[31/08/2011] News

Accordo petrolifero offshore Russia-Usa per l'Artico che si scioglie

Con la fine dell'estate, molti giornali italiani hanno scoperto che l'Artico russo si sta sciogliendo e che si aprono nuove rotte commerciali nell'estremo nord (che i rompighiaccio russi stanno percorrendo ormai da anni) e si scongela l'enorme e pericoloso forziere degli idrocarburi e degli idrati di metano sepolti sotto il permafrost e l'Oceano polare artico. A dire il vero i russi già qualche settimana fa, mentre gli italiani si lamentavano per l'estate poco calda e per un inizio troppo piovoso, avevano annunciato che era più che probabile che entro il settembre 2011 l'Artico avrebbe avuto il record dello scioglimento dei ghiacci marini da quando si compiono misurazioni di questo tipo.

Se l'accelerato scioglimento dei ghiacci ed il disastro ambientale planetario che potrebbe innescare in Italia riempiono qualche pagina di giornale, in Russia e nelle stanze delle multinazionali petrolifere occupano da anni giorni di intense trattative per spartirsi la torta dei riaffioranti combustibili fossili, del mammut energetico che il global warming sta scongelando nell'Artico. Ieri il primo ministro russo, Vladimir Putin in persona, ha annunciato che la compagnia petrolifera russa Rosneft e la multinazionale americana ExxonMobil, una che di disastri nell'Artico se ne intende, hanno firmato un accordo per un partenariato strategico per l'esplorazione petrolifera dell'Artico.

I due giganti petroliferi si sono incontrati ieri nella tiepida città di Soci, sul Mar Nero, sotto il benevolo sguardo dell'oligarchia energetica putiniana, e al termine del summit, senza timore alcuno di un possibile conflitto di interesse, Putin ha dichiarato che «questa joint venture faciliterà la cooperazione tra le due imprese. Questo accordo riceverà certamente un'accoglienza positiva dei mercati internazionali dell'energia perché aprirà nuovi orizzonti».

Tra questi orizzonti organizzazioni come Greenpeace e Bellona e i popoli autoctoni dell'Artico temono che ci sia anche quello di un inquinamento diffuso, di gravi incidenti e sversamenti di greggio e di un forte incremento delle emissioni di gas serra.

Putin invece guarda soprattutto ai rubli e ai dollari che potrebbero entrare nelle casse dello Stato-mercato-energetico russo: «Gli investimenti diretti nel quadro di questo accordo potrebbero arrivare a 200 o 300 miliardi di dollari. Se ci aggiungiamo gli investimenti nelle infrastrutture, potrebbero raggiungere un totale di 500 miliardi di dollari». L'accordo prevede una collaborazione tra Rosneft ed ExxonMobil nella regione dell'Artico russo e nei fondali marini, dell'artico di Russia e Stati Uniti d'America e in altri Paesi di tutto il mondo.

L'accordo, firmato dal presidente di Rosneft Eduard Khudainatov e dal presidente della ExxonMobil Development Company, Neil Duffin, prevede di finanziare l' esplorazione dei blocchi 1, 2 e 3 di East Prinovozemelskiy, nel Mar di Kara, e il Tuapse License Block nel Mar Nero e gli americani assicurano che  utilizzeranno le migliori pratiche e i più avanzati sistemi di protezione ambientale esistenti nel campo della perforazione offshore. Gli East Prinovozemelskiy License Blocks hanno una superficie totale di 126mila km2 in acque comprese tra 50 e 150 metri di profondità. Il Tuapse Block del Mar Nero si estende su 11.200 km2, su fiondali tra i mille e i 2mila metri. Sul suo sito internet la ExxonMobil spiega che «questi giacimenti sono tra i più promettenti e meno esplorati delle zone offshore del mondo intero, con un potenziale elevato di idrocarburi sottoforma liquida o gassosa».

