordine economico mondiale giusto, uguale, solido e stabile».

Prendendosi una rivincita su americani ed europei che dicevano che lo yuan era troppo sottovalutata, Wen ha detto che il governo cinese «continuerà a ad applicare una politica monetaria prudente ed una politica monetaria proattiva, al fine di controllare l'inflazione e di assicurare la crescita. La Cina adotterà le sue politiche perché siano più mirate, flessibili e rivolte all'avvenire, per far fronte ai cambiamenti economici», poi ha assicurato che «l'economia cinese è globalmente in buone condizioni e l'inflazione è mantenuta sotto controllo. L'indice dei prezzi al consumo, una delle principali misure dell'inflazione, in agosto è calato al 6,2% in Cina, contro un livello dei 37 mesi consecutivi al 6,5% fino a luglio».

Per limitare l'inflazione galoppante, la Banca popolare della Cina, la banca nazionale, ha aumentato il tasso di interessi tre volte dall'inizio del 2011 e le riserve obbligatorie di 6 volte. Ma anche in Cina la crescita economica ha rallentato dal primo trimestre 2011, la fabbrica del mondo soffre del calo dei consumi ed è colpita dalla crisi del modello iper-capitalista che voleva abbattere con la rivoluzione socialista, ma il governo di Pechino esclude (o forse esorcizza) la possibilità di un atterraggio di emergenza economico brutale dopo il volo spiccato sulle ali della globalizzazione e della delocalizzazione.

Secondo Wen «il rallentamento della crescita economica è piuttosto il risultato di una regolamentazione macro-economica proattiva e non supera le nostre previsioni».

I nuovi imperatori rossi avrebbero tutto sotto controllo ma la crescita economica cinese è passata al 9,5% nel secondo trimestre di quest'anno, contro il 9,7% del primo trimestre e il 9,8% del quarto trimestre 2010.

Cifre da sogno per l'Italia a crescita zero (e in realtà sotto zero), ma che in Cina sono sostenute dall'aumento dei consumi interni pompato dal governo e erose da un'inflazione reale più alta di quella ufficiale.

Anche per questo Wen Jiabao ha avvertito chi lo ascoltava al Forum estivo di Davos (e la fronda del Partito comunista e i dissidenti) di non farsi troppe illusioni su una possibile crisi politica del gigante asiatico: «Il popolo cinese resta lucido e totalmente fiducioso, malgrado delle opinioni differenti sullo sviluppo economico della Cina», poi, nonostante la realtà sia leggermente diversa, ha assicurato che «la Cina è un'economia di mercato totalmente aperta». Forse sarebbe stato meglio dire un'economia totalmente aperta al mercato...

Wen ha aggiunto che «la Cina attualmente persegue una strategia di apertura in stile "win-win" al fine di accrescere la sua apertura economica. Dopo l'adesione all'Organizzazione mondiale del commercio nel 2001, la Cina ha raddoppiato gli sforzi per modificare il suo modo di condurre gli scambi internazionali, migliorato le strutture l'import-export così come il trattamento delle transazioni, e sviluppato attivamente il commercio dei servizi».

Il premier cinese ha avvertito: «Ho fiducia che l'economia cinese continuerà a crescere sul lungo periodo, ad un livello più elevato e con una migliore qualità, il che apporterà un nuovo contributo alla crescita sostenibile ed equilibrata dell'economia mondiale. Noi accoglieremo con piacere le società straniere  che vogliono  impegnarsi attivamente nel processo di riforme e di apertura della Cina e condivideremo con loro le opportunità così come i benefici del progresso cinese. I nuovi sviluppi interni ed esterni non hanno modificato i fondamenti dello sviluppo della Cina. Il governo ha sia la capacità che la fiducia necessaria per mantenere la crescita nazionale».

Ma Wen ha anche riconosciuto che «sarà più difficile mantenere una crescita rapida sulla durata, tenuto conto dell'ampiezza dell'espansione economica cinese. Lo sviluppo cinese non è ancora equilibrato, coordinato e sostenibile ed esistono ancora numerosi limiti istituzionali che ostacolano lo sviluppo scientifico». Ma ha confermato che «la politica fondamentale di apertura della Cina non cambierà. Continueremo ad impegnarci attivamente nel processo di globalizzazione economica e lavoreremo  per stabilire un sistema di scambi commerciali e finanziari equo e giusto. Continueremo a perfezionare le leggi. i regolamenti e le politiche economiche riguardanti gli scambi con i Paesi stranieri, perché l'ambiente degli investimenti della Cina risponda a norme internazionali che siano trasparenti e più adatte al commercio moderno».

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