[13/09/2011] News

Luca Nannipieri: Italia Nostra, Paolucci, Settis, Acidini, riducono l'Italia a museo di se stessa. Sgarbi, Puglisi, Beatrice, Daverio, Rondoni l'elefante immobile dell'Italia dei beni culturali

L'opinione de l'autore non coincide con la posizione di Greenreport.it, ma ci sembra un utile stimolo/provocazione per aprire un dibattito su temi così importanti.

Per contrastare i mille Antonio Paolucci, i mille Salvatore Settis, le mille Cristina Acidini, che stanno tra università, soprintendenze e musei, e che vogliono ridurre l'Italia al museo di se stessa, ferma e immobile nel suo splendore da cartolina, per contrastare questo sistema di potere e di gestione dei beni culturali, occorrono persone visionarie, corsare, che rischiano, che azzardano, ovvero occorrono persone capaci di rompere questo alfabeto micidiale di chi, come Paolucci, Settis o Acidini, ha ridotto e riduce una chiesa, un castello, un palazzo, una piazza, una biblioteca a bene culturale, a patrimonio da difendere, da mummificare, da ingessare dentro una vetrina e un catalogo. Quanti luoghi d'Italia sono diventati luoghi morti perché, nonostante siano belli, sono assolutamente immobili, bloccati, ridotti a luogo di visita, a museo, a posto da visitare. Guardate Firenze com'è morta. La nostra presenza è accettata solo come transitoria: non puoi toccare nulla altrimenti scatta l'allarme, perché hai attentato al patrimonio, che è più importante di te.

Mi rivolgo dunque a Vittorio Sgarbi, Giovanni Puglisi, Luca Beatrice, Philippe Daverio, Davide Rondoni, ovvero ad alcune delle personalità pubbliche più piratesche e meno incravattate che ci siano: la crisi economica è dura, l'Italia sembra un elefante con le zampe gonfie che non si muove. Nel campo dell'arte, l'elefante non è zoppo: è quasi moribondo. Dunque osate con me e più di me un radicale cambiamento di rotta. Gli specialisti dei beni culturali hanno ridotto l'arte a museo e aperitivo. Cioè ad una cosa che conta quasi niente: mostre, depliant, cataloghi, convegni, biglietti d'ingresso, visite organizzate: insomma stuzzichini tra una cosa seria e l'altra della vita.

Facciamo laicamente tornare l'arte ad essere, come lo era nella visione cristiana, una forza fondamentale del vivere della gente, una forza generatrice di senso. Una chiesa, una pala d'altare, una biblioteca, una piazza, un palazzo antico devono essere molto più di un patrimonio culturale. Devono diventare luoghi più complessi che semplici e immobili luoghi da visitare. Devono essere luoghi di vita civile, comunitaria, operosa, anche disordinata, dove l'alto e il basso si legano, si confondono, perdono significato, dove il senso di essi chiede la nostra partecipazione, la nostra empatia, la nostra contaminazione.

Se gli Uffizi, i palazzi di Roma, di Assisi, di ogni borgo d'Italia, non accettano la nostra contaminazione di viventi, le nostre provocazioni, i nostri progetti, le nostre catastrofi, diventano quelli che già sono: luoghi depotenziati di senso, luoghi morti, perché permettono soltanto che l'uomo li visiti come un esterno.

Sgarbi, Puglisi, Beatrice, Daverio, Rondoni e quanti altri stanno oggi tentando il nuovo, occorre oggi un cambiamento sismico che parta anche dalle vostre mani,  una messa in discussione totale di questo elefante immobile che è l'Italia dei beni culturali. Ridurre la nazione a patrimonio storico artistico, come vuole ItaliaNostra e i suoi idoli Settis, Paolucci e Acidini, significa dire che gli uomini non sono rilevanti. Alla fine quasi disturbano, con il loro fiato, con la loro presenza, con il loro sudore, il totem intoccabile dei beni culturali. Mai futuro sarebbe più angoscioso di questo.

*: Centro studi umanistici dell'abbazia di San Savino

Nannipieri è autore di  "La bellezza inutile" e "Salvatore Settis e la bellezza ingabbiata dallo Stato".

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