In entrambe le joint venture le quote di Rosneft sono del 66,7 per cento, quelle di ExxonMobil del 33,3 per cento. L'accordo prevede «un dialogo costruttivo con il governo della Federazione russa per la creazione di un regime fiscale basato sulle global best practices». Inoltre, Rosneft e la multinazionale Usa fonderanno insieme a San Pietroburgo l'Arctic Research and Design Center for Offshore Developments, utilizzerà le tecnologie di ExxonMobil e Rosneft e ne svilupperà di nuove per ralizzare progetti congiunti nell'Artico, tra i quali le piattaforme "ice-class drilling" ed altri progetti di Rosneft. Le due compagnie intendono anche avviare uno scambio di personale tecnico

L'accordo russo-americano riguarda nell'immediato un investimento da 3,2 miliardi di dollari per finanziare prospezioni petrolifere nel Mar di Kara, un altro fragilissimo e pezzo di ecosistema artico, e nel già inquinatissimo, trafficato e sismico Mar Nero. Ma il campanello d'allarme sta suonando anche negli Usa, dove le associazioni ambientaliste erano riuscite a bloccare le campagne di trivellazione offshore di ExxonMobil, Shell e Bp in Alaska, a causa della loro pericolosità in condizioni climatiche estreme.  

Rosneft in cambio beneficerà di buone prospettive sul mercato Usa e l'accordo autorizza i russi ad impiantarsi in Texas e nei giacimenti petroliferi del Golfo del Messico, dove solo un anno fa c'è stato il più grande disastro ambientale della storia Usa: la marea nera della piattaforma offshore Deepwater Horizon della Bp che è riuscita a superare la catastrofe del naufragio dell'Exxon Valdez in Alaska.

Gli americani si sono portati avanti col lavoro, recuperando il terreno perso di fronte alla Bp che a gennaio aveva firmato un accordo con Rosneft per uno scambio di azioni da 16 miliardi di dollari per trivellare i fondali dell'Artico russo. Ma l'accordo con la multinazionale britannica è stato bloccato da un ricorso alla giustizia avviato dal consorzio Aar, che rappresenta i soci russi della Bp in un'altra joint-venture per lo sfruttamento del petrolio e gas russo: la Tnk-Bp. Il quotidiano economico russo Vedomosti è lapidario: «Questo accordo tra Rosneft ed ExxonMobil, in concreto significa che questa impresa americana ha preso il posto della Bp in quell'accordo».

Khudainatov ha detto: «Abbiamo una chiara visione della direzione strategica di Rosneft: costruire un'esperienza di livello mondiale nel business off-shore, migliorando l'estrazione di petrolio. La partnership tra Rosneft con la sua base di risorse uniche, e ed una tra le società più grandi ed a maggior capitalizzazione al mondo riflette il nostro impegno poer una maggiore capitalizzazione della nostra attività attraverso l'applicazione di tecnologie best-in-class, un approccio innovativo alla gestione aziendale e la valorizzazione del potenziale del nostro staff. Questa joint venture è il risultato di molti anni di collaborazione con ExxonMobil e porta Rosneft nei progetti di grande livello di classe mondiale, trasformando l'azienda in un leader globale dell'energia».

Duffin da parte sua ha sottolineato che «l'accordo con Rosneft si basa sui nostri 15 anni di relazioni di successo nel progetto Sakhalin-1. La nostra tecnologia, innovativa e capacità di realizzare il progetto completerà i punti di forza ed esperienza di Rosneft, soprattutto nell'area che comprendere il futuro sviluppo della piattaforma continentale russa».

Rex Tillerson, presidente e amministratore delegato della Exxon Mobil Corporation, ha detto che la multinazionale Usa «trarrà beneficio dallo sviluppo energetico russo, lavorando a stretto contatto con Rosneft. Questa grande partnership rappresenta un passo strategico significativo per entrambe le aziende. Questo accordo porta le nostre relazioni ad un nuovo livello e crea un valore sostanziale per entrambe le aziende».

La guerra fredda sembra proprio finita nel freddo dell'Artico che si scioglie e c'è da credere che anche i più bellicosi dei repubblicani Usa, che hanno nostalgia dello scontro con Mosca, si adegueranno, visto che l'ExxonMobil è tra i loro più grandi finanziatori.

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