[25/08/2011] News

Affari nucleari e gasieri tra Russia e Corea del nord, sullo sfondo della guerra fredda per l'Asia

Il dittatore nordcoreano Kim Jong II ha lasciato la Repubblica russa della Buriatia, risalendo ad Ulan Ude sul suo treno blindato che sta attraversando la Siberia per riportarlo nel suo fortino di Pyongyang, ma il suo viaggio paranoico ha fruttato buoni affari e nuovi legami politici alla Repubblica popolare democratica di Corea (Rpdc).

Il summit con il presidente russo Dmitri Medvedev è stata l'occasione per accordarsi sulla ripresa dei colloqui a 6 (Usa, Russia, Cina, Giappone e le due Coree) sul nucleare, fermi da quando il regime nazional-comunista dinastico di Pyongyang ha ripreso a lanciare missili, a fare test nucleari, ad affondare navi e a bombardare isole sudcoreane.

Ma il summit, che si è tenuto nella blindatissima base militare di Sosnovy Bor, a 50 chilometri da Ulan Ude, ha sbloccato anche il via libera ad un importante progetto energetico che sta molto a cuore ai russi: la costruzione di un gasdotto Russia-Corea del sud che dovrebbe attraversare l'intera Corea del nord, in cambio Mosca ha fatto molte concessioni sul debito mai pagato del regime stalinista con la Russia, che risale ai tempi dell'Urss.

«La Rpdc è pronta a riprendere i colloqui a 6 sulla denuclearizzazione della penisola coreana, senza condizioni preliminari» ha annunciato Natalia Timakova, la portavoce del presidente russo. I colloqui sono bloccati dal 2008 e gli Usa e la Corea del sud  chiedono che prima della loro ripresa Pyongyang accetti una moratoria nucleare interna. Secondo la Timakova, Kim avrebbe assicurato a Medvedev che «la Rpdc sarebbe pronta a risolvere la questione di imporre una  moratoria sui test nucleari e sulla produzione di missili e di armi nucleari, unicamente nel quadro dei negoziati».

Medvedev ha detto ai giornalisti che «per quel che riguarda cooperazione nel settore del gas, ci sono dei risultati. Abbiamo chiesto ai nostri ministeri di mettere in atto una commissione ad hoc per determinare i parametri specifici della cooperazione bilaterale sul transito del gas attraverso la Rpdc e quindi di portare la Repubblica di Corea a partecipare a questo progetto. La Rpdc è interessata a questo progetto e spera di aumentare l'approvvigionamento di gas».

Bisognerà capire se i sudcoreani si fideranno a mettere i rubinetti del gasdotto in mano ai loro bizzosi e inaffidabili fratelli nazional-comunisti del nord.  

Il presidente Russo ci crede ed ha spiegato che la Russia «pensa di costruire un gasdotto di 1.100 km quest'anno, il che permetterà di trasportare fino a 10 miliardi di metri cubi di gas all'anno. Se c'è la domanda, noi siamo pronti ad aumentare il nostro approvvigionamento».

Una delegazione di Gazprom, il braccio armato dello Stato-mercato-energetico russo, era già stata la settimana scorsa in avanscoperta in Corea del Nord, incontrando il ministro del petrolio per discutere, come fosse un superministero, «delle questioni in sospeso della cooperazione in campo energetico», come scrive lo stesso gigante gasiero russo in un comunicato.

Gueorgui Toloraya, ricercatore capo all'Istituto russo dell'economia mondiale e delle relazioni internazionali, è convinto che «la costruzione del gasdotto tra la Russia e la Corea del sud, attraverso la Rpdc, garantirà la restaurazione ed il rafforzamento della fiducia tra Seoul e Pyongyang».

L'unico pesante ingombro che rimane per stringere il patto tra la Russia e la dittatura nordcoreana è il debito da 11 miliardi di dollari che Pyongyang ha contratto con Mosca in epoca sovietica, visto che fino ad ora la Rpdc non ha riconosciuto la Federazione Russa come successore dell'Unione Sovietica. Il ministro delle finanze russo, Sergei Stortchak, ha detto che i nordcoreani devono fare questo passo e che «i due Stati hanno bisogno di ricalcolare la somma dei prestiti, che sono stati emessi in rubli sovietici, al tasso di cambio di 0,6 rubli per un dollaro». Mosca non ha nessun problema a trattare con una delle peggiori dittature del pianeta, ma considera il pagamento del prestito uno dei pochi fattori che ostacolano il commercio e i legami economici con il regime nordcoreano.

