[07/09/2011] News

Non ci resta che la (s)fiducia

Stasera alle 20 molto probabilmente il governo varerà la manovra economica d'urgenza per tentare di salvare la baracca. Il maxi-emendamento impatta positivamente sul deficit per 4,342 miliardi di euro nel 2012, 4,399 mld nel 2013 e 4,389 mld nel 2014. Nel 2011 invece l'impatto sull'indebitamento netto è di 700 milioni.

Quasi tutto il gettito aggiuntivo arriva dal ritocco dell'aliquota Iva dal 20 al 21%. L'innalzamento di un punto dell'aliquota Iva del 20% porterà un maggiore gettito di 700 milioni di euro nel 2011 e di 4.236 dal 2012. Questi i freddi numeri che sembrano, quando scriviamo la borsa è ancora aperta, convincere il mercato.

Dal nostro punto di vista non vogliamo certo che l'Italia vada in default, anche perché questo con tutta probabilità significherebbe la fine o quasi del progetto Ue. Ciononostante, se anche dovesse funzionare per tamponare la situazione, è del tutto insufficiente sul piano della sostenibilità sociale e ambientale.

Non si intravede nel modo più assoluto un'idea di sviluppo quale che sia del Paese con misure che andranno solo a peggiorare la qualità della vita delle persone. Sarà pur vero che la crescita non si fa per decreto, ma da una manovra economica si dovrebbe capire l'orizzonte verso cui si vuole tendere per la ripresa di un meccanismo che si è drammaticamente interrotto.

Abbiamo vissuto oltre le nostre possibilità? Può darsi, anzi per certi versi ne siamo sicuri, ma da qui a distruggere il welfare faticosamente costruito negli anni e a non progettarne uno migliore c'è una differenza abissale. Alta disoccupazione; servizi alla persona in drastica riduzione e in formidabile aumento di costi; ricerca al lumicino; territorio devastato da insensate logiche di speculazione edilizia; dissesto idrogeologico dimenticato; bonifiche all'impasse; pessima gestione dei rifiuti; incomprensibile strategia energetica.. .questi sono alcuni dei più evidenti problemi "duri" dell'Italia, che certamente ha un debito enorme e un deficit sul Pil altrettanto ragguardevole, ma proprio per questo deve avere una visione del futuro ampia, strategica e di respiro europeo.

Sembra che il governo abbia scelto la strategia della crescita zero, vecchia proposta dei Verdi tedeschi, ma qui è sostenuta da una macelleria sociale che massacra i soliti noti per salvare i soliti ignoti, niente a che vedere con l'austerità berlingueriana o la decrescita felice, ma la cupa dissoluzione del sogno berlusconiano, con le mani messe in tasca a tutti per arraffare quel che si può, per raschiare il barile già raschiato e salvare i privilegio veri ed i "poteri forti" contro i quali Berlusconi e la Lega Nord ci avevano detto di voler lottare. Eccoli qui: messi in riga dai banchieri e dalla speculazione finanziaria, commissariati dall'Ue, con un Paese ad un passo dal baratro greco.

Ci penserà il governo che succederà all'attuale? Ce lo auguriamo, ma siamo piuttosto pessimisti. Va detto, infatti, che non siamo da tempo più fabbri della nostra fortuna, e che anche in Ue le idee sono poco chiare per usare un eufemismo. Proprio questa assenza, potrebbe essere la chiave di volta per l'Italia che verrà. E' un vuoto da colmare e da costruire sulle macerie purtroppo di una classe politica arrivata nella sua gran parte a fine vita, senza peraltro rimpianti.

Non è un problema di vecchi o di nuovi volti, ma di capacità e di incapacità. L'idea della politica marketing è fallita, anche se tuttora in auge. Sul piano dei risultati ha portato a niente più di qualche spot.

Poniamo la fiducia virtuale su quello che verrà ritenendo che possa essere ancora da sinistra a giungere il "guizzo", mentre sfiduciamo definitivamente tutto quello a cui abbiamo assistito nel ultimi anni di questo deprimente governo e poco costruttiva opposizione.

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