[07/09/2011] News

L'atollo di Marlon Brando diventerà carbon free

Marlon Brando aveva scelto come suo paradisiaco rifugio l'atollo di Tetiaroa, a nord di Tahiti, nelle Polinesia francese. Un ritiro ben poco lussuoso e che aveva un minimo bisogno di energia. Ma ora a Tetiaroa è in costruzione un eco-resort carbon free a 6 stelle che utilizzerà al 100% energia rinnovabile.

Brando acquistò Tetiaroa per la figlia nel 1965, dopo le riprese de "Gli ammutinati del Bounty" e visse sull'isola fino al 1990, rinunciando a costruirci un resort perché i costi erano troppo alti. L'attore statunitense concesse l'utilizzo a vita di un isolotto dell'atollo, Onetahi, a Michael Jackson. Nel 2005 gli eredi di Brando hanno venduto l'atollo a Richard Bailey, un promotore immobiliare di Tahiti che ha dato il via alla costruzione del resort di lusso. Il progetto è quello di trasformare l'isola di Marlon Brando in un esempio di energia pulita del futuro per tutta la Polinesia e per l'intera Oceania con un mix di solare fotovoltaico, energia del moto ondoso, desalinizzazione e biocarburanti da olio di cocco.

Nel lussuosissimo eco-resort carbon free che occuperà l'atollo di Brando  è previsto anche un sistema di aria condizionata ad acqua salata che utilizzerà l'acqua fredda a circa 5 gradi centigradi pompata a 1 km sotto la superficie dell'oceano Pacifico, una flow battery as backup, e un dissalatore ad energia rinnovabile basato sulla tecnologia dell'Australia Carnegie Wave Energy.

Sembrerebbe l'improbabile utopia del paradiso per ricchi (mentre Marlon Brando sognava un paradiso personale per star lontano dai demoni di un mondo che non gli piaceva più), ma dietro ci sono persone come   Dan Kammen, il capo degli tecnici specializzati in energia rinnovabile e risparmio ed efficienza energetica della Banca Mondiale, che in un'intervista a Spectator Climate ha detto che «Le isole e le comunità remote, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, stanno dimostrando di essere un banco di prova eccellente sul modo di realizzare risultati di energia pulita al 100%. L'alto prezzo dei combustibili fossili in questi Paesi permette alla tecnologia di essere disponibile presto e molti non hanno altre opzioni. Arrivare al 10 e 20% di energie rinnovabili si è dimostrato molto fattibile, ma come si arriva all'80, 90, 100% di cui  c'è davvero bisogno per rispettare gli accordi di integrazione? Quello che stiamo vedendo in molte comunità insulari e anche in molti luoghi isolati, che non sono isole ma che sembrano isole visti da una prospettiva energetica, è che con una buona gestione del sistema, integrando l'efficienza e le rinnovabili, stanno trovando il modo di realizzare il backup della loro clean generation; queste lezioni possono essere trasferite nei Paesi ricchi e poveri di tutto il mondo».

La Banca Mondiale gestisce un bilancio energetico con un  budget tra i 5 e i 5,5 miliardi  per le energie  rinnovabili senza emissioni di carbonio in atmosfera e Kammen si occupa proprio della valutazione e del sostegno dei progetti dei vari Paesi valutando anche le aree più rapida crescita: politica di prestiti per aiutare i Paesi a valutare tutto da tariffe feed-in, auction schemes, benefici economici e ambientali dell' interconnessione con i paesi limitrofi.

La Banca Mondiale ha investito fortemente nelle linee di trasmissione per collegare l'Etiopia all'energia idroelettrica prodotta e in Kenya all'energie eolica e geotermica, nella prospettiva di un mercato regionale dell'energia. Investimenti analoghi ci sono stati in Turchia, per collegare l'energia prodotta dall'eolico alle aree metropolitane, ma anche per esportare l'elettricità eolica sia in Europa e in Siria. Kammen  spiega che l'impegno della BM  è quello di  «Trovare progetti di trasmissione che agevolino realmente  i green market» nei Paesi in via di sviluppo .

Le isole sono molto importanti per questa politica perché  «Oggi, in un certo numero di situazioni, le fonti rinnovabili hanno costi pari o inferiori ai combustibili fossili concorrenti  -dice  Kammen su Spectator Climate In molti sistemi insulari, dove il prezzo del diesel è molto alto, le energie rinnovabili sono già il costo minore, ma non sempre sono facilmente accessibili, e quindi possono aver bisogno di prendere qualche finanziamento per farle funzionare, anche se possono dimostrare subito un costo vantaggioso. Ci sono una serie di situazioni in cui hanno un basso costo le risorse eoliche e tutti i lavori per il solare integrato su larga scalai, ma devono superare i problemi delle utility che in passato non hanno pensato a loro. E così questo è uno degli ambiti in cui, anche per i costi competitivi, è necessario che le utility si facciano avanti, è necessario spingere a manetta sul mercato. Il che fa parte di quello che facciamo. E poi ci sono, naturalmente, alcuni luoghi dove le rinnovabili sono di fatto ancora più costose e, proprio mente nei Paesi sviluppati di tutto il mondo si sta cercando di trovare un utilizzo ottimale delle scarse risorse per incentivarle, l'apertura dei mercati è un altro pezzo di quello che facciamo».

Secondo Kammen, l'isola di Marlon Brando che punta all'autosufficienza energetica con un mix di energia delle onde, biomasse di cocco e solare «E' un esempio molto interessante, perché nel processo di sviluppo di una comunità sostenibile per l'isola, inclusi gli alberghi per l'eco-turismo, hanno veramente affrontato molti dei problemi,  che i Paesi stanno appena affondando, per arrivare al loro obiettivo, perché da fin dall'inizio è stato del 100% di rinnovabili. Guardiamo a ciò che pensavamo in precedenza sulla "costosa" curva dei costi: arrivare al 10 e al  20% di energie rinnovabili si è dimostrato molto fattibile». Le piccole isole possono essere i luoghi più adatti dove sperimentare come arrivare al 100%.

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