Fedor Lukianov, un noto analista di politica internazionale, scrive su Ria Novosti che il viaggio di Kim Jong II, che ha suscitato grande interesse e curiosità in Russia, «è un avvenimento straordinario» e che, nonostante «l'estrema specificità del regime di Pyongyang (...) offre una chance per uscire dell'impasse politico nella penisola di Corea. Questo tentativo è importante perché il vecchio approccio non funziona».

Praticamente tutti i Paesi del mondo, esclusa la Cina, il Pakistan e stati definiti "canaglia" dagli occidentali come Iran, Siria, Venezuela e Cuba, considerano la Corea del nord un'anomalia stalinista sopravvissuta al crollo del comunismo mondiale e una minaccia per la pace e per la sicurezza dei sui vicini. La Corea del nord ha accettato questa parte e l'ha trasformata in una serie di ricatti nucleari che gli fruttano aiuti contro la carestia e permettono al regime nazional-comunista di sopravvivere come "stravaganza" politica. Ogni volta che la tensione cala Pyongyang la riattizza con una provocazione a Seoul e la Corea del sud non si tira mai indietro.

«Tuttavia - scrive Lukianov - l'idea che l'intimidazione dei vicini sia per la Corea del nord solo un metodo di estorsione economica, ha spinto Washington e Seoul sulla cattiva strada secondo lo schema attuale, si promette un aiuto generoso alla Corea del nord se accetta di rinunciare al programma nucleare. Questo avrebbe potuto funzionare 15 anni fa. Ma dalla fine degli anni Novanta, dopo la Jugoslavia, l'Afghanistan, l'Iraq e la Libia, il possesso dell'arma nucleare è considerato da Pyongyang come la sola garanzia delle sua integrità e non come una moneta di scambio. Per questa ragione il "deal" proposto non è equo. Le relazioni mutuali evolvono in un circolo vizioso, tuttavia la tensione cresce con gli anni e le crisi sono sempre più pericolose. Basta ricordarsi dei test nucleari (che molti in Russia considerano un bluff, ndr), l'incidente con la fregata Cheonan ed il bombardamento dell'isola sudcoreana di Yeonpyeong. E' da notare che in ogni caso le circostanze dell'affaire erano poco chiare».

Quindi come uscirne? Per Lukianov «l'iniziativa russa prevede un altro approccio capace di cambiare l'algoritmo. La costruzione di un gasdotto che collega la Russia e il sud della penisola di Corea cambierebbe lo status di Pyongyang. La scroccona Corea del nord diventerebbe un partner in un'importante progetto regionale. Si ritroverebbe nella posizione adottata dell'Ucraina riguardo alla Russia e dalla Georgia riguardo all'Azerbaigian. Questo promette alla Corea del nord non solo del gas, ma anche delle entrate per il transito. E soprattutto questo significherà l'adesione della Corea del nord un sistema di interdipendenza economica, il che potrebbe iniziare un cambiamento positivo di atmosfera».

Ma il notista di Ria Novosti non si nasconde che questo scenario virtuoso per avverarsi potrebbe incontrare diverse difficoltà: «Primo, benché il comportamento di Pyongyang, contrariamente alle convinzioni dell'Occidente, obbedisca ad una certa logica, la sfiducia che sconfina nella paranoïa e gravida di conseguenze sorprendenti. Secondo, è impossibile garantire l'atteggiamento positivo di Seoul. Il progetto gasiero è, certamente, vantaggioso per la Corea del sud, non solo politicamente ma anche commercialmente. Ma il governo di Lee Myung-bak critica violentemente la politica di riconciliazione dei suoi predecessori ed adotta una posizione molto ferma riguardo al nord. Terzo, l'atteggiamento americano non è chiaro. Il progetto russo offre una chance per far progredire la situazione, ad un punto morto da lungo tempo, e questo nell'interesse di tutto il mondo (e molto del Kremlino e di Gazprom, ndr). Ma l'Asia orientale  è una regione troppo importante, prima di tutto a causa della crescita dell'importanza della Cina. Washington non vuole perdere l'iniziative. Così il problema è di sapere se gli Usa interpreteranno le azioni russe come un tentativo di soffiar loro il primo posto. Al contrario, la Cina non dovrebbe opporsi, perché è favorevole a tutto quel che diminuisce la tensione e rafforza lo status quo. Per la Russia, il progetto coreano è una chance reale per rafforzare le sue posizioni in Asia, e questo obiettivo sarà fondamentale negli anni a venire. Nella penisola di Corea, Mosca è considerate come una forza neutrale, cosa che nessun altro protagonista può vantare. Così esistono delle prospettive di progresso».

Un labirinto di pericoli e speranze, attraversato dal treno blindato di Kim Jong II, simbolo retrò di questa nuova guerra fredda per conquistare il cuore del nuovo centro economico del pianeta che rischia di collassare al confine atomico tra le due Coree.

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